Il delitto di Kolymbetra
- Autore: Gaetano Savatteri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2018
Ho riletto la recensione che avevo scritto nel 2016 a commento del primo romanzo di Savatteri, "La fabbrica delle stelle", dedicato a Saverio Lamanna, disoccupato cronico in cerca di impiego, milanese d’adozione, ma legatissimo alla sua terra d’origine, la Sicilia, dove vive ancora suo padre e dove una vecchia casa di famiglia nel luogo inventato, il piccolo paese di Màkari, riecheggia i toponimi inventati dalla fantasia di Camilleri.
Ebbene, in questo nuovo giallo, "Il delitto di Kolymbetra", la trama è tutt’altro, ma lo stile, l’ironia, il citazionismo, il gioco del doppio, personaggio e autore, sono identici e talvolta anche un po’ eccessivi.
Si comincia con Milano, citando Manzoni e Robecchi, per poi spostarsi in Sicilia, nella valle dei templi di Agrigento, dove forse, insieme all’amico inseparabile Peppe Piccionello, infradito havaianas e magliette siciliane, può lavorare per una tv locale, scrivendo pezzi turistici e girando video retorici. Ovviamente nell’albergo dove si trova, che ospita un importante convegno di archeologia, proprio sui ritrovamenti nella valle dei templi, forse un teatro mai ritrovato, avviene un delitto. L’archeologo di grande fama, professor Demetrio Alù, alla vigilia delle sue importanti comunicazioni scientifiche sulla ubicazione del teatro nascosto, viene ritrovato con la testa fracassata da una pietra proprio nel luogo degli imminenti scavi, il sito di Kolymbetra.
La trama si complica, entrano in gioco diversi personaggi, tutti senza alibi, tutti potenziali assassini: assistenti, professori, una bella archeologa. La polizia brancola, il nostro Lamanna, curioso e attento, tra una battuta e una citazione, tra una poesia e una canzone, una parmigiana e un’arancina, una notte d’amore con Suleima e una bevuta di zibibbo, un’uscita dissacrante e un’analisi seria sul ruolo della mafia in Sicilia, riesce alla fine a districare la sempre più complicata matassa, fatta in realtà di due casi ben distinti. Delitto ed estorsione, mafia e potere, intrecciati nella più grande isola del Mediterraneo, la Grecia classica che in Sicilia viveva una sua parte di storia: ci tiene molto a precisare Saverio Lamanna per chi non distingue bene, che Magna Grecia è il sud continentale della penisola, mentre l’isola fu parte integrante della madre patria ellenica.
C’è molta cultura nel libro di Gaetano Savatteri, espressa in modo leggero, ironico, caustico. Mitologia, archeologia, teatro, letteratura, tutto quello che si sapeva frequentando un buon liceo classico, emerge con grazia e con bonomia nelle pagine del libro. Un giallo che si divora, pieno com’è di modi di dire e di pensare, stereotipi, invenzioni linguistiche, citazioni di politica e costume che appare come patrimonio comune e condiviso. Pirandello, Camilleri, Sciascia, Ungaretti, Foscolo, Leopardi, Carducci, Manzini, Malvaldi, Robecchi, quasi nessuno manca all’appello, ma ci si diverte molto nella scoppiettante lettura di un romanzo attualissimo.
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