Antica natica
- Autore: Enrico Careri
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ad est dell’equatore
- Anno di pubblicazione: 2017
Sorrido, mi sorprendo, apprezzo, ridacchio, quasi non ci credo... Queste sono le prime sensazioni che suscita in me la lettura di “Antica natica”, il nuovo esilarante libro di Enrico Careri.
Il suo alter ego è il professore protagonista di questa avventura linguistica, di questo nonsense, dove gli anagrammi, la poesia, le ricerche lessicali e gli spunti grammaticali, in italiano e in altre lingue, i poeti, le filastrocche, i cibi, la Sardegna, la Conad, le gite scolastiche, le domestiche, la letteratura minore dell’Ottocento, il porto di Civitavecchia, una bella ragazza moldava, le navi traghetto, la metrica, i luoghi manzoniani e tantissimo altro costituiscono una tripla capriola mentale che il lettore fa cercando di non saltare neppure una parola dei sessanta capitoli, brevi o brevissimi, su cui “Antica natica” è sapientemente costruito.
Mancano fabula e intreccio, manca il narratore, ci sono solo i personaggi, ventotto, ma anche su questo c’è da discutere: sono veri? Chi sta scrivendo questa a volte improbabile storia, il professore o la domestica Gina? Chi fa le faccende domestiche? Che ruolo hanno la moglie insegnante, la saggia Camilla e il figlio Salvatore, che compaiono in fondo al racconto?
Un caleidoscopio di immagini, di parole, di incredibili acrobatiche metafore, una raccolta impressionante di anagrammi, indovinelli, che sfidano l’intelligenza anche dei più attrezzati enigmisti. Enrico Careri attraversa con nonchalance tutti i registri linguistici, passa dal tono prosastico e colloquiale del quotidiano comune a tutti - le zucchine ripiene, le matite di ikea, gli yogurt per il breakfast, i contributi della domestica, i letti da rifare, i medicinali per l’aerosol, l’aspirapolvere - a notazioni letterarie e musicali da accademico dai molteplici interessi culturali - Monti e Aleardi, Prati e Pindemonte, Manzoni e Leopardi, Pascoli, Tasso, le figure della mitologia classica, accenni alla musica d’autore, Goethe, Oscar Wilde - tutto scorre sotto i nostri occhi con citazioni manifeste, talvolta criptiche, ma sempre riconoscibili e trattate con trasparente ironia, calviniana leggerezza.
Impossibile raccontare il libro, solo qualche cenno: due sardi piccolissimi, mignon, compaiono improvvisamente in scena su un terrazzo; lei, Gonaria, viene dai paesi, ha i peli sul viso, lui, Baingio, è un anagrammista sapientissimo, tutto preso dalla lettura del dizionario Zanichelli di rime, flessioni e anagrammi. Hanno fame, vengono nutriti con un piatto di malloreddos, ma come raccontare una loro storia che sia credibile? Gina e il professore fanno ricorso all’esempio di Raymond Queneau, ed ecco trasportati i personaggi sulla nave traghetto Giovanni Pascoli, dove nel bar di seconda classe incontreremo gli altri fantasiosi “personaggi d’autore” che man mano escono dalle righe del computer dove i due autori si alternano. Ecco allora Ciro Esposito, barista di Castellammare di Stabia, ecco la “sventola”, la moldava Ludmila, di cui tutti si innamorano, come da copione, la scolaresca di ragazze in gita scolastica con le prof che ostentano i nomi che ne caratterizzano le provenienze culturali da fiction TV - Savannah, Melissa, Megan, Ilary, Noemi - e ancora un delitto che non c’è, un ispettore dai baffi a manubrio, un approdo impossibile. Ci sono troppe navi con nomi di poeti che hanno saturato i porti, un viaggio rapido a Francoforte dove si trova il più grande anagrammista vivente…
Non si può non citarne qualcuna, di queste trovate linguistiche così affascinanti: da “antica natica”, che dà il titolo al libro, a “disputa stupida”, “temerai eritema”, “ariette iterate”... per non parlare degli esilaranti anagrammi a sfondo erotico, “deflori floride”, “plagerò pargole”, “scoperò corpose”….
“Antica natica” è un divertissment intellettuale da godere ad ogni riga, pieno di dialoghi dell’assurdo, di invenzioni linguistiche, di giochi di parole, di stereotipi reiterati che ci ricordano con sottile ironia la povertà lessicale di tanta stampa attuale, la scarsità di sperimentazione presente in tanta letteratura italiana contemporanea. Ecco allora Enrico Careri inventare la BIOLETTERATURA e definire il suo come
“il primo romanzo biologico, naturale al cento per cento, senza fabula, intreccio, pensieri profondi, senza nulla, solo parole sgorgate spontanee come margherite a primavera, niente di artefatto, artificioso, artificiale che possa procurare disturbi al cervello, né storie tristissime che ci ricordino le miserie del mondo. Un romanzo bio, che fa bene come il muesli”.
Quanto alla bibliografia essenziale, pubblicata doverosamente dall’autore, scorretela un po’!
Antica natica
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