I viali di circonvallazione
- Autore: Patrick Modiano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
Una scrittura poetica, fiera, lucente che rievoca il passato. Ogni volta che leggo un libro di Patrick Modiano rimango, come la prima volta, affascinata. Nei suoi romanzi è narrato il dramma, l’amore, lo sconforto, l’oblio, il ricordo, con una tale intensità che le sue parole terse, lucide sembrano dialogare con il lettore. “I viali di circonvallazione” è un’opera giovanile del nostro autore con il quale vinse nel 1972 il Grand prix du roman dell’Accademia Francese.
Uno scrittore legato da sempre al tema della memoria e in questo romanzo affronta uno dei temi identitari più importanti nella sua scrittura: la ricerca del padre.
Lo sguardo inquieto, corpulento, con le borse sotto gli occhi gonfi e con un’aria sfinita. Così vede il padre seduto di fronte a lui in un gruppo di persone, “un’allegra banda di nottambuli”. Un uomo stanco, un ebreo esule ritrovato in un villaggio della Senna, ai margini della foresta di Fontainebleau, con l’appellativo di barone Deyckecaire in compagnia di due lestofanti Murraille e Marcheret. Nella loro villa chiamata Maktub entravano oggetti d’arte e quadri; un via vai di camioncini con ogni ben di dio che metteva imbarazzo alla gente del villaggio. Il giovane protagonista racconta la ricerca di suo padre,
“risalendo il corso del tempo per ritrovare e seguire le sue tracce”
e di come architetta un piano per entrare in contatto con i suoi amici d’affari per poterlo di nuovo guardare in volto. Murraille era un discreto giornalista divenuto in seguito factotum di un padrone senza scrupoli che sapeva mostrarsi generoso. Nel suo ambiente ben presto venne considerato una mela marcia. Marcheret, invece, si era arruolato nella Legione e al suo rientro continuava ad indossare l’uniforme per animare il suo locale.
“Mi chino su questi declassati, su queste creature marginali per ritrovare, attraverso loro, l’immagine fuggevole di mio padre”.
Si fingerà con Murraille un giornalista di un quotidiano locale, una mattina mentre li vide tutti insieme al caffè dell’albergo del piccolo paese. Verrà invitato a conoscerli.
“Mio padre era venuto ad appoggiarsi alla ringhiera della veranda e io mi avvicinai. Si era acceso un sigaro che fumava con aria sognante. Dopo pochi minuti si concentrò a formare cerchi di fumo. Dietro di noi gli altri bisbigliavano e sembravano averci dimenticati. Anche lui ignorava la mia presenza, e rimanemmo lì a lungo, lui a disegnare i suoi cerchi e io ad osservarne la perfezione”.
Lo avrà riconosciuto, chissà. La conversazione proseguirà senza indugi, un semplice approccio. Nonostante il disagio come quello di un uomo che brancola nel buio, il nostro protagonista continua a rimanere in compagnia dei suoi fantasmi e li racconterà. Un padre conosciuto all’età di diciassette anni, dieci anni prima, nel collego dove era cresciuto. Gli torneranno alla mente i traffici del mercato nero portati avanti con la sua complicità e il ricordo più ricorrente e doloroso di quando il padre tentò di spingerlo sulle rotaie, sotto al metrò. Perché non lo amava? Meritava ancora il suo interesse, perché voleva essere suo figlio a tutti i costi? Nel suo immaginario il protagonista ripercorrerà infinite strade interiori alla ricerca delle proprie radici.
Un cammino esistenziale per recuperare, nel significato della dimensione paterna, la propria coscienza individuale e sociale. L’abbandono, l’assenza, la memoria, gli anni bui della guerra, sono le trame dure ed impenetrabili della lingua di Patrick Modiano. Come l’identità alla deriva descritta ne “I viali di circonvallazione” quella di un uomo che nella storia tenta di emergere, come la condizione ebraica nel Novecento.
I viali di circonvallazione
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