Il fondo della bottiglia
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2018
“Il fondo della bottiglia” (Adelphi, 2018, titolo originale Le fond de la bouteille, traduzione di Francesca Scala) è il romanzo che l’autore belga Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) terminò di scrivere a Tumacacori in Arizona il 24 agosto 1948.
“Ho fame. Mi dai qualcosa da mangiare?”. “Qualcun altro sa che sei qui?”.
Due fratelli, uno rispettabile, l’altro la “pecora nera” della famiglia, debole e sfortunato ma dal forte potere seduttivo, si ritrovano. Il momento è a dir poco, cruciale. Patrick Martin (P. M.) Ashbridge, stimato avvocato, vive insieme alla moglie Nora in un ranch situato al confine tra gli Stati Uniti e il Messico. Il suo soprannome rappresenta il simbolo della sua stabilità sociale in quella ristretta cerchia di persone, ricchi proprietari dei ranch. P.M. da giovane aveva letto che i grandi imprenditori newyorkesi, i banchieri e gli uomini d’affari avevano il vezzo di farsi chiamare con le iniziali del proprio nome. Suo fratello, una faccia qualunque, non particolarmente magra, dalle linee ancora morbide, con due occhi vivaci e, sulle guance, nessuna traccia dell’inquietante barba incolta dei vagabondi, è evaso dal carcere in cui scontava una condanna per il tentato omicidio di un poliziotto. Il giovane chiede l’aiuto di P.M., vuole raggiungere in Messico, a Nogales, Mildred, la moglie e i loro bambini. P.M. si trova in un grande imbarazzo: non sa come giustificare con la moglie la presenza di suo fratello. Forse è meglio dire che è un amico d’infanzia, una vecchia conoscenza o uno che ho perso di vista da un pezzo. Quando Nora arriva insieme a un gruppo di amici, il marito gli spiega la situazione:
“Un amico, Eric Bell. O meglio un ex compagno di scuola. Figurati che...”.
Ci sono abbastanza poltrone e cuscini per tutti, il gruppo inizia a bere.
“Qualcuno ha acceso il grammofono. Nessuno lo ascolta, ma il rumore di fondo che produce offre il vantaggio di evitare che si creino momenti di silenzio”.
Dopo poco tempo sono quasi tutti sbronzi, P.M. ha voglia di mettersi a piangere, ha “la sbornia triste”. Mentre attraversa il soggiorno, P.M. ha la sensazione che la casa gli ondeggi intorno. E non è solo la casa a tremare dalle fondamenta ma tutta la sua vita, le sue certezze raggiunte a così caro prezzo e con tanta ostinazione. La resa dei conti tra fratelli sta per avere inizio.
“Teneva il bicchiere in mano, guardando distrattamente il pallido goccio di whisky rimasto sul fondo. Sembrava che volesse ritardare il piacere di bere l’ultimo sorso, e forse era proprio così”.
Per comprendere l’atmosfera cupa e oppressiva di questo splendido romanzo, occorre tornare a un triste episodio della vita personale del prolifico scrittore, cioè la morte del fratello Christian. Un episodio che incise profondamente nella psiche di Georges Simenon il quale per esorcizzare i propri fantasmi decise di portare alla luce due dei suoi romanzi più inquietanti e di forte impatto: “La neve era sporca” (1948) e appunto “Il fondo della bottiglia”.
Per quanto puoi sfuggire al tuo passato, quest’ultimo si ripresenta, implacabile. Crudele e impietoso.
“Il corpo venne trovato solo il giorno dopo, alle dieci del mattino, impigliato fra i rami di un albero parzialmente sommerso. I cani, lanciati all’inseguimento di un uomo vivo, avevano finito per cercare il morto tutta la notte”.
Il fondo della bottiglia
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