
Sono usciti finalmente in Italia i carmi di Odilon-Jean Périer, il poeta belga nato nel 1901 a Bruxelles, che scrisse versi in un lasso di tempo breve, giacché per una malattia contratta durante il servizio militare morì a ventisette anni.
Il carme (dal latino carmen, canto, canzone) è una poesia dal tono solenne e dal carattere rituale e propiziatorio; il primo a comporre centosedici carmi fu Catullo.
Nel tempo, con carmi sono indicati i componimenti poetici, le poesie con un termine aulico. Nel caso di Carmi di Odilon-Jean Périer (edizione Lorenzo de’ Medici Press, 2023), usare questo termine è stata una scelta della traduttrice Ilaria Guidantoni dal francese Poèmes.
La poesia di Périer ha delle caratteristiche del Simbolismo francese di fine Ottocento, ovvero la poesia è musica e non deve avere contatti con la realtà, ma con le emozioni dell’individuo. Il poeta di Bruxelles non smentisce, ma afferma che il suo unico referente e meta irraggiungibile è il poeta francese Arthur Rimbaud, che Périer idolatra.
La Francia ha avuto il poeta originale, ancora famosissimo se non per le poesie, ma per essere stato il compagno e l’amante di Paul Verlaine, che per Rimbaud abbandonò moglie e figli.
Périer invece non poteva dirsi francese, era nell’area francofona belga e innamorato della sua città natale, Bruxelles. Fu il poeta ragazzino che ispirò con le sue parole il regista Wim Wenders che grazie a Périer girò uno dei suoi film più belli, Il cielo sopra Berlino, del 1987.
Le poesie di Périer sembrano esaltare l’acqua come elemento primigenio per la vita della natura e dell’uomo, come La Sorgente che recita:
(Un consiglio per l’autunno) / Granaio, stagione forte, / Ottobre dalle belle mele / ti respireremo / come carne di cervo. Colori, silenzio - autunno / cullate le mie passioni: / ma che non portate, anche impure, agli uomini / queste lacrime monotone? / Bosco: quest’acqua solitaria / quest’oro silenzioso. / - che la salute leggera / ti sollevi, ti illumini! / - Ma che tu ti senti meglio / un uomo, sulla terra, / avendo bevuto nelle tue mani, avendo aperto gli occhi / - avendo toccato Dio.
L’acqua come oro silenzioso, che a berla stai già meglio, è un’immagine molto toccante, ma lo è di più che attraverso l’acqua pura si tocchi Dio. Quest’ultimo verso non sarebbe piaciuto al suo mentore Rimbaud, che fu un ateo mangiapreti, tranne alla fine quando prima di morire in ospedale la sorella chiese per lui l’estrema unzione.
Non è che Périer non avesse momenti di patimento, come se già sapesse della sua morte prematura (morì nel 1928 senza conoscere suo figlio, che nascerà solo qualche giorno dopo). Sono parecchi i versi in cui Périer si lascia prendere dalla malinconia come in Ritorno notturno:
Ah! Maggio ciondolo / tu ti gonfi di musica! / Le colline d’Occidente / che una corona di frumento veste / saranno i miei carri bucolici. / Pesanti di nebbia e di notte / (oh mio maestro in poesia), / saggi princìpi che si susseguono / attraverso la luce e il rumore / (principi che si tormentano),
beviamo il tè violento / di cui gli uomini infreddoliti si inebriano! / In un silenzio eclatante / un dio mi cinge, mi prende, / - e ride di sentirmi vivere
Pur essendoci della tristezza e anche una propensione alla lentezza, a godere della natura, siamo chiamati tutti.
Ad un certo punto l’autore scrive: "Ci bagneremo tutti insieme", in un afflato panteistico.

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