Il giardino delle bestie
- Autore: Erik Larson
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2012
Berlino 1934: un anno può essere lunghissimo, se viene analizzato quasi giorno per giorno, ora per ora, come si propone Erik Larson, giornalista americano che con questo bel libro ha raggiunto il numero 1 nella classifica dei best seller del New York Time: posto davvero meritato, data l’originalità e la documentazione precisa e rigorosa del volume, mai noioso, pur trattando un tema su cui la bibliografia è sterminata.
Si tratta dell’ascesa al potere del nazionalsocialismo e di Hitler nel 1933, ma osservato da un punto di vista particolare: l’ambasciata americana a Berlino, dove giungono, per una serie di fortuite circostanze, un professore di storia del sud degli Usa, William Dodd, accompagnato dalla famiglia: la moglie, il figlio Bill jr, la figlia ventiquattrenne Martha.
Dodd non è un diplomatico di professione, ma il posto vacante di ambasciatore in Germania proprio nel momento della nomina a cancelliere di Adolf Hitler rendono quel posto poco ambito, così che il presidente Roosvelt si lascia convincere ad inviare a Berlino proprio il sobrio ed onesto professore, molto diverso dai suoi colleghi e collaboratori. Osteggiato in patria, Dodd si trova a confrontarsi con un ambiente ambiguo e respingente nella capitale della Germania dove si vanno affermando ogni giorno, con crescente violenza, le Sa, le SS, la Gestapo.
Coprotagonista dell’avvincente racconto è la figlia Martha, bella e facile, spregiudicata e curiosa; subito la giovane donna, già divorziata da un banchiere americano, comincia a frequentare i nazisti, che trova affascinanti e prestanti. Flirta con molti, in modo speciale con Rudolf Diels, uomo furbo e crudele, che tuttavia non appare ancora del tutto schierato con gli uomini che stanno trasformando la Germania in un mattatoio: Goering, Himmler, Goebbles, lo stesso Hitler, a cui una sera viene presentata.
Larson ci racconta episodi inediti della nascita del Terzo Reich, ci mette a confronto con personaggi minori della grande Storia, capaci però di mostrarci fino in fondo il baratro verso cui inconsapevolmente e colpevolmente le democrazie americana ed europea stavano sprofondando.
Leggendo il libro non si può che parteggiare per l’ingenuo ma corretto e quasi eroico professor Dodd, uno studioso di storia che teme la guerra, jeffersoniano convinto, democratico e tollerante come nella miglior tradizione della cultura politica americana, posto suo malgrado in uno dei tempi e dei luoghi più orrendi della storia dell’occidente, nel tentativo, sterile, di arginare una deriva senza fine: l’anziano ambasciatore, correttamente in cilindro alle cene di gala, parco nel mangiare e nelle abitudini di vita, solito passeggiare nel Tiergarten (Il giardino delle bestie, letteralmente) per incontrare i colleghi ambasciatori di Francia e di Inghilterra, abituato a muoversi con una vecchia Chevrolet che si è portato da casa, solito coricarsi alle dieci dopo una tazza di latte e un buon libro, si trova di fronte lo strabordante Goring, con le sue divise da pagliaccio e le sue follie da bambino viziato, il fanatico Himmler, che non cela le sue future perversioni, e lo stesso Hitler, bugiardo reticente, pronto a prendere tempo pur di mettere in atto i suoi criminosi progetti nei confronti di ebrei e nemici politici, ex amici e rivali.
Insieme a Martha e ai suoi numerosi amanti (il nazista Diels, il diplomatico francese Armand, ma soprattutto la spia russa Boris) ci troviamo a percorrere in automobile i paesaggi tedeschi incantati intorno alla capitale, a frequentare i locali più alla moda nella Berlino appena dopo Weimar, i salotti più esclusivi dove la giovane tenta di accreditarsi come scrittrice, gli alberghi più famosi, l’Esplanade, l’Adlon, ad incontrare personaggi in vista della città, giornaliste, come Bella Fromm e Mildred Fish, uomini politici quali Papen, Neurath e lo stesso vecchio Presidente Hindenburg.
Il 30 giugno 1934 ci viene raccontato dal punto di vista dei Dodd: una giornata che comincia come le altre, è un sabato di sole, Martha va fuori città con il suo Boris, l’ambasciatore è in città. La purga che costerà migliaia di vittime, per lo più casuali e innocenti, è un vero colpo di stato, che solo dopo verrà ricordato come “La notte dei lunghi coltelli”, e che segna il punto di non ritorno per William Dodd. Dopo quella strage egli comprende che non può più rimanere in Germania ad occupare quel posto, non è in grado di far nulla per il suo paese né di opporsi alla violenza cieca che il nazismo sta finalmente rendendo palese.
Le ultime pagine del libro, l’epilogo, raccontano degli ultimi anni dell’ambasciatore, finalmente considerato nel suo agire coraggioso, e di sua figlia Martha, donna dalla complessa personalità, un po’ spia russa, un po’ donna ambiziosa, nel complesso infelice, sballottata dalle onde della storia in mondi troppo difficili e pericolosi dai quali esce sconfitta e sola.
Una lettura affascinante, intrigante, dalla quale si apprendono particolari inediti e si ripercorre una storia apparentemente conosciuta ma che rivela ad ogni pagina spunti e personaggi insoliti, scenari mai raccontati: valga per tutti la gita che i diplomatici stranieri compiono a Carinall, la casa mausoleo di Goring, dove vengono costretti ad assistere a spettacoli inauditi: l’accoppiamento di un bisonte selvatico, la caccia ad uccelli esotici, la presenza di una celebre star cinematografica presentata come segretaria personale del futuro maresciallo. Sembra quasi di presagire il film culto di Chaplin su Hitler e i suoi accoliti!
Il giardino delle bestie. Berlino 1934
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