La felicità vuole essere vissuta
- Autore: Loredana Limone
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2017
Quando un romanzo è ben scritto, la trama accattivante e, nonostante si presenti completa in sé, è seguita da nuovi episodi, capita spesso che lettrici e lettori affezionati attendano con impazienza la puntata successiva.
È questo il caso di “La felicità vuole essere vissuta” (Salani, 2017), di Loredana Limone, l’ultimo capitolo della saga ambientata a Borgo Propizio – “il-borgo-che-non-c’è”, ma che molti vorrebbero esistesse veramente per trasferirsi lì –, cominciata nel 2012, con il fortunato “Borgo Propizio”, e proseguita con “E le stelle non stanno a guardare” e “Un terremoto a Borgo Propizio”.
Nella sua struttura, il centro storico racchiuso dalle mura merlate appare immutato, ma il rinnovamento, dopo il terribile sisma che ha lasciato non poche ferite – ricostruzione e rinascita vanno di pari passo –, si manifesta in varie forme: il cuore del borgo riprende a palpitare dopo il coma grazie anche all’inaugurazione della nuova scuola elementare e materna intitolata a Maria Montessori; i turisti stranieri riprendono le loro visite e le clienti frequentano con una certa assiduità i nuovi negozi, ristrutturati o aperti dentro e fuori le mura. Fra questi, spicca, per originalità e intraprendenza della titolare, Amandissima
“la boutique più grintosa del circondario, con sentori e suggestioni animalier, selvaggi e raffinati, dal tendaggio di liane alle poltroncine muschiate, dal profumo di savana che avvolgeva l’ambiente all’immancabile piccolo particolare maculato presente su ogni singolo capo delle sue collezioni”.
Il nuovo parrucchiere cinese non tradisce le aspettative; il Comune offre una shopping card per fidelizzare i visitatori e prepara una serie di eventi natalizi di qualità, oltre che a costo zero, e una troupe cinematografica è attesa per le riprese, con attori di tutto rispetto, di un film su Borgo Propizio, il quale arricchisce la propria storia di importanti aneddoti.
Lucrezia, la figlia di Belinda e Francesco, cresce e si prepara per il primo giorno di scuola materna; la latteria, ricostruita dopo il sisma che l’ha mutilata, ha ripreso le proprie sembianze e le numerose attività, mentre l’edicola di Dora è sempre il centro dove novità e pettegolezzi – su amori veri o presunti, mai iniziati o finiti, fantasmi e brasiliani – si diffondono, alimentati anche dalla curiosità delle amiche.
Insomma, passeggiando tra i vicoli e le piazze, come il nuovo “Vialetto dell’Ombreggio”, ritroveremo visi e nomi conosciuti – fra tutti, il sindaco Felice Rondinella, la moglie Marietta e sua sorella Mariolina – che dal Borgo non si sono mai mossi o vi hanno fatto ritorno, e nuovi personaggi che lì hanno deciso di ripartire dopo la crisi economica.
Quel che è certo, è che Borgo Propizio si conferma essere il
“nuovo teatro dell’antica commedia degli equivoci”.
Settanta capitoli, caratterizzati da un ritmo veloce e da una scrittura elegante e ben riconoscibile come tratto distintivo dello stile di Loredana Limone, si avvicendano uno dopo l’altro, ricostruendo gli accadimenti più importanti, pubblici e privati, i sentimenti più intimi e nascosti dei personaggi, misteri e segreti, piccole gioie e grandi dolori...
In una parola, la “vita” del Borgo.
“La felicità, diceva chissà chi, non vuole essere scritta: vuole essere vissuta”
pensa Antonia Argento (scrittrice, nella finzione), al termine della presentazione del suo libro in una notte frizzante di bollicine rosé, organizzata al borgo da Ornella.
Certo, in questo imprevedibile incontrarsi, scontrarsi e intrecciarsi di esistenze, non sempre si può parlare di felicità – vissuta o meno. Anzi, a volte è la delusione o la rassegnazione ad avere la meglio, ma forse il messaggio che Loredana Limone vuole passare, anche con la sua difficile esperienza personale, è proprio quello di “vivere” pienamente ogni momento, perché la felicità può assumere le forme più inaspettate, nascondersi o camuffarsi.
Non sempre è qualcosa di così eccezionale da dover essere scritta, ma sta a noi riconoscerla, apprezzarla e custodirla nel cuore.
La felicità vuole essere vissuta. Le storie di Borgo Propizio
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