Isabella e Lucrezia le due cognate
- Autore: Alessandra Necci
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Se un libro pubblicato nel marzo 2017 esce in sesta edizione nel settembre 2018, l’accoglienza ricevuta dal pubblico è di per sé una recensione positiva. Pollice recto, perciò, nel giudizio sul lavoro della saggista romana Alessandra Necci, anche se non è agevole classificare il genere di questo volume, “Isabella e Lucrezia le due cognate. Donne di potere nell’Italia del rinascimento”, edizioni Marsilio (668 pagine, 19.50 euro).
La collana, Gli specchi, è riservata dalla casa editrice veneziana alla narrativa, ma l’autrice è versata nelle ricostruzioni della storia e del profilo di personalità del passato. Ricordiamo un brillante saggio, “Il prigioniero degli Asburgo” (Marsilio, 2011) dedicato all’erede di Napoleone Bonaparte, nato dal matrimonio dell’imperatore con Maria Luisa d’Austria. Il bambino e poi giovane uomo cresciuto alla corte di Vienna era il re di Roma, l’Aiglon.
Sicchè, questo della Necci sulle due donne del Rinascimento italiano è un romanzo, per la fluidità del racconto e allo stesso tempo un brillante saggio, con una biografia - anzi due, intrecciate – e un itinerario documentato nell’Italia disunita del 1500.
È soprattutto un gran bel risultato delle ricerche dell’autrice, che ci conduce in un’epoca in cui il Paese stava riprendendo il suo ruolo guida in Europa, non come potenza politico-militare ma quale culla della grande rinascita delle arti. Vi si agitavano tentativi più o meno consapevoli (si pensi a Lorenzo il Magnifico e a Cesare Borgia, il duca Valentino) di unificare le regioni della penisola. Progetti di stato unitario solo abbozzati? Certamente sì, a quanto pare ed anche azzardati, forse. E tuttavia restarono irrealizzati, spingendo verso un futuro di “serva Italia e di dolore ostello” (Dante, Divina Commedia, Purgatorio, VI canto), che proseguirà fino all’unità realizzata nel 1961 dai Savoia.
Impressionante il curriculum della cinquantenne Alessandra, figlia dello scomparso Lorenzo Necci, il manager di Stato che rilanciò le ferrovie alla fine del ‘900, appassionata da sempre di storia, classicità e buone letture. Ha studiato legge e poi relazioni internazionali in Francia, è stata collaboratrice e consulente di ministri, consigliere del presidente del Senato Schifani, docente a contratto di politica e rapporti internazionali nelle Università. Insegna economia e management alla Luiss di Roma. Non si contano i titoli accademici, i progetti realizzati e i testi firmati.
È anche attiva nelle politiche di parità di genere e questo ci riporta alle figure femminili tratteggiate nel suo libro, un’opera saggistica, di sapida contaminazione narrativa, anche se ormai ci ripetiamo.
Isabella d’Este e Lucrezia Borgia sono due protagoniste della transizione tra il XV e il XI secolo, un periodo in cui l’Italia era campo di battaglia tra Spagna e Francia e tanto i papi ( tra gli altri: il Borgia Alessandro VI e Giulio II Della Rovere), quanto le famiglie nobili del centro nord avevano il loro da fare nello scegliere lo schieramento giusto senza incorrere in errori che avrebbero pagato a caro prezzo.
Una, Isabella, era donna colta e in un’età di grandi turbamenti aveva lo sguardo politico acuto, si sforzava di restare lucida e con l’animo distaccato da problemi materiali. L’altra, Lucrezia, figlia del pontefice spagnolo e di Vannozza Caetani, più che gestirsi è stata usata, diventando uno strumento di potere non certo un soggetto di potere.
La ferrarese Isabella (1474-1539), figlia di Ercole I d’Este e della napoletana Eleonora d’Aragona, andò in sposa molto giovane al marchese di Mantova Francesco Gonzaga. Alla morte del coniuge, stante la giovane età del figlio, resse il marchesato per due anni. Pingue, prolifica (ebbe sei figli), dimostrò di non patire la scarsa avvenenza. Ad ogni piaggeria cortigiana opponeva di aver sempre guardato senza illusioni l’immagine riflessa dagli specchi. La bellezza, del resto, ha vita breve sosteneva e avrebbe oscurato i talenti di cui era dotata. Era portata per le lettere, la musica, le arti e si disimpegnava anche nel terreno sempre scivoloso della diplomazia.
Ludovico Ariosto ebbe ad apprezzarne le doti, nel suo “Orlando furioso”
Non so se più leggiadra e bella o saggia e pudica, liberale e magnanima Isabella.
Alla corte estense conobbe anche l’altra, riservando versi pure a lei
Lucrezia, di cui d’ora in ora la beltà, la virtù, la fama onesta e la fortuna crescerà.
La Borgia (1480-1519) venne legata per chiari scopi politici agli Este, data in sposa al duca di Ferrara, Alfonso, fratello di Isabella.
Allontanandosi dal cliché della dissoluta avvelenatrice accreditato da malevoli contemporanei ma ora smentito dagli storici, l’autrice mostra una giovane che indulge alla contemplazione fin da bambina e trova sicurezza nella saldezza degli affetti familiari. Era la fanciulla più importante di Roma e questo non le dispiaceva, ma per gli aspetti ludici che comportava: le ricche vesti, l’agiatezza, non il potere.
Di mamma Vannozza aveva teneri ricordi infantili e dove finiva l’amore per il padre cominciava l’affetto per i fratelli. È dal primo matrimonio, quello mai consumato con Giovanni Sforza, che cominciarono i dubbi, la vaga malinconia di non poter disporre della sua esistenza. Era come se non le appartenesse, ma cercava di cacciare via la sgradevole sensazione. E questa sarebbe una cinica avvelenatrice?
Isabella e Lucrezia, le due cognate. Donne di potere e di corte nell'Italia del Rinascimento
Amazon.it: 12,34 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Isabella e Lucrezia le due cognate
Lascia il tuo commento