Italo
- Autore: Ernesto Ferrero
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2023
Sembra spesso di sentire la sua voce, rimasta registrata nelle poche apparizioni televisive. Il suo garbo, la sua gentilezza, il suo modo di camminare e di guardarsi addosso. Tanta attenzione, niente di esagerato, che in questo periodo particolare si intensifica perché in occasione del centenario di nascita, ognuno capisce lo scrittore “a modo suo”.
La biografia, le biografie su Italo Calvino stanno crescendo lentamente in occasione del centenario, il motivo è da addebitarsi al fatto che sulle vicende biografiche e sulle analisi dei testi dello scrittore non ci si è mai soffermati a lungo. Ma Italo Calvino resta un nome incancellabile anche per chi non ha studiato o semplicemente non ha finito ancora di leggere tutti i suoi scritti.
Ernesto Ferrero in questo libro fa una panoramica a tutto tondo sullo scrittore Italo Calvino, mostrandoci il suo vero volto nel vivere quotidiano e in famiglia, dove è semplicemente Italo, come recita appunto il titolo del libro appena edito da Einaudi.
Nato a Santiago des Las Vegas, L’Havana, Cuba, appunto nel 1923, ma giunto a Sanremo all’età di due anni. A scuola il suo compagno di banco era Eugenio Scalfari, che era molto più spigliato di lui che al contrario non si piaceva affatto, era timido, si mangiava le parole.
Lui, Italo, proveniva da una famiglia borghese, dove non c’era assolutamente il concetto di autorevolezza. Il ragazzo prendeva buoni voti; uno ora si aspetterebbe che facesse già temi di italiano da scrittore, ovvero ottimi, quantomeno. Invece, a parte tracce che lo avevano ispirato e quindi in cui forse un po’ eccelleva, poi interrogato alla lavagna sulla poetica dannunziana, ad esempio, prova orale, diceva poco e in modo sgraziato. Ma la famiglia, come se già sapesse che Italo aveva stoffa, non diceva nulla. Ai genitori importava soltanto che non partecipasse all’ora di religione, perché marito e moglie erano d’accordo sull’anti-clericalismo e infine riuscirono ad averla vinta su professori e presidi con Italo in quell’ora che bighellonava allegramente nei corridoi della scuola.
Dai tredici ai diciotto anni andava tutti i pomeriggi al cinema. Fra gli attori un menzione speciale va a Leslie Howard, gentiluomo malinconico e sfortunato. Gary Cooper era l’avventuroso con un po’ di ironia che sembrava sempre chiedersi: cosa diavolo giriamo? E, per quanto riguarda le donne irraggiungibili, non c’era nemmeno il tempo di inventarsi un saluto. Come si salutava una come Greta Garbo o Marlene Dietrich o Joan Crawford? Molto meglio la donna pratica americana come Myrna Loy, bravissima attrice contraria a quel divismo esasperato, che girava molte scene in cucina, litigando puntualmente col marito attore che le era stato assegnato.
I gusti letterari di Italo Calvino erano gli stessi del suo compagno Scalfari, ma da chi leggeva, ossia il meglio del meglio, i romanzi russi, sempre. E poi come amico di Raf Vallone poté vedere gli attori in azione e vide la donna più bella da vicino, stiamo parlando di Silvana Mangano, mentre avevano finito di girare le scene di Riso amaro, il film del 1948 di Giuseppe De Santis. Italo ne rimase abbagliato, anche per l’aria malinconica della Mangano.
Per iscriversi al liceo Calvino doveva scegliere tra Torino o Milano per poi continuare con l’università e Italo scelse Torino. Una città magari più angusta, con meno serate decenti, ma a suo parere più sostanziosa. Calvino non voleva pesare sulle spalle della sua famiglia, un lavoretto alla fine per lui c’era sempre. In questo periodo continuava a scrivere, ma come redattore tuttofare ad Einaudi, dove ancora non lavorava in modo fisso. In quegli anni aveva un concetto di sesso che nemmeno i preti Barnabiti; secondo lui andava immaginato e non scritto. Per Calvino Kafka, ad esempio, era castissimo, mentre Beppe Fenoglio ne La paga del sabato, trova delle pagine addirittura “pornografiche” e La ragazza di Bube di Carlo Cassola era troppo esplicito, a suo dire. Strano che Calvino fosse sui romanzi così severo, mentre continuava a flirtare con l’attrice di cinema e teatro Elsa de’ Giorgi, sulla carta contrario al moralismo, come lo erano i genitori; ma lui, paradossalmente, ma neanche tanto, non era quasi mai d’accordo con la famiglia tranne forse sulla religione: fu un agnostico fino alla fine della sua breve vita.
Dopo dieci anni di lavoro all’Einaudi, Calvino finalmente parte per andare lontanissimo da Torino: la sua meta sono gli Stati Uniti dove trova cose che non si aspettava. Los Angeles non gli sembra nemmeno una vera città, ma solo enormi svincoli autostradali e niente altro.
Arriva l’amore con Chichita, una donna piccolina, di estrazione borghese, padre anatomopatologo, lei traduttrice all’Unesco. Calvino le confida la quantità di libri che deve vedere e leggere, una quantità esagerata da perderci il senno, ma anche per i libri scritti da lui Calvino non ha mai tempo di rivederli. Questa è la grande contraddizione di Italo Calvino: scrivere romanzi e racconti suoi, ma poi vederne a centinaia di altri e disprezzarli. I libri, certo, non chi li aveva scritti. Rifiutò libri che furono la fortuna editoriale di altre case editrici.
Calvino poi si reca a Cuba, dove conosce bene solo due parole: una è "Sacramento". In terra cubana sposa Chichita (il vero nome di Chichita è Esther Judith Singer), in seguito lascia il lavoro ad Einaudi e da sposato viene a vivere a Roma, sul lungotevere Marzio. Nel 1965 nasce la figlia Giovanna Calvino.
Ma Roma è impossibile per lui.
Calvino torna in Francia, a Parigi, per restare lì, si avvicina alle letteratura di Raymond Queneau e Georges Perec. Inizia a concepire la letteratura come “matematica”, come gioco astratto, come scrivere un romanzo senza la vocale “e” che in Francia è dura, perché è una vocale presente in quasi tutte le parole francesi. Ma questa “matematica nella letteratura” ce la spiega bene Ferrero, tanto che se Italo Calvino fosse ancora vivo nella contemporanea era digitale:
Non è azzardato ipotizzare quanti spunti l’era digitale avrebbe offerto a uno come lui. Un elenco sommario e parziale, comprende i cd-rom e della materie portatili, la successiva smaterializzazione dei dati, affidati a remote “nuvole” di immensi computer; il progressivo affermarsi della virtualità e il suo incidere sulle relazioni personali.
Ernesto Ferrero continua a parlare dei libri di Calvino, ma lo fa con la consapevolezza che Le lezioni americane resteranno i saggi, lo scritto di un uomo geniale.
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