Rifletteteci bene, in fondo tutta la letteratura non è una storia di fantasmi?
Si tratta di uno dei principali assunti della scrittura creativa, poiché ogni libro o racconto non è che la proiezione di una fantasia creata della mente, dunque evoca un’assenza. E ogni scrittore è, in un certo senso, ossessionato dalla storia che deve raccontare come da una presenza invisibile che gli altri non comprendono né percepiscono.
Ragion per cui nelle scuole americane di “creative writing” troverete sulla lavagna la seguente scritta con il gesso, nero su bianco, stampata come un comandamento, una legge irrefutabile di scrittura:
Every story is a ghost story.
Una riflessione a cui ogni aspirante scrittore è chiamato a rispondere, non solo quando si tratta di scrivere racconti spaventosi. Ma quali sono i fantasmi letterari?
Perché la letteratura è una storia di fantasmi
Tutta la letteratura, dunque, è di per sé una “storia di fantasmi”. Ma alcuni fantasmi gli scrittori li hanno resi visibili: si pensi al padre morto nell’Amleto di Shakespeare, oppure ai tre fantasmi di Dickens in A Christmas Carol che diventano allegoria di presente, passato e futuro.
A ben vedere c’è un filo conduttore che lega tra loro tutti i fantasmi letterari: la loro funzione non è tanto spaventare il lettore, ma ossessionarlo. Ogni fantasma della letteratura è allegoria e metafora di qualcosa, di un sentimento di vendetta o di una carenza emotiva e affettiva. I fantasmi in letteratura hanno il volto delle assenze che ci perseguitano. Le presenze fantasmatiche sono metafora del passato, la trasfigurazione di un ricordo ed è questo ciò che li rende maggiormente temibili e ci ossessiona persino a lettura conclusa. I fantasmi che non dimentichiamo sono quelli “reali”, che hanno il volto di un’assenza, di una mancanza, di un desiderio inespresso che scava a fondo nell’inconscio.
Fatta questa doverosa premessa, scopriamo quali sono i 7 fantasmi più celebri della letteratura. Quale vi spaventa di più?
1. I fantasmi di Shakespeare
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Grande antesignano delle cosiddette “ghost stories” è stato William Shakespeare. Nelle opere del drammaturgo inglese il soprannaturale ha un ruolo preponderante, pensiamo ad Amleto in cui è proprio l’apparizione del fantasma del padre morto a fornire al figlio la chiave di lettura della realtà, rivelandogli l’inganno che lo circonda.
Una funzione diversa è invece quella svolta da Banquo in Macbeth, un fantasma che si manifesta al protagonista - e a lui soltanto - e intende perseguitarlo facendogli sentire il peso della sua furia omicida. Banquo è tornato dal regno dei morti come una condanna in vita per Macbeth, appare di fronte a lui al banchetto e non è una presenza demoniaca, ma una rappresentazione del senso di colpa: il vero male, il lettore lo sa, è quello commesso dal morto, non dal vivo.
2. I fantasmi di Charles Dickens
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Nel celeberrimo Canto di Natale di Charles Dickens (A Christmas Carol nell’originale) fanno l’apparizione dei fantasmi, durante la sera della vigilia, dinnanzi al vecchio e avaro Scrooge.
Il primo spettro è quello di Jacob Marley, amico di lunga data e unico socio di Scrooge, mentre gli altri fantasmi sono allegorie del tempo: presente, passato e futuro. Lo Spirito del Natale Passato lo riporterà indietro nel tempo mostrandogli quanto e come si è allontanato dai suoi cari e dall’amore, diventando una persona gelida ed egoista. Lo Spirito del Natale Presente lo illuminerà sulla sua situazione attuale, rivelandogli le difficili condizioni in cui versa il suo dipendente Bob Cratchit; infine lo Spirito del Natale Futuro predice a Scrooge la propria morte e anche quella del piccolo Tim, figlio di Bob, morto per mancanza di cure. Il successo dell’opera di Dickens è dato proprio dall’importante funzione allegorica che l’autore ha affibbiato a ciascuna delle sue “creature” fantasmatiche.
Charles Dickens avrebbe scritto ancora di fantasmi, nei racconti The Haunted House (1859), in cui narra di una casa infestata e Four Stories (1861), quattro brevissime storie di fantasmi.
3. Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde
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Il racconto di Oscar Wilde, scritto nel 1887, rappresenta una vera e propria parodia delle storie di fantasmi tanto in voga nell’Inghilterra vittoriana. Leggenda narra che nelle sale di un antico castello, nella località di inglese di Ascot, da secoli si aggira un fantasma.
