

Almeno tu
- Autore: Carlo Lucarelli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2025
Il peggior incubo di ogni genitore: lo squillo del telefono o del campanello – peggio ancora se nel cuore della notte – e venire a sapere che il proprio figlio, o la propria figlia, ha avuto un incidente. Il peggior incubo di ogni genitore: sopravvivere al proprio figlio o alla propria figlia.
Comincia così, con un campanello che suona alle due di notte nell’abitazione di Vittorio e Paola, Almeno tu (Einaudi, 2025), il nuovo romanzo di Carlo Lucarelli, autore di romanzi, saggi e sceneggiature e conduttore televisivo. Dormivano tranquilli, credendo Elisa al sicuro, in vacanza sull’Appennino, a casa di Martina, che sta a meno di un’ora da Faenza, ma i due carabinieri alla porta che li hanno svegliati hanno dato loro la peggiore delle notizie: c’è stato un incidente sulla provinciale, a Palazzuolo. Elisa è morta.
L’immagine che Vittorio conserva della figlia è quella di lei bambina, quando erano attaccatissimi e lui era il suo eroe. È struggente il ricordo della mano del papà che si fa strada nella membrana morbida di uno degli oblò della culla termica, l’indice appoggiato sul suo palmo e le piccole dita della figlia appena nata che si chiudono stringendolo forte. Quando Paola racconta quello che prova, parla di un buco, grande e profondo, che la figlia le ha lasciato nel cuore e nelle mente, freddo e vuoto. Le manca il tempo passato dei ricordi e, soprattutto, il futuro: tutto quello che poteva essere e che non accadrà. È quello che ha detto alla psicologa del gruppo di sostegno per genitori come loro, la dottoressa Palazzo, l’ultima volta che è andata con il marito nel suo studio.
Vittorio non la vede così. Per lui Elisa c’è sempre. Sente il suo odore, il calore della sua pelle. Se la ricorda soprattutto da piccola, sul ginocchio o in braccio. Non usa mai i verbi al passato quando la pensa. E in questi momenti è felice. A volte gli capita di perdersi: rivede l’incidente e piange come un bambino. Un gemito lungo e disperato che lo lascia con le ossa del volto indolenzite e le labbra che bruciano. Ma non lo ha mai detto a nessuno.
Quando Elisa è cresciuta, Vittorio non è riuscito a starle dietro: Paola gli rinfaccia di non aver accettato il fatto che stesse crescendo, di non aver capito che stava diventando imprevedibile, incostante, inarrestabile come tutti gli adolescenti. Non sentirla più, “la sua bambina”, lo faceva arrabbiare; urlava come un matto, sapendo come essere cattivo con le parole. Del resto Elisa sapeva provocarlo: lo interrompeva di continuo finché lui non perdeva la testa e cominciava a urlare. Di solito, però, Vittorio se ne stava per conto suo, fregandosene di tutto: non sapeva niente di lei, non la conosceva affatto.
La morte della figlia è una dura prova che Vittorio e Paola non sono riusciti a superare: tre mesi prima, Paola ha fatto le valigie e se n’è andata, per poi rifarsi viva con un messaggino e un avvocato, Lara Santarelli. Le due donne sono convinte che, nonostante la dinamica dell’incidente sia sempre sembrata chiara, c’è qualcosa che non torna. Gli amici in macchina con Elisa si sono dimostrati piuttosto confusi su alcuni dettagli: è comprensibile in una situazione così drammatica, eppure… C’è un precedente sospetto di un paio di anni prima che ha visto coinvolti gli stessi ragazzi, e quattro “punti” che non tornano: sono solo coincidenze o forse le stesse circostanze si sono ripetute, causando la morte di Elisa? Ormai il dubbio è stato instillato in Vittorio: ciò che cerca ora è la vendetta. È stata Elisa stessa a chiederglielo in sogno:
Devi vendicarmi, babbo. Devi farli soffrire. Devi ammazzarli tutti.
Vittorio studia, pedina, usa l’intelligenza artificiale per riprodurre la voce giusta, nell’intonazione e nell’accento, trova i punti deboli delle proprie vittime, li sfrutta a suo favore: su Internet c’è tutto. Facebook, Instagram, TikTok… ci sono foto, post che spiegano, geolocalizzazioni, tag, contatti, tutto. Non un atto istintivo, ma, dopo un primo passo falso, un’operazione ben ponderata, organizzata nei minimi dettagli, le cui conseguenze non sempre possono essere previste. La temporalità della vendetta è quella dell’ossessione, del risentimento: tutti i suoi pensieri, tutte le sue azioni sono orientate a redimere il passato. Non vive più per sé stesso, ma per la figlia che ha perso, perché i presunti colpevoli paghino una sorta di debito di sangue.
Lucarelli conferma ancora una volta il suo talento nel delineare i personaggi e la loro psicologia: sono complessi, spesso possiedono tratti contrastanti, tanto che è difficile formarsi un’opinione definitiva su di loro. Se Vittorio diventa o meno un eroe sarà il lettore a deciderlo, ma la questione è un’altra. Il punto di forza di questo libro è la riflessione sull’adolescenza e le sue fragilità, sui rapporti all’interno di una famiglia e le sue tante contraddizioni, sulla morte, sulla perdita di un figlio, sulle varie forme di resilienza e sui diversi modi di affrontare ed elaborare il lutto. Sul prezzo che un genitore è disposto a pagare pur di scoprire una presunta verità e farsi giustizia.
Almeno tu non è il classico thriller ricco di suspense e di colpi di scena, ma descrive un dolore intimo, che sconvolge perché trasmette la drammaticità di un legame forte che unisce un genitore a sua figlia – insieme allo stupore e alla tenerezza che accompagnano dalla nascita all’infanzia fino all’età adulta –, ma che viene spezzato improvvisamente e irreparabilmente in modo violento.

Almeno tu
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