La lingua italiana è ricca di figure retoriche: tra queste troviamo anche il climax di cui vediamo nello specifico il significato e alcuni esempi.
Prima di proseguire ricordiamo cosa sono le figure retoriche: si tratta di forme espressive particolari che, seppur utilizzano il linguaggio comune, deviano il significato con l’obiettivo di intensificare il senso e l’efficacia del messaggio finale.
Spesso, quando si svolge l’analisi di una poesia o di un componimento, ci si imbatte in questa figura retorica, che andremo di seguito ad approfondire, per riuscire a capire quali sono le caratteristiche di questo espediente.
Climax: definizione e applicazione della figura retorica
La parola deriva dal greco κλῖμαξ la cui pronuncia è klímaks. Il significato letterale del termine è «scala» e non è un caso: il climax, infatti, indica un progressivo crescendo e secondo alcuni anche il culmine. Quest’ultima accezione deriva, con molta probabilità, dalla lingua inglese all’interno della quale la parola ha assunto un significato diverso nel tempo.
Anche se in greco risulta essere femminile, in italiano si utilizza al maschile: per cui diremo il climax e non la climax. Quando possiamo parlare di climax e come riconosciamo la presenza di questa figura retorica all’interno di un testo?
Il climax è un espediente quindi che si usa per accrescere il pathos in uno scritto e che, attraverso la disposizione delle parole in un determinato modo, permette di dare al lettore un senso di maggiore intensità. In questo caso siamo di fronte a quello che viene definito climax ascendente, che quindi dà un senso di progressione marcata.
Si chiama invece climax discendente o anche anticlimax la strategia che permette di avere una distensione del periodo e delle tematiche trattate.
Ora che abbiamo ben chiara quale sia la definizione di climax, vediamo alcuni esempi tratti dalla letteratura possono aiutarci a chiarire come sia stato usato questo espediente dai grandi letterati.
Esempi di climax: passi celebri dove appare la figura
Per spiegare come riconoscere il climax all’interno di un testo partiamo da alcuni esempi del poeta Giacomo Leopardi. Il primo è tratto dalla poesia La sera del dì di festa
e qui per terra | mi getto, e grido, e fremo
Il secondo, invece, lo troviamo all’interno di un’altra opera, dal titolo La quiete dopo la tempesta
chi la vita abborria;
onde in lungo tormento,
fredde, tacite, smorte ,
sudar le genti e palpitar, vedendo
mossi alle nostre offese
Anche ai meno esperti appare chiaro che il climax si costruisce a partire da una serie di aggettivi disposti non in modo casuale ma rispettando un ordine ben preciso e premeditato. A guidare il poeta o chi vuole farne uso deve essere il significato degli aggettivi stessi i quali devono susseguirsi partendo dal meno al più intenso.
In questo modo l’espressività del discorso è marcata e si palesa in modo evidente laddove lo scrittore ritiene sia necessaria una maggiore attenzione. Al contrario si ricorre all’anticlimax o al climax discendente se l’intento è quello di creare una progressiva attenuazione del significato.
Anche Ariosto, nell’Orlando furioso, ricorre al climax per trasmettere con maggior enfasi la crescita della rabbia e della violenza. A tale proposito egli scrive:
Ecco sono agli oltraggi, al grido, all’ire,
al trar de’ brandi, al crudel suon de’ ferri;
Così come Dante Alighieri, nella famosa Divina Commedia, per dare un tocco di realismo ai lamenti delle anime che si trovano nell’Inferno e che sono immersi nella sofferenza:
Quivi sospiri, pianti ed alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai
Il climax conferisce un certo ritmo al testo grazie ad una serie di eventi sincopati e per certi imprevedibili. La narrazione incalza il lettore, trascinandolo nella storia e nell’evoluzione degli eventi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Climax: significato ed esempi di uso della figura retorica
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