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Recensioni di libri

Daccapo di Dario Franceschini

2011 - Un uomo politico diventato scrittore racconta una storia del tutto imprevedibile. Come riconoscere in Dario Franceschini, l’austero uomo politico del Partito Democratico, per poco non eletto segretario alle primarie, l’autore di questo romanzo surreale?

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 22-06-2011

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Daccapo

Daccapo

  • Autore: Dario Franceschini
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Bompiani
  • Anno di pubblicazione: 2011

Scheda e prezzo libro:

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Come riconoscere in Dario Franceschini, l’austero uomo politico del Partito Democratico, per poco non eletto segretario alle primarie, l’autore di questo romanzo surreale, imprevedibile, che fa pensare al realismo magico di Bontempelli e a certe scene del teatro pirandelliano, dove tutto sembra diverso dalla apparenza, in un continuo gioco delle parti che si conclude in modo per certi versi atteso, ma non è detto?
Daccapo.

“Guardò l’enorme massa d’acqua che scorreva maestosa e gli parve che proprio quello fosse il confine tra le due sue vite. Ippolito faceva quella stessa strada e, di certo, anche per lui, tutto cominciava daccapo appena arrivato sull’altro argine”

Franceschini ambienta tra Mantova e Ferrara la sua storia. Siamo alla fine degli anni’ 40: il notaio Ippolito Dalla Libera, stimatissimo ed autorevole professionista di provincia, vedovo, da tempo ha lasciato lo studio nelle mani dell’unico figlio Jacopo, che, ubbidiente e devoto, lo assiste e lo segue fedelmente eseguendone ogni desiderio. In casa vivono oltre all’ormai malato Ippolito, la coppia di figlio e nuora, la gelida Albina, e la fantesca Corinna. La grande casa trasuda conformismo, ricchezza, riti abitudinari, freddezza nei rapporti di relazione. Al momento dell’aggravarsi della malattia, il notaio convoca il figlio a cui affida un incarico sconcertante e sconvolgente: dovrà, l’indomani stesso raggiungere la città di Ferrara, presentandosi all’indirizzo di una donna, una prostituta, dalla quale lui ha avuto, molto tempo addietro un figlio. In realtà i figli sono cinquantadue, generati con altrettante prostitute del quartiere. Jacopo dovrà presentarsi con un quaderno nero in mano, prova tangibile della veridicità delle affermazioni di suo padre. Per Jacopo, comincia, da questo momento, l’inizio di un’altra vita. Percorre a ritroso le strade battute dal padre, le donne che ha incontrato, scoprendo segreti celati da un quartiere ferrarese di ladri, prostitute e insoliti personaggi: la vecchia inconsapevole Gabriella, il depositario di un’incredibile anagrafe privata, Vincente, un meccanico di biciclette, Sante, che ha incontrato Coppi e Bartali, appagato per la vita da quell’episodio. Ma Jacopo prova il vero cambio di rotta nella sua vita con l’incontro con la giovane prostituta Mila, bella e solare, che lo inizia ad una diversa esistenza, dove si gioisce, si balla, si ride, si fa l’amore, si perdona. La lenta metamorfosi di Jacopo, il suo provare a ricucire i rapporti con i suoi cari, soprattutto Albina, divenuta negli oscuri anni del loro matrimonio una sconosciuta, parlano di un percorso di crescita che si forma incontrando ed accettando la diversità, l’anormalità, il disordine.

Libro fortemente metaforico, pieno di rimandi, di simboli, di citazioni, scritto in un linguaggio d’epoca, come l’orologio da panciotto di Jacopo, la vestaglia bianca di Ippolito, la presenza di oggetti datati come il burò, il filobus, gli scuretti, la lambretta, la fantesca... Singolare da parte dello scrittore aver scelto il cinema per svelare i misteri delle vite intrecciate dei diversi protagonisti. Lo svelamento della verità nascosta e impresentabile, infatti, viene affidata ad una cinepresa e alle bobine di celluloide che ci hanno accompagnato nei primi anni cinquanta, come metafora di una modernità che affida alle immagini in movimento il compito di raccontare una società in forte crisi identitaria e tesa ad un definitivo mutamento.

Cominciare daccapo, far esplodere il passato, come in una scena di un celebre film di Antonioni, “Zabriskie Point”, con cui si conclude il coraggioso romanzo di Dario Franceschini, sembra la cifra che l’autore vuole suggerire a tutti noi, spesso prigionieri di maschere, gabbie, ruoli, che non abbiamo scelto e di cui non riusciamo a disfarci. Ma ci si può provare, suggerisce l’autore.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Daccapo

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Commenti: 3

  • serena gobbo
    22 giugno 2011, 16:40

    Con questa impazzante moda dei ghost writers, come si fa ad essere sicuri che sia davvero stato Franceschini a scrivere questo libro?

  • Redazione
    22 giugno 2011, 16:42

    Questo vale per tutti i libri: bisogna fidarsi. :)

  • Dissonus
    16 ottobre 2011, 15:08

    ci sono molte cose in questo libro, non solo una storia, eccessiva certo, ma non del tutto improbabile (per il tempo e per l’ambiente); ma ci sono tanti rinvii: alle scritture dell’America meridionale, al “visual”, al senso magico delle cose....ma forse c’è una capacità di cogliere l’immagine e il colore, che - al di là di tutto- rende la cifra di uno scrittore, secondo me, vero

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