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Recensioni di libri

Eva dorme di Francesca Melandri

2010 - Una storia dell’Alto Adige raccontata in modo equilibrato e struggente. Quasi un romanzo epico, che parte dal 1919 per giungere ai giorni nostri, che attraversa l’Italia in tutta la sua lunghezza raccontando tre generazioni di cittadini dell’Alto Adige-Sudtirol...

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 06-09-2010

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Eva dorme

Eva dorme

  • Autore: Francesca Melandri
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2010

Raramente un romanzo italiano recente è riuscito a mettere insieme storia collettiva, storia locale, costume, rapporti sud-nord, storia del turismo di massa in montagna, con vicende private, rapporti familiari, amori, rancori, solitudini, violenze individuali con risultati così sorprendentemente unitari.

Quasi un romanzo epico, che parte dal 1919 per giungere ai giorni nostri, che attraversa l’Italia in tutta la sua lunghezza raccontando tre generazioni di cittadini dell’Alto Adige-Sudtirol, attraverso la metafora di una madre bella e sfortunata, Gerda, e una figlia emancipata e vittima delle scelte materne, Eva.

Tra loro due, una serie di personaggi maschili, su cui spicca il padre di Gerda, Hermann, contadino austriaco di nascita e di cultura, sposato a Johanna. Hermann è un uomo gelido e anaffettivo, emerso da un’infanzia triste e solitaria le cui conseguenze psicologiche ricadranno sui suoi figli. Il figlio Peter tenterà di inserirsi in una condizione lavorativa nella Bolzano italiana, ma ne sarà respinto divenendo presto seguace di quel movimento antiitaliano che troverà terreno fertile nei giovani altoatesini, fedeli alla lingua tedesca e alla cultura austriaca, destinato ad un destino tragico nella logica terroristica che insanguina quella regione di confine negli anni sessanta. La figlia di Hermann, Gerda, bella e sana, viene sedotta e abbandonata incinta dal giovane e incosciente figlio di un futuro magnate della nascente industria degli sport invernali di massa. Scacciata di casa dal padre, Gerda si rifugia presso un istituto di suore a Bolzano, partorisce la piccola Eva, e con lei accetta di tornare al lavoro in un grande albergo di Merano, dove la vuole come aiutante Herr Neumann, il valentissimo chef che ha notato nella giovane aiutante caratteristiche e competenze da grande cuoca. La vita della ragazza-madre che comunque decide che deve farcela da sola è terribile; la cucina nella quale lavora è una specie di linea di montaggio dove la severità e la durezza del lavoro non lasciano tregua. Malgrado la protezione dello chef, l’austera padrona costringe Gerda a separarsi dalla figlia, che viene accompagnata in montagna ed affidata a parenti, che la cresceranno come figlia loro, consentendo alla madre di visitarla nei pochi mesi di chiusura del grande albergo meranese. Entra in scena Vito, un giovane carabiniere calabrese che si innamora perdutamente di Gerda e finalmente per Eva si materializza la possibilità di una vera vita familiare. Vito la circonda di affetto vero, le fa da padre, adora sua madre. Purtroppo il sogno si infrange: la famiglia di Vito non consente il matrimonio con una straniera per di più con una figlia al seguito (il pregiudizio è ancora troppo radicato) e Vito è costretto ad allontanarsi per sempre. Manderà ad Eva un pacchetto, che però sua madre rifiuta, e dunque la ragazzina ignorerà per anni quanto affetto e protezione potevano comunque venirle da quell’uomo buono. La vicenda amorosa e sentimentale e il suo bellissimo finale non vanno svelati.

Il libro va letto tutto, di seguito, tante sono le sfaccettature di ogni tipo che la Melandri è riuscita a condensare nelle sue pagine: il tema politico, con le tragiche conseguenze negli attentati degli anni sessanta e le feroci rappresaglie delle forze dell’ordine italiane; la figura splendidamente delineata del fondatore della Sudtiroler Volkspartei, Silvius Magnago. Sofferente per una seria ferita di guerra, l’uomo politico si batterà sempre con il coraggio di un leone per ottenere quello statuto speciale per la regione Alto Adige che consentirà a quella terra e ai suoi abitanti di non finire come è successo a molte popolazioni di confine (i Baschi, gli Irlandesi…) nella distruzione e nella guerra etnica permanente. Unico uomo politico italiano capace di capire la posta in gioco sarà Aldo Moro, a cui è dedicato un delicato episodio, un incontro con Magnago, nella parte centrale del romanzo. E ancora il tema della omosessualità, un tabù che in quella terra veniva visto come una malattia inguaribile o peggio come qualcosa da estirpare; il rapporto difficile tra gente di città e contadini legati indissolubilmente alla logica del maso chiuso; la difficoltà di una donna nubile a conservare il posto di lavoro con dignità, senza subire il ricatto maschile che voleva le giovani lavoratrici come potenziali prostitute. E poi, soprattutto, il conflitto/affetto tra madre e figlia, un tema trasversale che attraversa diacronicamente tutte le culture.

Un linguaggio piano, una architettura rigorosa, un uso del tempo sapiente rendono questo romanzo godibilissimo, pur se i temi affrontati sono seri e complessi, quasi mai trattati nella narrativa italiana, ma affrontati con equilibrio, sobrietà e grande amore per quella terra che, con le sue durezze, offre agli italiani che ci trascorrono le vacanze un luogo di straordinaria bellezza paesaggistica oltre che, ormai, di onesta e discreta accoglienza.

Eva dorme

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Eva dorme

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Commenti: 1

  • Paolo Modugno
    14 settembre 2010, 14:16

    Un lavoro fondamentale per fare finalmente luce su una verità storica totalmente rimossa dalla coscienza collettiva italiana. Un contributo importante per uscire dalla retorica nazionalista post-fascista. Sarebbe ora che gli italiani imparassero a rispettare un popolo a cui non è stato mai proposto un referendum per decidere se essere austriaci o italiani, ma che è stato brutalmente colonizzato, e a cui non è mai stato chiesto scusa.

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