Lettrice forte e appassionata, scrittrice delicata ma incisiva, Loredana Limone si racconta al pubblico dei lettori e ci parla del suo ultimo coinvolgente romanzo.
Dopo avere ideato e condotto il laboratorio di scrittura creativa “Sapori letterari” – di cui curò anche l’antologia omonima – e dopo aver pubblicato diversi libri gastronomici e testi per bambini, esce in libreria con il primo romanzo Borgo Propizio (Guanda, 2012 – TEA, 2013, pp. 289). Il successo letterario, dovuto ad una scrittura tanto soffice e leggera quanto appassionante ed avvolgente, l’ha portata a regalarci, ora, E le stelle non stanno a guardare (Salani, 2014, pp. 384), il secondo romanzo che già sta spopolando tra i fan di Borgo Propizio e dei suoi scoppiettanti abitanti.
- Loredana Limone: come ti definiresti in tre semplici aggettivi?
Semplice, principalmente; poi costante e volitiva.
- Approdi in libreria con il tuo primo romanzo Borgo Propizio, il cui seguito, anche spirituale, sta certamente in E le stelle non stanno a guardare. Da cosa nasce l’idea di scrivere questo libro? Qual è stata l’ispirazione principale?
In realtà Borgo Propizio nasce dopo una lunga e faticosa gavetta editoriale di fiabe e testi gastronomici.
Lo scrissi in un periodo di lutti e problemi: non mi resi conto che fosse un romanzo e non sapevo che sarebbe diventato un libro. Per me era una terapeutica evasione dalla realtà.
- Leggendo il titolo E le stelle non stanno a guardare la memoria torna a quel famoso romanzo di Cronin E le stelle stanno a guardare, pubblicato nel 1935. La scelta del titolo è forse ispirata, o in qualche modo collegata, al famoso testo dello scrittore britannico, ambientato nella cittadina fittizia di Sleescale dove, nel periodo che va dalla prima guerra mondiale ai primi anni trenta, si raccontano le vicissitudini di alcuni personaggi, tra cui quelle di un minatore e di suo figlio?
Non sono capace di fare i titoli, ci pensano la mia agente e la casa editrice.
Se è pur vero che strizzano l’occhio a Cronin (sperando di non ricevere io un meteorite sulla testa dallo scrittore britannico), le stelle di Borgo Propizio sono molto attive rispetto a quelle di Sleescale che, impotenti, restano a guardare i poveri rimanere poveri, i ricchi sempre più ricchi e i furbi farsi strada.
- Nel romanzo ci sono molti personaggi, tutti magistralmente sfaccettato e dalle caratteristiche ben precise, nei quali ognuno di noi potrebbe riconoscersi. Qual è il personaggio che, secondo te, rispecchia in toto l’essenza del libro? E, se ne riconosci uno, perché?
Grazie per il “magistralmente”: sei troppo generosa. In realtà io mi limito ad ascoltare i personaggi che mi si prospettano e mi raccontano. Dedico molto tempo al loro ascolto, è importantissimo per scrivere.
Uno in particolare non saprei, credo sia tutto basato sulla coralità; probabilmente se mancasse qualche personaggio, Borgo Propizio sarebbe una figura geometrica zoppa.
- E invece il personaggio al quale sei più legata? Non si può nascondere il fatto che prevalgano di più le donne rispetto agli uomini ed in particolare lo spirito battagliero e solare di Letizia...
Mi sento legata a tutti i personaggi nello stesso modo. Le donne sono numericamente di più in generale; almeno, quando ero ragazza si diceva che ce ne sono sette per ogni uomo (ecco perché non trovavo un fidanzato!).
Letizia è mitica, ma io mi sento più dentro Mariolina e Marietta; quotidianamente più dentro, intendo: come loro, vivo un rapporto sororale molto forte.
- Sono presenti all’interno della storia elementi che richiamano chiaramente la nostra realtà quotidiana: mi vengono in mente i riferimenti frequenti alla crisi economica che stiamo attraversando, così come l’accenno a programmi molto noti come "Grande Fratello" e "L’isola dei famosi", o la scelta di inserire all’interno del Festival la Cena con Delitto (di gran moda al giorno d’oggi), fino ad arrivare all’ideazione di un programma - al quale avrebbe dovuto partecipare Marietta - "Incontro in giardino", che, a grandi linee, sembra un po’ richiamare un popolare programma di Canale5, "Uomini e Donne". È stata una scelta oculata quella di inserire certi elementi, per far sentire il lettore ancora più "a casa", o è stata pura casualità?
A Borgo Propizio va in scena la vita e quindi i riferimenti con la realtà sono tantissimi, volutamente e casualmente. Per “Incontro in giardino”, ho ricalcato “Agenzia matrimoniale” di Marta Flavi, che (negli anni ’80-’90?) mia madre seguiva con puntualità.
- C’è un personaggio, nello specifico, che ha catturato molto la mia attenzione, sebbene fino alla fine rimanga più all’oscuro degli altri: Antonia. Che valore dai a questa figura? Cosa rappresenta all’interno del romanzo?
Antonia ha avuto molto successo tra le lettrici (non i lettori, ovvio); più o meno tutte noi abbiamo un Rocco Rubino devastatore. Ancorché sia un personaggio di fantasia, posso dire che il suo dolore è tutto mio. La troveremo ancora.
- Sappiamo che sta per arrivare la terza avventura di Borgo Propizio, Un terremoto a Borgo Propizio. Qualche anticipazione? Cosa ci aspetta in questa nuova entusiasmante lettura?
Che il tuo “entusiasmante” sia propizio! È venuto fuori un borgo diverso, ovvero conosceremo la parte oscura (chi non ce l’ha?) del borgo. Tutto sembra ribaltato, come se non ci fossero più certezze. E poi abbiamo un omicidio che…
Ma faccio prima a rimandarti alla sinossi, pubblicata sul sito della mia agenzia letteraria, e intanto ringrazio dell’attenzione te e i lettori.
Un abbraccio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nuovo romanzo su Borgo Propizio per Loredana Limone: ecco l’intervista all’autrice
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