Con gli Alpini. Dal Rombon all’Ortigara 1915-16. Alla conquista della Bainsizza 1917
- Autore: Piero Robbiati e Luciano Viazzi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2024
Curate e integrate da Luciano Viazzi, storico militare e autentica autorità negli studi sulle operazioni in montagna nel primo conflitto del Novecento, tornano a disposizione degli appassionati e dei lettori interessati le memorie di Piero Robbiati, sottotenente degli Alpini nella Grande Guerra, unificate in un volume Mursia, Con gli Alpini. Dal Rombon all’Ortigara 1915-16. Alla conquista della Bainsizza 1917 (maggio 2024, 312 pagine), nella collana “Testimonianze tra cronaca e storia 1914-1918: prima Guerra Mondiale”. Significativo l’apparato fotografico in bianconero in due inserti, di 10 e 18 facciate ciascuno. Sono scatti in gran parte dello stesso Robbiati, ripreso in una foto in copertina, comandante delle salmerie del battaglione Monviso, con la mula Barricata, nell’agosto del 1916 a Brentonico.
Il giovane disponeva di un apparecchio portatile, forse Kodak, di minimo ingombro e di prestazioni rudimentali ma efficaci. Voleva soprattutto conservare un ricordo dei commilitoni (figurano tanto soldati che ufficiali, senza distinzioni di ceto militare) e dell’ambiente, nei settori del fronte sui quali aveva vissuto e combattuto. La maggior parte delle immagini (salvo quelle davvero eccezionali sulla Bainsizza) risalgono a fasi di stasi delle operazioni militari e di relativo riposo dei reparti.
Il testo, nella nuova e prima edizione integrale, unisce i due diari di guerra originariamente manoscritti dall’ufficiale alpino, apparsi in due volumi distinti nel 1998 e pubblicati da un altro editore, sui combattimenti delle penne nere prima in settori montani, nelle Alpi Giulie (il Monte Rombon) e vicentine (il Monte Ortigara), poi sul Carso sloveno, nell’XI battaglia dell’Isonzo.
Gli autori sono entrambi scomparsi. Piero Robbiati (1895-1949) dopo la guerra è stato anche giornalista presso diverse testate, assiduo collaboratore de “L’Alpino”. Luciano Viazzi, piemontese di Nizza Monferrato (1930-2019), ufficiale delle penne nere, scalatore, fotografo e giornalista, ha scritto oltre trenta saggi sulla storia delle truppe alpine e della Grande Guerra, molti pubblicati da Mursia.
Toccanti e lucide le anticipazioni del sottotenente nella presentazione, sotto il titolo amaro Esperienze inutili. Dopo tanti anni passati dalla prima guerra, “le quote sulle quali abbiamo temprato la nostra anima ventenne” si allontanano nelle nebbie del tempo.
Apparteniamo ad una generazione sorpassata e i migliori dei nostri, il meglio di noi, sono rimasti a brandelli sui reticolati dell’Isonzo e del Piave
che niente riusciva a schiantare.
Erano ragazzi che rischiavano l’incolumità e la vita per tagliare i fili spinati con le pinze o farli saltare con la gelatina. Gente che ha vissuto il logoramento, la pena, la passione come quella del Cristo, “di una guerra di sfottimento, di dissenteria, dell’impossibile”, per conquistare il cocuzzolo del Vrsic o per il Dente del Pasubio, a solo trenta metri di distanza dagli avversari. Di cattivo umore si sparava di continuo, di buona vena si lanciavano pagnotte.
Oppure la guerra delle mine: mesi interi a scavare dentro la montagna e poi la cima salta in aria, ma il giorno dopo tutto torna come prima. O la guerra per crode: oggi una guglia, domani una forcella, dopodomani un colatoio, ore di scalata, di acrobazie, di lotta con la roccia e con il ghiaccio, tutto per la cattura di pochi uomini e la presa di un passo, conquistato troppo tardi per essere sfruttato.
E la guerra degli altipiani, due poveri battaglioni di territoriali abbandonati a se stessi per difendere l’ampio cerchio delle Cime Portule, Undici e Dodici. Sei, sette chilometri. Arrivano pochi assaltatori e la difesa salta in ventiquattrore. Per tentare di riprendere quelle posizioni, cinquanta battaglioni di alpini si frantumeranno l’anno dopo sull’Ortigara. Robbiati stentava ancora dopo tanto tempo a comprendere gli obiettivi dell’ostinazione contro quel monte spoglio, lui che è stato protagonista della vita e della lotta sul Rombon, sul Kucla e su Quota 356 dell’Oschedrihl, dove conobbe l’ebrezza della vittoria con gli alpini del Pasubio.
L’ottimo Viazzi accennava alla gestazione piuttosto laboriosa di questo libro di ricordi e testimonianze. Informava che l’autore era stato un valoroso ufficiale combattente, capace di tenere un vivace e umanissimo diario di guerra, ossatura di questo lavoro. Primo impegno, portato a termine nel 1956, dattiloscrivere il diario copiando il manoscritto: ha provveduto il fratello Paolo, con la nipote Biancamaria. Per loro, trascrivere quelle memorie non solo riportava a nipoti e pronipoti l’umanissimo calvario di Piero, ma riusciva a far rivivere “le più elette doti della sua anima grande”.
Tuttavia, le memorie, per quanto importanti, rappresentavano la minima parte della copiosa produzione di Piero Robbiati, in oltre cinquantanni di pubblicistica. Il più dei suoi articoli aveva solidi spunti autobiografici, spesso funzionali alle vicende narrate nel diario. Anche questi materiali sono stati perciò adattati nel lavoro, rielaborati e integrati in un discorso unitario. C’è stata pure la necessità di descrivere in modo più esteso e generalizzato le maggiori battaglie cui prese parte col suo plotone o compagnia. In effetti, era sembrato troppo riduttivo e parziale limitarsi al racconto individuale o episodico di fatti che coinvolgevano un solo reparto. Si è voluto inquadrare queste testimonianze isolate in un quadro più vasto, usando in qualche caso anche fonti avversarie, per far risaltare meglio la significativa presenza del protagonista.
In qualche parte, concludeva Luciano Viazzi, è stato necessario
snellire i testi o in parte modificarli nella forma, salvando sempre la sostanza e le idealità di un vero alpino, di cui oggi s’è perso persino lo stampo!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Con gli Alpini. Dal Rombon all’Ortigara 1915-16. Alla conquista della Bainsizza 1917
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