Virgil Wander di Leif Enger

La casa editrice Fazi pubblica, nella traduzione di Stefano Tummolini, Virgil Wander dello scrittore americano Leif Enger.
Virgil, il protagonista del romanzo, è un impiegato comunale nonché il proprietario di “The Empress”, un cinema in declino, non molto frequentato ma specializzato nella collezione di film esclusivi e, per la legge, non legali poiché mai restituiti.
In una notte all’inizio dell’autunno, a Greenstone, l’auto di Virgil , dopo un volo rocambolesco, finisce nel gelido Lago Superiore. Virgil viene immediatamente soccorso e ricoverato in ospedale per sospetto trauma cranico. Dall’incidente il protagonista esce cambiato: recupera solo parte della memoria, anche se i medici sono ottimisti per il futuro.

Mi rincuorò in particolare la previsione che gradualmente avrei recuperato il linguaggio. Non che non riuscissi a parlare, ma dovevo accontentarmi delle nozioni di base. Le mie scorte d’inglese erano state saccheggiate…

Virgil non è quello di prima. Ne emerge con una personalità diversa, più amichevole, premurosa ma anche decisa, qualità apprezzate dal gruppo di amici di Greenstone.
Colui che nel protagonista segna maggiormente il cambiamento è Rune, prima sconosciuto a Virgil.

Se dovessi dire quando il mio mondo ha cominciato a riorganizzarsi – cioè quando il mio sguardo sul mondo ha cominciato a cambiare- direi che si tratta del giorno in cui uno sconosciuto di nome Rune è apparso nella nostra sfortunata Greenstone, in Minnesota, come una scintilla d’aurora boreale.

Un tipo particolare il norvegese Rune. Costruisce aquiloni con forme assai particolari e si diverte a farli volare. Rune non è lì per caso: è alla ricerca di un figlio di cui non aveva mai saputo l’esistenza e che, ironia della sorte, ora non c’è più. Confida i suoi pensieri nascosti a Virgil che, pur avendo numerose lacune di memoria, lo riavvicina al mondo del figlio mai conosciuto. Alec, quel giovane sportivo di cui Rune non aveva mai saputo l’esistenza, era improvvisamente scomparso lasciando affranti molti amici ma segnando particolarmente l’esistenza della moglie Nadine e di Bjorn, il figlio adolescente dall’aspetto di un giovane vichingo.
Virgil è di buon cuore ma ossessionato da visioni avute prima e dopo il naufragio, immagini raffiguranti un uomo che considera la morte come:

Non avevo mai pensato che la Morte potesse avere la sua faccia – era così diverso da me - ma forse si trattava solo della mia Morte e non di quella degli altri. Forse era venuta solo per me e anche la vostra vi somiglierà.

Ad allontanarlo da questi pensieri assai simili a incubi, ci sono Bjorn, Nadine, Rune e altri abitanti di Greeenstone. Verso il finale la storia si fa più coinvolgente: mentre la città e la sua gente guarda e spera in un futuro migliore, la vicenda s’incentra su Alec Lee e su Jerry, le cui presenze sono inquietanti. Jerry, in realtà, è un uomo senza pace cui Virgil, però, dedica parole di comprensione:

Trovavo orribile che Jerry venisse descritto in quel modo. Lui non cercava la notorietà o la fama sul web. Tutto quello che voleva l’aveva già perso. Sua moglie, il lavoro, l’autostima, il rispetto per il suo nome: tutte queste cose non le aveva più.

In un finale che avrebbe potuto rivelarsi drammatico, ecco Virgil collaborare attivamente alla vita sociale della cittadina.
Il romanzo di Leif Enger è ricco di personaggi così diversi l’uno dall’altro ma soprattutto contiene immagini simboliche. Gli aquiloni rappresentano i sogni, la fantasia e la libertà. Un uomo che cammina sulle acque può simboleggiare la morte o, secondo la visione cristiana, un segno di vita come “Colui che camminava sul Mar di Galilea”.
C’è simbolismo nel definire il Lago Superiore, chiamato “mare d’acqua dolce più grande del mondo”. Il mare è metaforicamente simbolo della nascita , della vita con le sue trasformazioni poiché le onde sono gli ostacoli improvvisi che il destino ci presenta.
Virgil Wander è un percorso lento e ben realizzato attraverso i luoghi, la memoria e soprattutto le relazioni umane.