Autunno tedesco
- Autore: Stig Dagerman
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2018
E alla fine il Reich cadde.
E come sempre quando qualcosa di importante per il mondo avviene, una folla di giornalisti si è precipitata a raccogliere e documentare quell’evento così che in ogni stato, in ogni casa, in ogni angolo del globo si potesse venire a conoscenza di ciò che era successo e di come le cose erano, finalmente, cambiate.
Stig Dagerman non fa differenza in questo: viene inviato in Germania per tastare in prima persona quanto accaduto e scriverne così un pezzo per la Svezia, la sua nazione. Ma Dagerman non riesce e non può scrivere solo di ciò che il suo pensiero politico vorrebbe mettere a chiare lettere su carta.
No, un reportage per essere ben fatto deve essere uno scatto della realtà, raccontare nel modo più fedele quanto l’occhio del proprio narratore coglie, anche se ciò significa dar rilevanza a un quadro che non appartiene ai propri desideri.
È cominciata a Coventry
Autunno tedesco (Iperborea, 2018, trad. di Massimo Ciaravolo) è uno spaccato di realtà.
In un reportage breve nato dall’esigenza di parlare delle nuove elezioni politiche ormai necessarie e proiettate verso il futuro, ciò che viene a galla sono le difficoltà patite da migliaia di persone tedesche che fino a qualche tempo prima vivevano in condizioni benestanti, con un tenore di vita spesso sopra la media, ora si nutrono di patate bollite in scantinati dove l’acqua arriva oltre le caviglie e i fumi delle stufe impestano l’aria e fanno uscire i bambini per le strade in cerca di cibo, piccoli furti resi necessari da condizioni ora difficili a cui porre rimedio sembra impossibile.
È la veridicità ciò che distingue Dagerman da molti altri giornalisti. Non c’è giudizio nelle parole di questo libro, non ci si pronuncia sul giustizia di quelle condizioni estreme, non si cerca di vedere quello stile di vita come conseguenza giusta o punizione a lungo attesa e finalmente arrivata.
L’autore riporta le condizioni dei bambini tedeschi, parla di corse per accaparrarsi lungo i binari del tram qualche patata che è caduta da un banchetto o è sfuggita dalle borse di qualcuno, senza prestare attenzione alla pericolosità di quel gesto. E poco importa se quella è Amburgo, la porta sul mondo, sul mare, cosmopolita e autoritaria, o la periferia di una Berlino senza più anima né forza. Quel dolore ormai ha impregnato le case in muratura crollate sotto gli attacchi americani, e le persone, quei cittadini prima fieri e orgogliosi che ora si trovano a sopravvivere aggirandosi come anime sperdute tra i resti di città dove una volta si sentivano protetti e a casa.
Questi uomini sono le rovine più belle della Germania, ma per il momento altrettanto inabitabili dei cumuli di case crollate tra Haselbrook e Landwehr, dall’odore acre e amaro di incendi estinti nell’umido crepuscolo autunnale.
Quelle persone ormai vuote, pallide e fumose nel loro girovagare in cerca di qualche bene che possa dar loro riparo caldo, cibo o una parvenza di lavoro che permetta loro di recuperare qualche soldo, anche se ciò significa aggirarsi tra anfratti gestendo un vero e proprio mercato nero, perché la moneta non vale più nulla e i conti in banca sono bloccati nel loro consentire prelievi così risicati che non permettono di comprare neppure una confezione di uova, o un tozzo di pane.
È un ritratto impietoso che si snoda attorno a una domanda cardine: “quale partito hai votato durante le elezioni?” Come se delle elezioni in un momento del genere potessero rappresentare la formula magica per mutare le sofferenze col semplice apporsi di una firma.
E allora ha ancora meno senso domandare, secondo Dagerman, come si vivesse sotto il partito nazista. Ovviamente quelle persone che ora conoscono la povertà e la miseria lasciano intendere di apprezzare quando non di amare quel periodo in cui vivevano bene, avevano possedimenti e non dovevano costruire una parvenza di casa in ciò che rimane di bagni di comprensori scolastici ormai in rovina.
Non bisogna perciò cercare in quelle parola il rimpianto per la caduta di un’ideologia di orrori come simbolo di un popolo nazista, dove l’idea politica è rimasta immutata. Bisogna osservare la realtà e calare nel contesto quanto viene raccontato, serve uno sguardo sufficientemente distaccato dai propri pensieri e dalle proprie emozioni per essere in grado di tracciare i contorni di un popolo in rovina senza banalizzazioni di sorta.
Vivendo alla soglia-limite della sopravvivenza non si combatte innanzitutto per una democrazia, ma per allontanarsi il più possibile da tale limite.
Dagerman riesce bene nel suo intento di essere al di fuori delle fazioni politiche, lui racconta la realtà per come la vede, cerca di portare in patria la descrizione più vicina al reale possibile di un popolo in rovina catturando le opinioni di tutti, captando i sentimenti e sapendoli calare nel momento e nel contesto.
Si disinteressa completamente dell’opinione personale sua così come del proprio lettore: non importa quindi se a qualcuno l’empatia per la miseria che qui traspare può dar fastidio, così come i commenti acidi e infastiditi sugli inglesi possano far storcere il naso e ribollire il sangue. La verità è l’unica cosa che conta.
Leggendo queste pagine ci si trova a riflettere muovendosi spesso in un territorio non segnato dal confine restrittivo di ciò che altri ritengono “giusto”, ma ci si spinge a far scontrare la realtà dei fatti con la propria posizione, e alla fine a prescindere dalla propria idea il lettore è portato ad avere una panoramica più completa della situazione.
Di certo si tratta di un reportage molto interessante soprattutto per tutti coloro che desiderano approfondire ciò che è accaduto nell’immediato “dopo”, conoscere meglio le emozioni e la situazione dei tedeschi che vivevano in grandi città e si sono trovati velocemente a perdere ogni cosa, dalla casa al denaro alla dignità di sempre. Non si trovano qui conferme sulla propria posizione politica o sul proprio pensiero ma un continuo porsi domande che spingono verso la nascita di quesiti sempre più complessi, profondi e a cui dare risposta univoca è spesso più complesso di quanto non appaia arrogandosi la convinzione - e il diritto - che la propria opinione sia quella corretta e logica.
Autunno tedesco
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Un libro perfetto per...
A tutti coloro a cui interessa approfondire il periodo post caduta del Reich tedesco e a chi apprezza riflettere sulle proprie opinioni lasciandosi portare in una visione diversa della situazione giudicata.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Autunno tedesco
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