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Recensioni di libri

Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani di Giacomo Leopardi

Un saggio incompiuto, rappresentativo del suo tempo, scritto da Leopardi nel 1824, e rimasto inedito fino al 1906.Un’opera di sorprendente attualità che Alberto Asor Rosa ha definito uno dei più grandi libri che siano mai stati scritti sulla nostra identità nazionale.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 24-07-2015

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Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani

Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani

  • Autore: Giacomo Leopardi
  • Genere: Politica ed economia
  • Casa editrice: Feltrinelli

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Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani è un saggio incompiuto, rappresentativo del suo tempo, scritto da Leopardi nel 1824, e rimasto inedito fino al 1906. Il testo comparve quell’anno negli archivi della Biblioteca Nazionale di Napoli. Un’opera di sorprendente attualità che Alberto Asor Rosa ha definito uno dei più grandi libri che siano mai stati scritti sulla nostra identità nazionale. È una lunga riflessione sul tema e sul concetto di nazione, che nacque dalle considerazioni dell’idea di patria dei grandi intellettuali del Risorgimento. Nel Discorso Leopardi approfondisce le condizioni storiche della sua epoca, analizza e raffronta le analogie e le differenze con le altre nazioni europee, e delinea una vera e propria riforma politica. La considerava necessaria, avendo sullo sfondo la grande trasformazione economica in atto in Germania, Francia e Inghilterra: era convinto che la stessa avrebbe potuto condurre anche l’Italia nella modernità del tempo. A riguardo, il grande poeta si chiedeva come mai, a differenza degli altri paesi europei, vigesse in Italia una società di egoismi razionali e perché mai, il passeggio, gli spettacoli, e le Chiese erano le principali occasioni di società. Il suo modello di società civile avrebbe educato tutti al senso di uno Stato unitario.

“In questa universale dissoluzione dei principi sociali, in questo caos che veramente spaventa il cuor di un filosofo, e lo pone in gran forse circa il futuro destino delle società civili e in grande incertezza del come elle possano durare a sussistere in avvenire, le altre nazioni civili, cioè principalmente la Francia, l’Inghilterra e la Germani, hanno un principio conservatore della morale e quindi della società, che benché paia minimo, e quasi vile rispetto ai grandi principii morali e d’illusione che si sono perduti, pure è d’un grandissimo effetto. Questo principio è la società stessa.“

La società stretta e il vincolo sociale sono tra i punti più importanti del suo Discorso. Le società strette (le classi dirigenti) fissano i buoni costumi e le virtù pubbliche (vincoli sociali) e definiscono gli interessi per la collettività, creando una società ben ordinata. Un mondo condiviso di cose, in mancanza di un’unità politica, comporta l’importanza a perseguirle da parte di ciascuno nel vivere la propria vita.

“Or la vita degli italiani è appunto tale, senza prospettiva di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta al solo presente … Or da ciò nasce ai costumi il maggior danno che mai si possa pensare. Come la disperazione, così né più né meno il disprezzo e l’intimo sentimento della vanità della vita, sono i maggiori nemici del bene operare, e autori del male e della immoralità. Nasce da quelle disposizioni la indifferenza profonda, radicata ed efficacissima verso se stessi e verso gli altri, che è la maggior peste de’ costumi, de’ caratteri,e della morale.”

L’interesse pubblico, scrive Salvatore Veca nell’introduzione all’opera, presuppone per la sua definizione la circolazione di quella moneta sociale preziosa che è la fiducia. La filosofia dell’organizzazione del sociale espressa da Leopardi avrebbe condotto ad una piena libertà dell’individuo, per cui la sua teoria politica diverrà per alcuni studiosi, nel corso del Novecento, un teorema rivoluzionario se non proprio anarchico. Leopardi aveva già composto le Operette morali, non approvate dai suoi amici intellettuali, e il Discorso, scritto successivamente, non sarà altro che una conferma dei suoi pensieri, delle sue riflessioni, accresciuta dalle letture di de Tocqueville, Montesquieu e di Machiavelli. Leopardi intendeva la politica come una scienza e le sue meditazioni a riguardo delineano una filosofia etica appassionante sull’interesse pubblico e sull’utilità comune. Scrisse il Discorso a ventisette anni, nella sua casa di Recanati. Un’opera preziosa nella quale il giovane favoloso sostiene con impegno la civiltà e nella quale ha saputo descrivere alcuni tratti fondamentali della nostra cultura del passato e alcune delle cause dei nostri insuccessi. Il carattere degli italiani e il loro individualismo, che non esita a definire cinico, sono ancora le reali valutazioni del nostro presente. Consigliato!

Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani

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Commenti: 2

  • giorgio casadio
    10 maggio 2019, 21:24

    Col linguaggio di allora (quasi due secoli or sono) Leopardi sembra descrive l’Italia di oggi.
    Dovrebbe essere studiato almeno alle superiori.
    Dovrebbe esser fatto leggere ai nostri duellanti governativi.

  • Teresa D'Aniello
    12 maggio 2019, 19:27

    Gentile Giorgio,
    non posso che concordare con lei!

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