Alcune volte, la letteratura non racconta storie, né descrive mondi altri, ma si avventura in un campo molto più insidioso, eppure infinitamente più interessante: la letteratura stessa. E questo è proprio il fine ultimo della metanarrazione, la tecnica narrativa che parla di letteratura nella letteratura, un racconto che ha come oggetto l’atto stesso del raccontare.
Vediamo insieme cosa significa metanarrazione, l’etimologia, il significato e gli esempi celebri in letteratura straniera e italiana.
Cos’è la metanarrazione: etimologia e significato
La metanarrazione è una tecnica narrativa in cui la narrazione ha come oggetto la riflessione su se stessa. Ma cosa significa “metanarrazione”? L’etimologia del termine deriva dalla composizione di due elementi: il prefisso greco “meta-” (μετά), che significa “oltre”, “al di là”, e il termine “narrazione”, che indica l’atto del raccontare. In questo contesto, il prefisso “meta-” indica una riflessione su un livello superiore rispetto al semplice narrare, ovvero un discorso che va “oltre” la narrazione stessa al fine di analizzarne i meccanismi e i significati. La metanarrazione, quindi, è una narrazione che riflette su di sé, mettendo in evidenza il suo carattere artificiale e interrogandosi sull’atto del narrare.
All’interno del metaromanzo, è presente l’intervento dell’autore che stabilisce un rapporto diretto con il lettore, instaurando con lui o lei un dialogo continuo, ponendosi come un osservatore acuto e critico dell’atto che sta compiendo in quel momento - quello di scrivere storie - e interrogandosi su questioni proprie dell’universo della narrazione: in che modo si scrive? Quali sono le tecniche del racconto? E, soprattutto, perché si scrive?
Il risultato? Niente di speciale, solo quell’arte meravigliosa che è la letteratura stessa.
Metanarrazione: i casi celebri nella letteratura straniera
Link affiliato
I casi di metanarrazione sono numerosi: Piero Boitani, filologo e critico italiano, alla voce La letteratura contemporanea all’interno dell’enciclopedia Treccani, fa risalire la letteratura postmodernista a Jorge Luis Borges e alle sue Finzioni [SUR, 1944], poiché, scrive:
“Nessuno, prima, aveva così ossessivamente fatto letteratura dalla letteratura. Nessuno aveva scritto sempre a partire da un libro. La singolare combinazione di ragione, logica e simmetria con la mistica, la bizzarria e l’eresia non aveva precedenti.”
Per esemplificare l’idea di metanarrazione, prendiamo l’inizio de La Biblioteca di Babele, all’interno delle Finzioni: l’universo narrativo in cui ci troviamo è quello della Biblioteca, ma secondo Boitani:
“La sorpresa dell’equazione iniziale (universo = Biblioteca) si amplia, subito dopo, in stupore al modo in cui una fantasia totalmente geometrico-cosmica distribuisce la normalità dello spazio [...] Poco dopo, veniamo a sapere che il narratore stesso, quasi cieco ormai e morituro, è uomo che abita la Biblioteca.”
Ecco l’intervento diretto del narratore nella sua stessa opera: un esempio lampante di quella che Boitani definisce anche
“narrazione a spire, illimitata e periodica appunto come la Biblioteca.”
Link affiliato
Nella storia della letteratura, ci sono altri esempi di metanarrazione, partendo dal Tristram Shandy di Laurence Sterne, considerato un esempio pionieristico di metaromanzo: si tratta di una vera e propria riflessione sull’atto narrativo, un romanzo che medita su se stesso, e che mostra la sua genesi. È un romanzo sull’atto di scrivere un romanzo, in cui Sterne gioca con il tempo, la struttura della storia e il rapporto autore-lettore.
Nel modernismo, il caso celebre è quello di James Joyce e il suo Ulisse, apoteosi del flusso di coscienza e dell’opera che rompe le convenzioni narrative tradizionali e include riflessioni sulla lingua e sul processo di scrittura; ma anche Virginia Woolf in Orlando, una biografia immaginaria che mette in discussione i confini tra narrativa, storia e identità, in cui la voce narrante riflette consapevolmente sulla creazione del testo.
Tra le opere più recenti, merita una menzione anche Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut, in cui l’autore si inserisce nella storia come un personaggio, esplorando le dinamiche della creazione letteraria e la relazione tra realtà e finzione.
La metanarrazione nella letteratura italiana: i casi di Umberto Eco e Luigi Pirandello
Link affiliato
Anche all’interno del panorama letterario italiano sono presenti esempi di metanarrazione. È il caso di Il nome della rosa di Umberto Eco: sebbene sia noto come romanzo storico e giallo, Eco inserisce nel testo numerosi livelli metanarrativi; l’autore riflette sul linguaggio, sui testi che influenzano la narrazione e sulla costruzione del romanzo stesso, creando così un’opera stratificata che si interroga sull’atto proprio del narrare.
Prima di Eco, anche Luigi Pirandello si era avvicinato alla tecnica della metanarrazione nell’opera Il fu Mattia Pascal. Sebbene il testo non sia costruito esplicitamente come un metaromanzo, mostra molti elementi che riflettono sull’atto narrativo e sull’identità: nella storia, Mattia Pascal si presenta come un narratore consapevole della propria condizione di personaggio, riflettendo sul suo ruolo e dialogando implicitamente con il lettore, evidenziando l’artificiosità della narrazione.
Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino: un esempio di metaromanzo in letteratura italiana
Link affiliato
Considerato il metaromanzo per eccellenza della narrativa italiana contemporanea, Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, pubblicato nel 1979 da Einaudi, si inserisce sulla scia della letteratura che riflette su se stessa, un’opera che mette in discussione la struttura narrativa tradizionale del racconto e rompe le convenzioni del romanzo tradizionale.
Il viaggio metanarrativo di Calvino inizia, già dall’incipit, rompendo la quarta parete:
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.”
La particolarità del romanzo risiede nella struttura frammentata: undici brani, dieci dei quali inseriti all’interno di una cornice; ogni capitolo introduce un incipit di un nuovo romanzo, ma nessuna di queste storie è completa. La storia della cornice, sviluppata in parallelo, narra invece del Lettore, che diventa un personaggio a tutti gli effetti.
Tramite questo espediente narrativo, Calvino esplora il rapporto tra autore, testo e lettore, interrogandosi sul significato della scrittura e, soprattutto, della lettura; la storia diventa, quindi, un pretesto per riflettere sul processo creativo e sull’esperienza soggettiva del lettore. Non è un caso, infatti, che Calvino inviti il lettore a diventare protagonista tramite l’utilizzo della seconda persona singolare, una tecnica che fa sì che lui o lei non sia più un mero osservatore passivo, e che rende la lettura un’esperienza personale e immersiva.
Il romanzo di Calvino è quindi consapevole di se stesso in quanto tale, con personaggi che discutono di narrazione e delle sue regole, creando un costante rimando alla realtà e alla finzione letteraria. L’interazione generata dall’autore ha come fine quello di far riflettere sul ruolo del lettore e sull’atto stesso della lettura, e, non ultimo, sulla natura finzionale della narrazione.
Il metaromanzo rappresenta, quindi, un viaggio attraverso la letteratura stessa, un modo per esplorare le dinamiche che legano autore, lettore e narrazione. Questo genere letterario, che continua a evolversi, resta un esempio emblematico di come la letteratura possa interrogarsi su se stessa, illuminando il mistero - e la straordinaria bellezza - dell’arte del narrare.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è la metanarrazione? Significato ed esempi celebri della tecnica di scrittura
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Scrivere un libro Storia della letteratura News Libri
Lascia il tuo commento