Api grigie
- Autore: Andrei Kurkov
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Keller Editore
- Anno di pubblicazione: 2023
Le api sono insetti operai e operosi. Indispensabili, autonomi ma anche bisognosi ci cure, con una regina a cui dare polline e nutrimento per la creazione di altre come loro. Le api vivono di fiori e di luce, non contemplando zone d’ombra o zone non identificate. Mai di zone di grigie.
Mai fino ad ora. Fino a che il protagonista di Andrei Kurkov in Api grigie (Keller Editore, 2023, trad. di Rosa Mauro) trova le loro arnie in quella parte di mondo al confine tra Ucraina e Russia: il Donbass.
Api che sono spirito di vita che si ricrea. Ciclo vitale. Che qui in questa parte di mondo si fa nebuloso. Nebbioso. Grigio.
Le api di Andrei Kurkov sono proprio così: grigie, sopite, soffocate dal grigio del cielo. Dal grigio dell’inverno. Dal grigio della guerra.
Andrei Kurkov, autore già di Diario di un’invasione, un saggio cronaca e riflessione vivida e vissuta sulla pelle dell’attuale situazione politica e bellica, con Api grigie torna al romanzo e lo fa ritrovando la dicotomia del romanzo in modo perfetto ed opposto ai suoi saggi (che sanno più di cronaca di guerra).
Lo stesso autore lo evidenzia attraverso le sue parole:
Dopo l’avvio l’inizio della guerra mi è risultato sempre più difficile scrivere. Scrivere, però, è il mio mestiere. E in questo periodo di guerra ho scritto. Non romanzi ma saggi, resoconti, articoli. Ho vissuto una situazione politica e quotidiana che non me lo permetteva. Il romanzo implica metodo ed intimità. Una intimità emotiva, quasi. Che la guerra non ti permette. La guerra ti distrarre verso altro. La vita, la morte, la tua stessa sopravvivenza.
Ma nel libro Api grigie, sono ritornato a raccontare non a fare cronaca…anche se nel libro la guerra è presente prepotentemente direttamente e indirettamente.
Una storia che è racconto di vita vissuta anche se immaginata, che ha come sfondo l’attuale situazione politica in Ucraina e nel Donbass.
L’apicoltore Sergej e Paska, nemici da sempre, si trovano loro malgrado a diventare unici abitanti di un piccolo villaggio della fascia “grigia”, incapsulata tra Donbass e fronte di guerra.
Malava Starogradovka è il nome del villaggio che li trova unici abitanti rimasti. In una solitudine che diventa essenziale dipendenza dall’altro, uniti da una inamovibile convinzione che “abbandonare il villaggio” avrebbe significato la definitiva scomparsa.
Alternative possibili a questa definitiva e sempre più possibile conclusione della loro esistenza sono due: fuggire e diventare profughi per comunque mai più tornare; rimanere fino alla fine con la morte a fare da terzo incomodo reale.
Il loro essere nemici giurati si trasforma fino a diventare necessario supporto l’uno dell’altro. In un inverno dove le bombe cadono fitte come la neve ma decisamente molto più dannose alla vita.
Paska è fumantino, convinto che in qualche modo la guerra sia necessaria a un risultato.
Sergej, al contrario, è tenero, malinconico, dedito alla sue api di cui sa tutto. Sono la reale vita. Il “miele del Donbass”. Attorno ad esse ruota la cadenza della sua in intera esistenza. Niente c’è oltre ad esse.
Per Sergej la guerra c’è, ma è lontana e in qualche modo non lo riguarda
Per Paska, invece, è il reale. Vicina. È la sua realtà.
Per Sergej vale il motto:
Non sentire niente, non vedere niente
Dove il benessere delle sue api è essenziale, poiché:
Non sono come l’uomo. Distruttivo caotico. Avulso dall’ordine. Capace solo di distruzione. Senza saggezza ne produttività. Le api hanno un obiettivo chiaro da subito.
Per Paska, invece, l’obiettivo è di altri, ma lo ha fatto suo e in qualche modo lo attende e lo guarda da lontano e forse prima o poi lo dovrà subire.
Ma tutto muta, non solo la guerra che si è presentata alle loro porte.
E in un caldo giorno di primavera le api iniziano il loro spostamento verso campi dove poter trovare fiori per il loro miele.
Paska resta, mentre Sergej segue le sue api e lascia la zona grigia.
E quella che sembra una migrazione dovuta solo a quegli insetti operosi sarà la rivelazione e consentirà all’apicoltore di sollevare il velo sull’altra Ucraina, quella rossa del sangue di un guerra che sta devastando lentamente la terra.
Che non ha più fiori, prati e i profumi del grano e del tepore che prepara all’estate. Sergej si troverà spiazzato e catapultato in una zona che di grigio non ha nulla, ma di rosso ha molto. Un rosso che non vuol dire solo sangue delle fremite e del dolore dei morti, ma anche rosso di quel furore che vuole solo garantire diritti e liberà, con la volontà di sottolineare diversità e identità di un popolo a fianco ad un altro diverso, ma non per questo incompatibile.
E allora le domande affolleranno la mente di Sergej non solo sulla fine della guerra, ma anche è sopratutto con il pensiero rivolto al futuro.
Un futuro che non è riconoscibile nelle persone che incontra. Nei loro occhi, nelle loro parole o speranze.
Più che del futuro ci si domanda del dopo, della storia che da lì a poco sarà necessario leggere, rivedere e in qualche modo prenderne atto con errori, orrori, diverse declinazioni da ricreare in un acro che lascia sospesi su di un baratro che è di là dal chiudersi e dal definirsi passato.
La storia che racconto non ha nulla di dolce - riconosce l’autore. Non propone un lieto fine. E a dire il vero non ha una fine. È contemporaneità. È il qui ed ora. Dove la speranza è solo riposta nelle parole: che finisca presto.
Le parole di Kurkov alla fine sanno di amaro, di ferro, di sangue, ma anche di altro: di speranza, di pace o almeno di quel desiderio forte imperativo e necessario.
Una pace che è lì, vuole solo essere accolta dalle braccia di uomini e donne che la ricerchino e ne assaporino la dolcezza, come le api che nel ricercare il nettare ne assaporano e ne plasmano la forma, il sapore e il profumi.
In modo silenzioso ma operaio. E forse è questo il messaggio nel finale non finale di Kurkov: cercare nelle anime, negli atti e nelle speranze di umani e donne silenziosi, ma determinati, la via per una pace giusta e rispettosa della persona in ogni suo pensiero.
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