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Recensioni di libri

Joyland di Stephen King

Sperling & Kupfer, 2013 - Siete pronti a lasciarvi catturare dal Re del brivido? Il genio dell’horror e della suspense Stephen King ci invita a seguirlo a Joyland, un misterioso luna park...

Antonietta Mirra
Antonietta Mirra Pubblicato il 19-06-2013

9

Joyland

Joyland

  • Autore: Stephen King
  • Genere: Horror e Gotico
  • Casa editrice: Sperling & Kupfer
  • Anno di pubblicazione: 2013

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Siete pronti a lasciarvi catturare dal Re del brivido? Allora bentornati a Kingland, terra delle meravigliose invenzioni del genio dell’horror e della suspense Stephen King, che questa volta, senza disattendere le aspettative dei suoi innumerevoli fans, vi chiede allegramente di entrare nientemeno che a Joyland! Ed è sulle note stonate di una canzoncina anni ’70 che un luna park situato nel Nord Carolina diventa il protagonista silenzioso di questo romanzo che non può essere definito in alcun modo, nonostante in tanti ci abbiano provato già.

Devin Jones, ormai 73enne, ripercorre la sua vita attraverso le corde del ricordo, soffermandosi all’estate del 1973, quando, appena lasciato dalla fidanzata e con il cuore spezzato, decide di passare le vacanze estive guadagnandosi da vivere lavorando a Joyland. Si trasferisce poco lontano dal parco, affittando una camera dove dormire e inviando immediatamente la domanda d’assunzione. Il vecchio proprietario riconosce subito il suo talento ma Devin dovrà prima fare la gavetta lavorando come mascotte, intrattenendo grandi e piccini. Il giovane 21enne accetta senza alcuna riserva ed inizia la sua meravigliosa avventura in quel luogo magico e fantastico, dimostrando doti da grande intrattenitore che gli permetteranno non solo di essere apprezzato dai clienti del parco ma anche dai suoi stessi colleghi con i quali instaurerà un legame particolare.

I personaggi che lo circondano sono vari e magistralmente resi dalla penna di King che crea un quadro variopinto di generi e forme diverse di umanità. Spicca tra tutti un bambino di nome Mike, costretto su una sedia a rotelle che saluta Devin ogni mattina insieme alla madre Anne Ross, tremendamente bella ma con uno sguardo che sembra fatto di ghiaccio. Poi c’è l’amicizia con Tom, uno studente come lui, introverso ma dal cuore d’oro e infine Erin, impiegata nel parco come loro.

Ora vi chiederete che fine hanno fatto l’horror e il mistery tipici del re del brivido. Ebbene questi elementi non potevano mancare ed emergono dalla trama attraverso il racconto di una vicenda tanto misteriosa quanto macabra legata ad un luogo particolare del parco: il Castello degli Orrori. Poco tempo prima dell’arrivo di Devin, lì una ragazzina venne barbaramente sgozzata e si racconta che il suo fantasma vaghi tra le mura di quel luogo maledetto mostrandosi continuamente agli addetti ai lavori e mai al pubblico. Devin, con l’aiuto di Tom ed Erin scoprirà che Linda non è l’unica ragazza ad essere stata uccisa ma in passato quel luogo misterioso si è macchiato col sangue di altre quattro vittime innocenti senza che l’assassino fosse mai scoperto.

Durante la lettura vi accorgerete che non ci sono spargimenti di sangue o morti violente, c’è invece un alone di profondo mistero che coinvolge la storia e che consacra ancora una volta King come l’unico grande maestro della Paura. Non ci sono creature mostruose, né esseri soprannaturali inventati di sana pianta, c’è soltanto il classico dei classici a rubare il sonno alle vostre notti: il fantasma. Lo stesso scrittore ammette di essere sempre stato attratto dai misteri e dai fantasmi ed è per questo che insieme alla Hard Case Crime, ha deciso di non rilasciare la versione ebook di Joyland, perché secondo lui, la bellezza di un libro si conserva nella storia ma anche nelle sue pagine. Ricorda di essere cresciuto con i libri tascabili ed è così che Joyland deve arrivare nelle mani dei suoi lettori: in carta ed ossa. Questa affermazione ha già scatenato diverse critiche che sono sicura presto saranno dimenticate, non appena i lettori si troveranno tra le mani il libro, con la sua copertina colorata ed attraente che aprirà le porte dell’ennesima terra che King ha creato per noi. Il Re ci ha portato al Luna Park, come ogni padre dovrebbe fare. E noi siamo i suoi bambini che senza dubbio lo consideriamo il padre migliore del mondo, l’assoluto signore del brivido. Vale la pena sottolineare che Devin non è come gli altri personaggi di King. Egli è buono, affidabile, generoso, non conserva dentro di sé quel lato oscuro a cui tutti i suoi personaggi soccombono prima o poi e questo rende il romanzo non solo un giallo ma anche una storia profondamente umana, così umana da chiederci quando arriverà settembre, per leggere il continuo di The Shining, scritto dallo stesso King. Allora in questa memorabile attesa…Sempre lunga vita al Re.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Joyland

