Avrai vent’anni tutta la vita
- Autore: Nicola Mariuccini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2020
Avrai vent’anni tutta la vita: già dal titolo, quest’ultimo romanzo di Nicola Mariuccini cattura l’immaginazione. È un titolo ambiguo, intrigante, la famosa “promessa o minaccia” che potrebbe trasmettere gioia o pena: avere solo vent’anni per tutta la vita sarebbe come vivere una vita eterna, come essere un novello Dorian Gray. Oppure, come purtroppo nel caso di Luigino Reattino, il personaggio principale di questo romanzo, potrebbe equivalere a una condanna a vita, a una punizione che prevede che il prigioniero trascorra una vita sospesa in attesa di una pena severa o di un’assoluzione.
Luigino Reattino, il protagonista principale del romanzo, è stato infatti imprigionato per “crimini contro lo Stato”, per atti di terrorismo in quanto membro delle Brigate Rosse, anzi, è considerato come uno dei mandanti dei crimini, il famigerato “burattinaio” che, in ultima analisi, è il peggiore dei peggiori, il primo responsabile delle morti e di tutta la distruzione che il sovversivismo ha comportato in Italia negli anni ’70. La storia della sua lunghissima carcerazione e successiva assoluzione, la lotta anche psicologica che il protagonista ha condotto con e contro sé stesso nel tentativo di rimanere coerente e sano di mente la prigionia, che ha comportato anche lunghi periodi di isolamento, le perdite che ha subito, quelle personali delle persone amate e quelle pubbliche della sua immagine e della sua possibilità di crescere e diventare uomo (ecco quel sinistro “avere vent’anni tutta la vita”) e le sofferenze che sono continuate anche dopo la scarcerazione, sono state già argomento di numerose discussioni sia durante le presentazioni del libro, quando ancora era possibile farle, sia in interviste e recensioni.
Quindi, non essendo un’esperta di politica, sebbene, come tutte le persone che vivono appieno le loro vite, mi interesso di politica e ho forti convincimenti riguardo a essa, e non essendo italiana, sebbene vivessi già in Italia in quei cosiddetti anni di piombo, preferisco, come professore universitario di letteratura inglese, aggiungere al già detto ciò che forse non è ancora stato abbastanza analizzato. Ho deciso quindi di esaminare questo romanzo proprio dal punto di vista del romanzo “come genere letterario”, il genere letterario nato e sviluppatosi in Inghilterra e successivamente in America, e ho individuato vari aspetti interessanti da studiare.
In primo luogo, la prima parte di questo romanzo, come altri già pubblicati da Nicola Mariuccini, è scritta interamente attraverso dialoghi, all’interno dei quali non viene mai indicato il nome del personaggio che sta “parlando”. Non so se si riesce facilmente a comprendere l’enorme sforzo che lo scrittore deve compiere per rendere trasparente, esclusivamente attraverso il senso del contenuto delle cose dette, l’identità dell’interlocutore di ogni pezzo di dialogo. Personalmente, sono sempre rimasta affascinata e molto ammirata della bravura di Mariuccini, quando decide di procedere esclusivamente per dialoghi, nel non smarrire mai il filo del discorso né tantomeno perdere l’interesse del lettore. Essendo poi quella del “narratore” una funzione fondamentale nella struttura del romanzo, Mariuccini si rivela ugualmente coraggioso (e bravo!) nel far svolgere, in questo modo, il ruolo di narratore proprio ai personaggi stessi che, parlando, rivelano tutta la retroscena che serve al lettore ed è ugualmente coraggioso nello scegliere gli argomenti dei suoi romanzi, spesso “esplosivi” o perlomeno difficili da gestire, come in questo caso in cui tutto si dipana sul filo del rasoio e in cui la delicatezza nel trattare l’argomento è di fondamentale importanza.
La trama, nel caso di questo romanzo, è stata in un certo qual modo “predefinita” per il fatto che Nicola Mariuccini racconta una storia vera, seppur romanzata. L’autore, comunque, trova anche qui un espediente letterario che gli permette di rendere “sua” la storia raccontata: divide il romanzo in tre parti distinte, la prima, fatta tutta di dialoghi, sempre forti e convincenti, racconta il periodo della carcerazione e la seconda parte, tramite riferimenti a date e fatti, racconta la difficile vita di Luigino dopo l’assoluzione e la scarcerazione e fino alla sua morte; una terza parte è poi una specie di “epilogo” o “appendice” in cui sono rivelati molti dei retroscena, soprattutto riguardanti il rapimento del generale americano Dozier. Questa vicenda è in verità la causa scatenante dell’arresto e della susseguente prigionia di Luigino, e costituisce una scelta autoriale che fornisce alla struttura e al romanzo stesso uno spessore molto più ampio e complesso.
I personaggi, con l’eccezione di quello principale di cui si parla anche in terza persona nella seconda e terza parte del romanzo, essendo individuabili esclusivamente tramite dialoghi, rivelano, sì, una dimensione più “umana” in virtù del fatto che parlano come una qualsiasi persona vivente, ma acquistano anche una certa piattezza di fondo, come se fossero quei personaggi fatti con il cartone che delle volte si vedono appoggiati fuori dei locali per invitare, al posto del gestore, la gente a entrare. Questa presenza bidimensionale, invece di togliere vitalità al racconto, diventa un plus valore in quanto sottolinea come la verità, anche nei casi e momenti più importanti della vita, sia spesso solo apparente e sempre fuggevole.
Mescolati in questa “bidimensionalità” ci sono i concetti di tempo e di spazio, sempre importantissimi componenti di tutti i romanzi, che, in questa storia, vengono sapientemente sfocati per aumentare l’incredulità che tutta la vicenda crea nella mente del lettore.
Questo di Nicola Mariuccini è un romanzo da leggere. Fa rileggere in modo diverso e nuovo i fatti che sono rimasti impressi nelle menti di tutti quelli che li hanno vissuti e che possono essere fonte di riflessione per le generazioni successive.
Avrai vent'anni tutta la vita
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