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Recensioni di libri

La resistenza del maschio di Elisabetta Bucciarelli

NNE, 2015 - Personaggi che sembrano le maschere del nostro panorama sociale: falsità, desideri irrealizzati, incertezze, uso ossessivo dei messaggi sul telefono per costruire relazioni spesso improbabili, rapporti fallimentari, velleitari, virtuali.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 22-02-2017

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La resistenza del maschio

La resistenza del maschio

  • Autore: Elisabetta Bucciarelli
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: NNEditore
  • Anno di pubblicazione: 2015

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Un’altra Milano contemporanea è lo scenario nel quale Elisabetta Bucciarelli fa muovere i personaggi del romanzo “La resistenza del maschio”(NNeditore), tre donne ed un Uomo, intrecciati in una storia molto intrigante, molto attuale, molto piena di risvolti psicologici che sanno raccontare come le personalità dei nostri giovani uomini e donne stiano profondamente mutando.

Un professore universitario, architetto, osserva la città tornando da un’impegnativa giornata di lavoro, ed è colpito dal panorama delle torri cittadine e dalle loro diverse altezze nel panorama delle costruzioni milanesi: Pirellone, Torre Velasca, Torre Littoria, Torre Isozaki, Torre Hadid, Bosco Verticale… Ogni altezza è diversa, ogni architetto ha posto la sua firma nel costruire una città tutta protesa verso l’alto, verso la modernità; guidando nella notte milanese l’Uomo assiste ad un incidente stradale: una Renault rossa sbanda e si scaglia verso un lampione della luce, nella periferia orientale milanese. Una ragazza è riversa sul volante, ferita, lui chiama l’ambulanza ma viene fermato dal vigile urbano accorso, e quasi sospettato di aver avuto parte nell’incidente: test del palloncino, molte domande, si fa tardi e quando lui finalmente arriva stanchissimo a casa, trova la moglie ad attenderlo sospettosa e molto irritata: fra i due le liti sono continue, il rapporto è in pezzi, lei vorrebbe un figlio, lui no.
La scena si sposta in uno studio medico, dove tre donne che non si conoscono aspettano di essere ricevute. L’infermiera però le avverte che il medico è occupato altrove e quindi gli appuntamenti previsti subiranno un certo ritardo. Marta, Chiara, Silvia, iPhone compulsivamente in mano, bottigliette d’acqua, taccuini, penna, occhiali da lettura, stivaletti, giubbino, foulard, parole in libertà con perfette estranee, tutte caratteristiche dei gesti e degli oggetti comuni del nostro tempo frettoloso: le tre parlano, si scambiano idee su professioni e uomini, sui medici dell’ambulatorio, ginecologo, dermatologo, psicologo, e iniziano un dialogo che andrà avanti molto a lungo... Il medico non arriva, l’infermiera deve assentarsi, ad un certo punto andrà via la luce bloccando le tre donne in una situazione claustrofobica, mentre le confidenze si stanno facendo sempre più intime ed esplicite. L’Uomo, che abbiamo lasciato a casa a dormire sul divano, scacciato dal talamo, ha una parte rilevante nelle storie delle tre donne, in una sorta di racconto ad incastro che non rivelo.

Il fascino de “La resistenza del maschio” sta nella costruzione dei diversi personaggi, che somigliano così tanto a quanto conosciamo del nostro panorama sociale: falsità, desideri irrealizzati, incertezze, uso ossessivo dei messaggi sul telefono per costruire relazioni spesso improbabili, rapporti fallimentari, velleitari, virtuali. Nella scrittura di Elisabetta Bucciarelli tuttavia sembra prevalere l’immanenza della città, colta da punti di vista originali, nuovi, diversi, paesaggio gelido di rapporti umani difficili, controversi.

“Ci sono alcuni punti della città dove l’Uomo passa tutti i giorni. È vicino ai giardini di Porta Venezia, tra il benzinaio e il ristorante giapponese. Conta la durata del semaforo. Il giallo: tre secondi. Il rosso: trenta secondi. Sono tutti diversi i semafori di Milano, l’unica costante è il giallo. L’hanno spostato da quattro secondi a tre. Il tempo delle multe”
“Periferia orientale di Milano (...) lampioni e insegne, un impasto giallo raffreddato dai neon. Rumori in rilievo, forme degli edifici ortogonali e svuotate”
“Gli piacciono i luoghi di transito. I corridoi, i sottopassaggi, gli svincoli della tangenziale, i parcheggi (…) La lontananza, il punto da raggiungere, le altezze. La perfezione delle geometrie (...) i particolari, i frammenti. Milano è fatta così, ti concede la visone d’insieme, ma l’anima devi cercarla nei dettagli”.

La professione di architetto dell’Uomo, chiuso e inaccessibile, disponibile e tratti, solo ai suoi tempi, divenuto un prototipo del maschio impaurito, arrogante, spaventato ma ad un tempo desideroso di più rapporti, ce lo mostra capace di misurare altezze, profondità, spazi, forme, simboli, ma in finale giocato dagli suoi stessi confini dentro i quali ha creduto di nascondersi. Romanzo insolito ed intelligente, scrittura originale, lettere dell’alfabeto che si inseguono, Emme, Effe, a raccontarci un mondo pieno di segni, ma pieno anche di lontananze e di infelicità. Anche se Milano è così moderna ed europea.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La resistenza del maschio

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