È disponibile “Il marchio dell’inquisitore” (Einaudi Stile Libero Big, 2016, pp. 344, euro 16,50), il nuovo imperdibile romanzo storico, tradotto in 24 Paesi, di Marcello Simoni, nato a Comacchio nel 1975.
Marcello Simoni, ex archeologo e bibliotecario, ha messo la sua straordinaria competenza e fantasia al servizio della letteratura. È nato così “Il mercante di libri maledetti” (2011), il suo romanzo d’esordio, che è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e che ha vinto il 60° Premio Bancarella. Un successo confermato da “La biblioteca perduta dell’alchimista”, “Il labirinto ai confini del mondo”, “L’isola dei monaci senza nome”, “La cattedrale dei morti”, “L’abbazia dei cento peccati”, “L’abbazia dei cento delitti” e “L’abbazia dei cento inganni”.
In queste nuove pagine, con l’inquisitore Girolamo Svampa, il simpatico e intuitivo autore inventa una singolare figura di detective, qui alle prese con un intricato mistero nella Roma barocca del Bernini e del fiorentino Urbano VIII. Maffeo Vincenzo Barberini, grande mecenate, il Pontefice del record dei nove giubilei, il quale, il 18 novembre 1626, consacrò la nuova Basilica di San Pietro.
La trama del romanzo
“Fra’ Girolamo Svampa raccolse la lanterna e si portò all’altro capo del torchio. Non era la vista del macabro a scuoterlo, bensì una sensazione remota, familiare, che guidò la sua mano alla base del collo”.
Fra’ Girolamo porta sul collo, impresso a fuoco, il marchio di un roveto ardente. È razionale come uno scienziato, eppure esperto di demonologia e stregoneria. È scostante, abitudinario, con una patologica avversione per la fugacità del presente; per lui esiste solo la certezza inalterabile di ciò che è già accaduto. Il cadavere di un uomo incastrato dentro un torchio tipografico. Un investigatore, il cui passato è un mistero perfino per lui, alle prese con intrighi politici, segreti ecclesiastici e vendette private. Una vicenda tesissima ambientata nell’Italia del Seicento, dove la diffusione della stampa sta aprendo le prime crepe nelle mura dell’oscurantismo. Nella Roma del Secolo di Ferro e delle Guerre di religione, a pochi giorni dall’inizio del XIII Giubileo, la danza macabra incisa su un opuscolo di contenuto libertino sembra aver ispirato l’omicidio di un religioso.
Sul caso viene chiamato a investigare l’inquisitore Girolamo Svampa, nominato commissarius dagli alti seggi della curia capitolina. Ad aiutarlo, tra ritrovamenti di libelli anonimi e strani avvistamenti di un uomo mascherato, ci sono padre Francesco Capiferro, segretario della Congregazione dell’Indice, e il fedele bravo Cagnolo Alfieri. L’indagine, che porta lo Svampa a scontrarsi con personaggi potenti, si rivela subito delicata e pericolosa: prima che si arrivi alla soluzione del mistero ci saranno altri morti.
“Posò la lanterna sul pavimento cosparso di segatura e xilografie sbiadite, osservando le cinque zampe di legno che salivano fino al pianale intarsiato e, sopra di esso, il gioco di travi, corregge e molinelli che davano forma al torchio. Benché fossero in molti a maledire quel genere di ordigno, la Babele da cui si erano propagate le dottrine di mille Lutero e Simon Mago, lui non l’aveva mai inteso uno strumento del diavolo. Eppure era da lì che spuntavano le gambe della vittima, quasi in procinto di essere divorate insieme al resto del corpo”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: È arrivato in libreria “Il marchio dell’inquisitore” di Marcello Simoni
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