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Commenti: 1

  • Rita Branca
    1 luglio 2013, 15:24

    Joyland di Stephen King (2013), è un romanzo ambientato nella Carolina del Nord, USA. Il titolo fa riferimento a un parco divertimenti

    “Joyland non era un parco a tema, il che permetteva di offrire un po’ di tutto. C’era un ottovolante più piccolo, il Delirio Cosmico, e uno scivolo acquatico, il Tuffo del Capitano Nemo. Al confine occidentale, un’area dedicata ai bambini, la Borgata Incantata. Non mancava neppure una sala concerti che, come scoprii più tardi, in genere ospitava cantanti country-western di terza categoria o stelle del rock che avevano conosciuto il massimo fulgore negli anni Cinquanta o Sessanta”

    in cui il protagonista Devin, anche voce narrante in prima persona, studente universi-tario squattrinato, con velleità artistiche, trova un lavoro estivo, quando subisce anche un’ importante delusione amorosa: Wendy, la sua prima ragazza, con cui ha intratte-nuto un rapporto d’amore platonico, lo lascia per un altro.
    Quando Dev si presenta per la domanda di assunzione che viene subito accettata, conosce i membri del personale di Joyland, alcuni un tantino stravaganti, ma nel complesso pronti ad elargirgli consigli sul lavoro che deve svolgere. Fra le altre cose apprende che il parco è infestato da un fantasma, quello di Linda Gray, che alcuni affermano di aver visto: una giovane assassinata tempo prima nel Tunnel dell’Orrore dal suo misterioso più maturo accompagnatore, dalle mani contrassegnate da tatuag-gi.
    Ampia la galleria dei personaggi, fra i quali spiccano la bizzarra Rozzie Gold, convinta di possedere facoltà paranormali, che subito predice a Devin l’imminente fine del suo amore e due incontri importanti con una bambina e un ragazzino speciale, insieme a intrattabili superiori come Eddie Parks, che indossa costantemente guanti senza che nessuno ne conosca il motivo, i gioviali e disponibili capi Fred Dean e Lane Hardy, nonché i due giovani colleghi dell’università Tom ed Erin che hanno un ruolo chiave nell’intreccio, il primo perché vede il fantasma e la seconda perché raccoglie dati utili alla scoperta dell’assassino seriale che ha sgozzato anche Linda.
    Interessante il ritratto psicologico quasi casuale del protagonista: un puro, non privo di lati oscuri, profondamente umani (quando scopre il tradimento di Wendy istintivamente pensa che non gli dispiacerebbe giustiziarla come era successo a Linda Gray), con istintive capacità di intrattenere i bambini, travestito da Howe, cane benevolo, chiuso in un’infernale pelliccia e con la sua generosità nel prestare soccorso a chi ne ha
    bisogno che lo trasforma, con l’aiuto della stampa, in un personaggio assai popolare.
    I pronostici di Rozzie Gold si avverano e Devin fa amicizia con il piccolo Mike, bambino dalle straordinarie capacità mentali, ridotto in una carrozzella perché affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne che lo condanna a morte prematura, e anche con la sua diffidente giovane madre, Annie Ross, il cui fascino annienta la memoria di Wendy nella mente di Devin, amato da chiunque entri in contatto con lui.

    La lingua con cui le vicende sono narrate è semplice, discorsiva e informale, ha un che di familiare, ricordando vagamente quella di John Steinbeck in “Furore”, ha un sapore gradevolmente simile, con note fortemente americane e i riferimenti frequenti a cibi, bevande e musiche rendono le descrizioni assai colorite.

    Belli i riferimenti musicali, che aggiungono sapore definendo in maniera più precisa il setting in cui l’azione si svolge e l’umore dei protagonisti (es. Long Cool Woman in Black Dress, Cars hiss by my window, Riders on the Storm, Hound Dog, Walking the Dog, Hokey Pokey, Crocodile Rock).

    Ancora una volta Stephen King, pur non tingendo la storia di troppo horror come di consueto, invitando il lettore nell’artificiosa atmosfera di Joyland, semina sapientemente piccoli sinistri segnali, bloccando il lettore alla parola scritta,
    persuadendolo perfino di essere arrivato alla soluzione del caso fin troppo facilmente, quasi deludendolo o illudendolo di abilità inconsuete di intuito, ma… è subito colpo di scena….
    Lettura piacevolissima.

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