Il libro di Teresa di Carola Susani

Un romanzo familiare sorprendente e originale uscito nel 1995 e ripubblicato dopo trent’anni. L’esordio di una scrittrice profonda e intensa, che firma la storia di una famiglia piccolo borghese dal fascismo al dopoguerra con le loro preoccupazioni, i turbamenti, funerali e matrimoni, e una religiosità familiare vissuta quotidianamente attraverso l’ascolto della Parola di Dio e la Parola del Vecchio e Nuovo Testamento. Carola Susani, redattrice di Nuovi argomenti, vive a Roma, fa parte dell’associazione Piccoli maestri che promuove la scrittura nelle scuole e insegna scrittura narrativa. Ha pubblicato diversi romanzi e libri di racconti per ragazzi. Con Il libro di Teresa (Marietti Editore, 2024) ha vinto il Premio Bagutta Opera prima nel 1996.

Una lettura che lascia il segno, un romanzo che ti costringe a fermarti, a rileggere e a riflettere. Ogni protagonista parlerà con il suo io, per sé, declinando l’io di una famiglia, e raccontando le impressioni, le vicende, gli amori e il tempo. I mondi che Susani descrive sono spazi e tempi letterari, scrive Chiara Valerio nella postfazione al libro, in cui l’avventura è prevalente, in cui metonimia e sineddoche, la parte per il tutto e il tutto per la parte, soverchiano le metafore: “Carola Susani è una scrittrice epica”.
La famiglia era tutt’intorno alla tavola apparecchiata, il giorno che arrivò lo Spirito a mezzogiorno. Il nonno Aldo a capotavola dalla parte della finestra, la nonna Lina da quella dello specchio e della cucina e in mezzo Maria e Pietro, Angelo e Ida, e accanto alla nonna Mosè, che sarà il padre di Teresa. Una storia degli anni Trenta, la religione, le difficoltà, l’amore, la morte e la guerra, i fascisti e gli antifascisti. I brevi capitoli, in una sequenza di racconti, sono indirizzati a Teresa, figlia di Mosè che verrà battezzata nel giorno del funerale della giovane Ida. Cinque figli e Ida era la prediletta del Signore. Fin da piccola sentiva la voce di Dio, pensava che lo Spirito scendesse su di lei e sulla sua famiglia anche quando in casa c’era il profumo dei bignè alla crema. Uno Spirito goloso di torta di riso, dei cioccolatini e delle pietre di zucchero.
Il matrimonio di Lina a Aldo si era svolto con una semplice cerimonia. Chiamato dalla Patria a prender moglie, appena gli fu possibile aveva scelto Lina; quando andava a trovarla si sedeva sul divano accanto a lei e alla madre, che non li lasciava mai soli, e con la quale condivideva la stessa politica. Quando chiesero agli italiani di offrire la fede alla Patria, Lina si rifiutò mentre il marito la donò. Una vita segnata per tutti i componenti dalle conseguenze della Storia. Maria era la primogenita, completò gli studi fino al diploma magistrale e Pietro fu il maschio tanto atteso. Ida portava il nome di una zia morta all’età di quattordici anni; il nome Angelo venne dato pensando fosse l’ultimo figlio, e poi Mosè, il più piccolo a cui piaceva disegnare. Smise di colorare quando decise di iscriversi alla facoltà di Architettura di Venezia. Aldo venne ucciso dopo la proclamazione della Repubblica di Salò e Lina, straziata dal dolore, continuava a ripetere piegata sul corpo del marito “sia fatta la Tua volontà”. Per Pietro, il padre era stato ucciso dai partigiani. Lui era cresciuto sotto la sua ala protettiva, e anche quando scoppiò la guerra tra italiani e italiani dubitava di chi fosse nel giusto, se lui e la sua famiglia o loro. Per Angelo non si poteva sapere se erano stati i fascisti o gli altri. La verità era che era stato colpito da una distanza di due metri, sulle rive di un fiumiciattolo, in mutande, coi vestiti in mano e con un mitra caricato a un colpo solo.
Alla fine della guerra civile tutto sembrò porsi nell’ordine della vita; Maria sposò Nino, Angelo tornò da Milano dove aveva lavorato in fabbrica alla costruzione di carri per l’invio sul fronte russo, Pietro aveva conosciuto una ragazza a un corso d’inglese, mentre Ida, ancora adolescente, volle entrare in convento.

La guerra, il dolore, l’amore, i lutti e gli strascichi della Storia di una famiglia del Novecento sono intrecciati nei conflitti dell’epoca e le loro esperienze individuali nella lotta fra il terreno e il divino, in una narrazione sorprendente e, come sottolinea Chiara Valerio, “avveniristica”.