Della poesia È l’amore di Borges è celeberrima la chiusura: Mi fa male una donna in tutto il corpo, una frase perfetta che racchiude e sintetizza magnificamente lo sconvolgimento operato dall’amore sia in senso fisico che in senso psichico. L’emozione si incarna in una figura reale - la donna, oggetto del desiderio, appunto - ma anche nell’essere che ama e, alla scoperta del sentimento, si sente dolorosamente incompleto, mancante. Jorge Luis Borges esprime la lacerazione operata dall’amore in un’unica frase, che si legge con l’inappellabilità di una sentenza. I versi di Borges in È l’amore in un certo senso fanno eco all’affermazione di Philip Roth espressa ne L’animale morente in cui l’autore si domanda “Cosa crede la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? ” e prontamente risponde:
L’amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due.
Borges in questa poesia in cui spiega il significato dell’amore dà contezza di questa lacerazione, di questa pena, dello smarrimento provato dall’essere che scopre di amare e, quindi, di desiderare l’altro da sé. Cos’è l’amore? Jorge Luis Borges ce lo presenta come un’inquietudine tormentosa dell’animo da cui bisogna fuggire, non a caso si esprime tramite ossimori o termini tra loro antitetici: è ansia e sollievo; attesa e ricordo. Ma la sentenza finale è inequivocabile: non c’è riparo, non c’è salvezza, questa inquietudine bisogna viverla, non si può fare a meno di cederle con tutto il corpo e con tutta l’anima.
Scopriamo testo, analisi e significato della poesia di Borges contenuta nella raccolta L’oro delle tigri (1972).
“È l’amore” di Jorge Luis Borges: testo
È l’amore.
Dovrò nascondermi o fuggire.
Crescono le mura del suo carcere, come in un sogno atroce.
La bella maschera è ormai cambiata,
ma come sempre è l’unica.
A che mi serviranno i miei talismani:
l’esercizio delle lettere, la vaga erudizione,
l’apprendimento delle parole che utilizzò l’aspro Nord
per cantare i suoi mari e le sue spade,
la serena amicizia,
le gallerie della Biblioteca,
le cose comuni,
le consuetudini,
l’amore giovane di mia madre,
l’ombra militare dei miei morti,
la notte intemporale,
il sapore del sogno?
Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo.
Già la brocca si rompe sulla fonte,
già l’uomo s’alza al canto dell’uccello,
già si sono scuriti quelli che guardano dalla finestra,
ma l’ombra non ha portato la pace.È, lo so, l’amore:
l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce,
l’attesa e il ricordo,
l’orrore di vivere successivamente.
È l’amore con tutte le sue mitologie,
con tutte le sue piccole magie inutili.
C’è un angolo dove non oso passare.
Già mi accerchiano gli eserciti, le orde.
(Questa stanza è irreale, lei non l’ha vista).
Il nome di una donna mi denunzia.
Mi fa male una donna in tutto il corpo.
“È l’amore” di Jorge Luis Borges: analisi e significato
Questa poesia di Borges è nota anche con il titolo Il minacciato, che sembra meglio descrivere quella paralisi di desiderio e angoscia, quella schiavitù di dolcezza tormentosa che caratterizza l’innamoramento. Il poeta argentino sembra suggerirci velatamente l’idea che chi ama, chiunque ama, è un prigioniero. I primi versi di È l’amore infatti sembrano rimandare a una condizione di schiavitù: in realtà Borges sta parlando di una forma di claustrofobia emotiva che chi ha provato conosce. L’amore si rivela a chi ama come il sopraggiungere di una malattia - di certo non mortale, ma nemmeno salvifica. Avvertendo i primi sintomi sopraggiungere, l’autore cerca di fuggire proprio come un “minacciato” - ritroviamo qui un elenco delle cose più amate da Jorge Luis Borges, tra cui la menzione della “biblioteca”, simbolo che sempre ritorna e ora sembra dischiudere la stessa immagine labirintica e misteriosa proposta dal sentimento amoroso.
Per scappare all’inevitabilità della passione amorosa, l’autore si rifugia nelle consuetudini consolatorie, nelle immagini più benefiche e calmanti, persino nell’amore giovane di sua madre - ovvero l’unico amore rassicurante, che non ferisce, che non tradisce.
Infine, però, deve dichiarare la resa e lo fa servendosi di una delle più belle dichiarazioni d’amore:
Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo.
L’amore - che qui si incarna nella presenza o nell’assenza della persona amata - è il metro del nostro tempo mortale. Borges giunge a questa conclusione, ma la afferma con l’angoscia del “Minacciato”, con la certezza inoppugnabile di chi sa che non c’è difesa dinnanzi a questo inequivocabile “assedio” del sentimento. La metafora bellica non è casuale: l’amore è guerra, parafrasando i versi di Petrarca ovvero Pace non trovo, et non ò da far guerra. Anche l’autore del Canzoniere esprimeva l’amore tramite un gioco di antitesi, rendendo così evidente agli occhi del lettore il proprio dissidio interiore.
Nell’ammettere l’amore per Laura, Petrarca si descriveva come un prigioniero, perché l’Amore è così potente da vincolare l’uomo, ridurlo in catene e non lo libera ma, al contempo, nemmeno lo uccide. E così pure Borges che, nel finale, dice: “già mi accerchiano gli eserciti, le orde”. L’amore è un assedio.
Nella conclusione della poesia la pena d’amore sembra degenerare nella pazzia, realtà e immaginazione si confondono e sovrappongono ed ecco che, proprio in questa climax, appare la verità: l’innamorato è prigioniero nella gabbia della sua mente, il pensiero della donna amata lo tiene in scacco senza tregua nella “stanza irreale” che è una metafora della psiche . Ed è solamente a questo punto, ingabbiato e stritolato mentre un esercito immaginario lo opprime, che l’autore ammette la verità del sentimento, sembra firmare la propria condanna:
Il nome di una donna mi denunzia.
Mi fa male una donna in tutto il corpo.
In questi versi conclusivi - che richiamano la celebre chiusa petrarchesca “in questo stato son, donna, per voi” - Borges afferma tutta la complessità dell’esperienza amorosa che non è fatta solo di dolcezza, ma anche di un certo buon grado di angoscia, di lacerazione, di smarrimento. È qualcosa di inspiegabile, persino per un uomo erudito come l’autore, abituato a schermarsi nella sapienza dei libri, a vivere al riparo delle biblioteche: l’amore ha le sue peculiari mitologie, le sue magie “inutili”, viene descritto come qualcosa di ingovernabile.
Dopo aver fatto appello a superstizioni e scongiuri, ecco che il poeta accetta che le cose sfuggano al suo controllo, si lascia sopraffare dal sentimento, dall’inconoscibile verità del cuore che ben poco a che fare con la razionalità e parla, invece, un linguaggio arcano, occulto, antico, come quello delle arti magiche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “È l’amore” di Jorge Luis Borges: una poesia per San Valentino
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