Infinite Jest
- Autore: David Foster Wallace
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2006
Ogni libro genera un diverso sentire nei lettori e spesso i sentimenti sono contrastanti. Questo è particolarmente vero per Infinite Jest e scriverne una recensione potrebbe apparire quasi irriverente.
Infinite Jest può essere considerato il capolavoro di David Foster Wallace e per molti è un capolavoro assoluto dei nostri tempi. Accolto molto bene da critica e pubblico rappresenta di certo uno dei più grandi eventi letterari, se non il più grande, degli ultimi vent’anni.
Il libro può risultare ostico all’inizio, ma se il lettore riesce a superare lo scoglio delle prime pagine (che in questo caso possono essere le prime 100 o 200) a quel punto si entra nell’ottica dell’autore. E’ a quel punto che il romanzo ti prende e si continua a leggere non cercando necessariamente un finale, ma come se si stesse leggendo quello che accade di giorno in giorno, in un assorbimento quasi simile a quello che dovrebbe produrre la cartuccia che a un certo punto irrompe sulla scena e che causa una dipendenza totale in chi la vede.
Per quanto mi riguarda siamo di fronte a un’opera davvero geniale, scritta da uno degli scrittori contemporanei più geniali. Wallace descrive personaggi e vicende che per numero, varietà e particolari rappresentano tutto un mondo, descrivendo una società, quella americana, dominata dall’Intrattenimento e da ogni tipo di Dipendenza. Una società dove le aspettative sono alle volte così elevate da portare alla più completa alienazione dell’essere.
L’esperienza americana sembra suggerire che, a vari livelli, il bisogno della gente di dedicarsi anima e corpo a qualcosa è praticamente illimitato.
Quello che ne esce fuori è un quadro divertente, ma allo stesso tempo quasi agghiacciante della natura umana dando così vita a quella che può essere definita una nuova commedia umana.
Tantissimi i personaggi, tantissime le vicende e le situazioni. Una in particolare: la famiglia intorno a cui ruota la struttura del romanzo, quella degli Incandenza il cui padre realizza un film o meglio un intrattenimento dal potere immenso. Due le strutture intorno a cui girano le vicende: La Enfield Tennis Academy e La Ennet House per il recupero dalle dipendenze.
Il modo di narrare è davvero particolare. In alcuni casi l’autore sembra che adatti il modo di esprimersi a seconda della persona coinvolta e della particolare vicenda. In genere il tono è divertente e divertito. Con disincantata freddezza, lo scrittore riesce a delineare quelle che sono le storture della nostra epoca. L’ambientazione è in un futuro prossimo dove l’intrattenimento, come detto, e quindi la pubblicità sono predominanti: basti pensare che gli anni prendono il nome del prodotto che li sponsorizza creando la divisione tra anni ante-sponsorizzazione e anni sponsorizzati. Essendo anche il tempo della dipendenza non possono mancare riferimenti alle sostanze stupefacenti e a tutta una serie di farmaci, in una sorta di particolareggiato prontuario farmaceutico. E di descrizioni particolareggiate e interessanti non ne mancano, come Eschaton che altro non è che un gioco su un conflitto di dimensioni planetarie o come l’evoluzione della telefonia che nella sua incessante espansione influenza le abitudini sociali e private per esserne influenzata a sua volta.
Tante le frasi da ricordare ovviamente, ma qui ne metto giusto un paio che mi hanno colpito
La nostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi.
Le persone a una certa età o a un certo livello di esperienza di vita credono di essere immortali: gli studenti del college e i tossici/alcolizzati sono i peggiori: sono convinti di essere immuni alle leggi della fisica e delle statistiche che governano in modo ferreo gli altri.
Infinite jest
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