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Recensioni di libri

Cercando la mia Itaca di Fulvio Drigani

Robin, 2020 - Un romanzo coinvolgente e dalla trama ben congegnata, ricco di mistero e colpi di scena, ma anche di riflessioni profonde sulle ingiustizie sociali e sull’equilibrio precario che regge la vita di tutti noi.

Milù Pubblicato il 21-05-2020

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Cercando la mia Itaca

Cercando la mia Itaca

  • Autore: Fulvio Drigani
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Un anno dopo la pubblicazione di #ColVentoInPoppa, il suo romanzo d’esordio, Fulvio Drigani si ripresenta ai lettori con la sua seconda opera, Cercando la mia Itaca, con la quale conferma le doti che aveva già mostrato nel primo romanzo: forza narrativa, precisa caratterizzazione dei personaggi e prosa limpida, brillante e mai retorica, qualità che mettono il lettore a suo agio fin dalle prime pagine. Proseguendo poi nella lettura, si scopre anche che la trama è ben congegnata, ricca di colpi di scena e che Drigani è abile nel rendere le sfumature dei personaggi nelle situazioni che si vengono a creare, riuscendo anche a far meditare il lettore sulle ingiustizie sociali che lacerano il mondo, senza per questo appesantire la narrazione. Il fatto infine che la vicenda sia raccontata in prima persona rende la lettura ancor più coinvolgente e ci fa sentire partecipi del destino del protagonista.

Il romanzo si incentra sulla figura di Michele, un cinquantenne che sta attraversando un momento difficile e che, con un viaggio in un luogo lussureggiante dell’Africa, vorrebbe svagarsi per staccarsi in modo netto dalla deprimente solitudine che sta vivendo a Bologna. Non appena arrivato, però, viene subito a contatto con delle persone che lo trascinano in direzioni per lui inaspettate e, ben presto, si vede perfino coinvolto in una rischiosa avventura, ovvero l’affannosa ricerca di un uomo misteriosamente scomparso.

Mentre si svolgono queste vicende, Michele cerca anche di ritrovare un equilibrio interiore, ma l’arrivo inaspettato del figlio lo mette in forte difficoltà. Con lui, infatti, ha un rapporto difficile e non giova certo il fatto che assomigli così tanto alla madre. Non è dunque facile rimettere in moto la propria vita e questo Drigani ce lo dice con le seguenti parole:

“Non si è capaci di governare i nostri sentimenti più profondi, non si può trattare noi stessi come Lazzaro, “alzati e cammina!”, deve scaturire in modo naturale da noi il desiderio, la forza di volontà di camminare e questo avviene solo quando ne siamo pronti, non quando lo vorremmo.”

Gli eventi intanto incalzano e la ricerca dell’uomo scomparso diventa un giallo dagli esiti incerti che coinvolge Michele sempre di più. Nel frattempo, però, cerca anche di innamorarsi di nuovo, di ricucire il rapporto col figlio e di rifarsi una vita. Sono giorni convulsi, durante i quali Michele oscilla fra la sensazione del fallimento totale e la speranza di essere vicino alla rinascita.

Tutti in nodi vengono al pettine nel concitato e drammatico finale che, se da un lato dà risposte precise sul futuro di Michele e sul destino dell’uomo scomparso, dall’altro non è affatto scontato, lasciando ampio spazio al lettore per elaborare le proprie conclusioni sulla vicenda umana di Michele e, più in generale, sul precario equilibrio che regge la vita di ognuno di noi.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cercando la mia Itaca

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