

Il potere di uccidere
- Autore: Fabrizio Roncone
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2023
Sotto una insolita neve dicembrina, alla vigilia delle vacanze di Natale, la Roma che racconta Fabrizio Roncone è gelida e spettrale.
Il protagonista Il potere di uccidere (Marsilio, 2023), il secondo romanzo noir di Fabrizio Roncone, dopo Non farmi male (Marsilio 2022), è l’ex giornalista Marco Paraldi, che dopo essere stato allontanato dalla professione, ha malmenato a Montecitorio un ministro, ha aperto una vineria, Mezzolitro, in centro a Roma, luogo d’incontro di amici, vip, compagni della vita passata.
Si mangia e si beve molto bene, forse si beve un po’ troppo, compresa la esagerata propensione al gin del proprietario. Single convinto, Paraldi ha una giovane principessa romana, Chicca, bionda e chic, che lo vorrebbe per compagno, ma lui resiste, tutto preso da ricette raffinate che prendono vita nella cucina del suo appartamento, caminetto acceso e odori appetitosi.
Paraldi viene avvicinato da un vecchio tipografo di Paese Sera, compagno di tante avventure giornalistiche, disperato per la scomparsa di suo figlio Max: faceva l’autista ad un deputato influente, ma improvvisamente è scomparso, senza lasciare tracce. La macchina dell’onorevole Pino Pignataro chiusa, senza danni, lasciata nel parcheggio del Parlamento.
I carabinieri hanno iniziato le indagini, ma senza esito, e il padre disperato si rivolge a Marco, un investigatore vecchio stile con qualche contatto residuo nella mala romana e un’agenda moleskine piena di appunti. Paraldi accetta e comincia la sua indagine, che lo porta nei meandri della vita politica della capitale, dove la corruzione, il malaffare, la droga stanno inquinando la tenuta della democrazia.
Pino Pignataro è il tirapiedi dell’onorevole Gianfranco Cannone, che lo ha sottratto al proletariato napoletano per farne un suo fedele seguace: ma Pino, ambizioso e assetato di denaro e potere, ha superato tutti i limiti: cocainomane, ha una moglie, due figli da mantenere, e un’amante vistosa che è lo stereotipo perfetto delle giovani donne rampanti che si vendono per fare televisione e ottenere un po’ di visibilità.
Il panorama che Fabrizio Roncone descrive sembra irreale, tanto è violento, corrotto, malato: temo che il suo mestiere di inviato del Corriere gli abbia fatto conoscere il degrado di una capitale nella quale si muovono personaggi loschi, politici immorali, donne in vendita, barboni disperati che hanno perso tutto, un alto clero insensibile, mentre anche le forze dell’ordine, gli alti gradi dei carabinieri, ubbidiscono alle logiche di potere a scapito della giustizia. Il romanzo è piacevole, scritto con grande ironia, ma nella sostanza tragico.
La Roma raccontata da Roncone fa letteralmente rabbrividire, e non soltanto per la metafora del nevischio gelato che permea le avventure di tutti i personaggi.
Nel venticinquesimo capitolo del romanzo l’autore fa una descrizione, messa in bocca all’onorevole Cannone, esponente di un piccolo partito di governo, temo molto veritiera, della vita dei parlamentari eletti democraticamente da noi, che spaventa:
Conosce le abitudini dei suoi colleghi e delle sue colleghe: ormai, con tragica consuetudine, se non c’è in programma qualche voto importante, arrivano in Parlamento il mercoledì mattina e il giovedì pomeriggio sono già tutti scodinzolanti e di fretta. Li vedi tirarsi dietro i trolley con aria indaffarata, uno sguardo all’orologio, un sospiro di stanchezza, sempre di corsa….. ‘ ciao bello mio, perdonami, ma scappo via’. La verità è che non fanno un cazzo : né lì, nei collegi dove sono stati eletti; né qui, dove dovrebbero confrontarsi, inciuciare, immaginare, sognare, bluffare, litigare…
Se il genere giallo-noir propone intrattenimento leggero, beh, Roncone fa qualcosa di più: ci mette di fronte a situazioni che non vorremmo conoscere, di cui sarebbe meglio tacere. La purezza, l’onestà, la rettitudine si confrontano con una realtà amara, che la letteratura ci consegna perché ne prendiamo atto. E siamo in grado di giudicare e scegliere da quale parte stare.

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È la vigilia di Natale e a Roma si annuncia una storica nevicata. L’ex giornalista Marco Paraldi riceve nella sua vineria dietro Campo de’ Fiori la visita di Nazareno Balani, l’anziano capo della tipografia del giornale dove, tanti anni prima, ha cominciato a esercitare la professione. L’uomo è disperato per la scomparsa del figlio Max: i carabinieri, con malcelato scetticismo, hanno raccolto la sua denuncia promettendo di indagare, ma Balani, non fidandosi, chiede aiuto a Paraldi.
Max fa l’autista per un deputato dalla reputazione dubbia, Pino Pignataro, che milita nel piccolo partito fondato da Gianfranco Cannone, vecchio pescecane della politica italiana. Per Paraldi è l’occasione di tornare a fare il cronista, anche stavolta accompagnato da Chicca, la principessina romana di vent’anni più giovane innamorata di lui. Insieme attraversano una Roma popolata da cardinali che bevono solo champagne e ministri corrotti, cinici faccendieri, killer spietati e romantici clochard.
In questa Roma fredda e spietata, dove potere e criminalità condividono lo stesso linguaggio, Roncone costruisce un noir politico dal ritmo serrato e dall’atmosfera cinematografica.
Il romanzo colpisce per l’ambientazione potente e simbolica, una Roma innevata, crepuscolare e decadente che diventa una protagonista vera e propria. Inoltre, il romanzo è un affresco spietato della politica italiana, con riferimenti trasparenti ma mai pedanti.
Roncone, con il suo stile asciutto, ritmato, con dialoghi realistici e una voce narrante ironica e lucida crea dei personaggi, soprattutto secondari, memorabili: dai clochard colti ai cardinali decadenti, la galleria umana è ricca e credibile.
La tensione narrativa è costante: ben dosata, alterna momenti d’indagine con passaggi riflessivi e ironici.
“Il potere di uccidere” è un noir solido e consapevole, con una forte impronta giornalistica e un’ambientazione impeccabile. Fabrizio Roncone costruisce un’indagine che è anche una riflessione sul degrado morale della Capitale e sull’ambiguità dei poteri forti. Marco Paraldi è un protagonista che convince per umanità e disincanto, e la narrazione, seppur densa, riesce a mantenere viva la tensione fino alla fine.
Lo consiglio a chi ama il noir politico, le atmosfere urbane cariche di simbolismo e i protagonisti imperfetti ma autentici.