Sir Simon è il fantasma di Canterville, il nobiluomo proprietario del castello, ora costretto a vagare all’interno delle sue stanze per tutta l’eternità per espiare la colpa di aver ucciso la moglie, Lady Eleanor. Nel racconto di Wilde in realtà è il fantasma ad avere la peggio, divenendo la vittima della famiglia che ora abita il castello. I figli piccoli degli Otis ne combineranno davvero di tutti i colori al fantasma; ma ci sarà anche chi avrà pietà di lui, come la buona Virginia che troverà in Sir Simon un amico.
4. Rebecca di Daphne du Maurier
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Il celeberrimo Rebecca. La prima moglie di Daphne du Maurier può anche essere definito una storia di fantasmi. La giovane coppia appena nata è infatti tormentata dal ricordo di una persona scomparsa: Rebecca, la prima moglie di Maxim de Winter.
Di fatto il fantasma di Rebecca non si manifesta mai nel corso del racconto, eppure è costantemente presente nei ricordi di chi l’ha conosciuta, nei discorsi e nei tormenti interiori provati dallo stesso Maxim. La vera essenza maligna dell’intero romanzo, lo sappiamo bene, è la governante, la signora Danvers; eppure è la diabolica presenza-assenza di Rebecca ciò che tormenta il lettore e quasi conduce la protagonista sull’orlo della follia.
5. I fantasmi di Henry James
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Maestro dei racconti di fantasmi è Henry James che con il suo Giro di vite (1898) ci narra una storia spaventosa, ambientata in una remota casa di campagna. Il racconto di genere gotico è una delle perle della narrazione del soprannaturale: a narrare l’intera storia è un’istitutrice, che rimane anonima, ed è per giunta una narratrice inaffidabile. Non si capisce se i fantasmi siano reali, oppure proiezioni della mente dell’istitutrice, James fonda la sua intera narrazione sull’ambiguità totale. L’aspetto spaventoso della storia narrata in Giro di vite non è tanto che sia una ghost story, quanto il fatto che ci racconti di uno spettro molto più inquietante e imprevedibile: la nostra mente. Il confine sottile tra normalità e follia, non l’esistenza o meno dei fantasmi, è la vera realtà indagata da Henry James.
6. Michael Furey nel racconto di Joyce
Nel racconto conclusivo di Gente di Dublino, James Joyce ci sorprende con un inatteso colpo di scena. A provocare la crisi della coppia è il ricordo di un assente: la moglie Gretta rivela al marito, Gabriel Conroy, di essere perseguitata dal ricordo di un uomo “Penso che morì per me”, gli dice. Stiamo parlando di Michael Furey che nel finale scopriamo essere sepolto nel cimitero sulla collina.
Nel celeberrimo racconto I morti (The Dead nell’originale) la soglia tra il mondo dei vivi e quello dell’oltretomba sfuma e si trasforma, rivela ingannevoli zone d’ombra. Tutto il turbamento è evocato da un personaggio assente: Michael Furey, appunto, che non compare mai, perché è morto prematuramente, eppure riesce a provocare una paralisi nel mondo dei vivi. Il narratore, Gabriel Conroy, infine riflette sulla precarietà della vita umana e comprende che la cosa peggiore è vivere in una condizione di “morte spirituale”.
7. I fantasmi di Stephen King
I fantasmi sono reali, ci insegna Stephen King, vivono dentro di noi e talvolta vincono.
Nei suoi libri King ci insegna che i fantasmi talvolta si manifestano sottoforma di ricordi o di emozioni, ma alla fine ci dimostra che i veri mostri vivono nella realtà.
Lo dimostrano i fantasmi evocati in Shining, che vivono nell’immaginario Overlook Hotel. Le visioni fantasmatiche avute dal piccolo Danny, l’apparizione delle due gemelline, non intendono terrorizzarlo ma metterlo in guardia da una minaccia imminente. Qualcosa di terribile sta per succedere e i fantasmi diventano rappresentazione emblematica di un avvertimento. La follia omicida di Jack Torrance sta per esplodere, è lui - lo scrittore in crisi di ispirazione - il vero pericolo. Nel finale inoltre scopriamo che l’Overlook Hotel è stato costruito su un cimitero indiano e al suo interno sono avvenuti numerosi omicidi. Stephen King nei suoi racconti dimostra che i fantasmi non sono da temere, perché il vero pericolo sono i “vivi” o, forse, i “non morti” come nel caso di Jack Torrance.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I fantasmi più celebri della letteratura: da Dickens a Stephen King
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