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Recensioni di libri

Urla di vittoria nella steppa di Giorgio Gaza

Giorgio Gaza raggiunge in Russia i reparti alpini nel dicembre 1942 e viene aggregato al battaglione “Val Chiese” con cui si distinguerà nei momenti drammatici della ritirata, comandando la 253a compagnia del 6° reggimento.

Valentino Appoloni Pubblicato il 11-12-2014

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Urla di vittoria nella steppa

Urla di vittoria nella steppa

  • Autore: Giorgio Gaza
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Mursia

Giorgio Gaza raggiunge in Russia i reparti alpini nel dicembre 1942 e viene aggregato al battaglione “Val Chiese” con cui si distinguerà nei momenti drammatici della ritirata, comandando la 253a compagnia del 6° reggimento. Proveniente da un’altra unità, appena giunto nel nuovo reparto deve riscontrare i limiti di preparazione e di formazione dei graduati, spesso frettolosamente gettati nella fornace della guerra. Molti erano stati sottufficiali nella guerra del ‘15-18 ed esprimevano la mentalità temeraria di quel conflitto cui Gaza si oppone nettamente.

Il giovane comandante si rende conto di avere solo un pugno di giorni per predisporre al meglio gli uomini in vista della grande offensiva sovietica che è ormai nell’aria; punta sull’organizzazione, sul coordinamento, sul massimo di razionalizzazione nell’impiego dei mezzi, squalificando fin da subito certe azioni garibaldine che alcuni superiori invece incoraggiavano, dispensando ampiamente medaglie. Il memorialista riesce a predisporre il difficile ripiegamento, mantenendo il reparto in condizioni di accettabile efficienza, mentre il termometro raggiunge regolarmente i 30° sotto zero e i sovietici incalzano. Con legittimo orgoglio può scrivere:

“La 253a fu costantemente in testa all’intera colonna della Tridentina, come punta di battaglione di avanguardia. Risolse, spesso, i combattimenti in piena autonomia, prima di potere essere raggiunta dai reparti che la seguivano”.

Quando gli alpini ricevono il 17 gennaio 1943 l’ordine di ripiegare, il nemico è già filtrato avanzando fino a 200 km alle loro spalle. Perciò sarà necessario combattere duramente per uscire dalla grande sacca. Il combattimento a Krawzowka è il primo che Gaza e i suoi uomini sostengono assieme da quando lui ne ha assunto il comando; i nemici, dopo un assalto condotto efficacemente e terminato alla baionetta, sono annientati. A Scheljakino e a Malakejewka ci sono altre dure battaglie. Gli alpini suscitano l’ammirazione dei tedeschi. Ma sarà ad Arnautowo che il reparto sosterrà la prova più drammatica, decisiva anche per il resto delle formazioni italiane impegnate nella ritirata. Gaza elogia i suoi sottoposti, straordinariamente valorosi nel resistere di notte per sette ore agli assalti e ai bombardamenti, potendo, sul finire dei combattimenti, contare su un solo obice.

Il “Val Chiese” e la 33a batteria del gruppo “Bergamo”, non ricevono rinforzi nonostante le richieste inviate; mancherà in quelle fasi tragiche anche l’aiuto degli altri reparti posti nei villaggi che distavano circa 500 metri dal luogo della battaglia. Nemmeno l’intervento diretto di Gaza servirà a smuovere gli ufficiali di queste unità. Incredibilmente, il battaglione “Tirano”, pur avvertito più volte, si avvicinerà ad Arnautowo in modo imprudente, subendo l’inevitabile imboscata di cui parla anche Nuto Revelli ne La guerra dei poveri; il coraggio disperato degli alpini e gli errori del nemico permetteranno ancora una volta di evitare il tracollo che avrebbe coinvolto tutta la Tridentina; la vittoria di Arnautowo renderà possibile il successivo sfondamento di Nicolajewka.

Gaza aveva già criticato gli alti comandi quando, in altri casi, avevano opposto un no alle pressanti richieste di aiuto mandate da reparti duramente impegnati, preferendo proseguire organicamente la ritirata e lasciando così quelle retroguardie al loro destino. Il libro vuole essere la partecipata testimonianza personale di chi si è trovato in quei terribili frangenti, sentendo poi il dovere verso i commilitoni di raccontare i fatti, in contrasto con altre versioni incomplete e discutibili.

Urla di vittoria nella steppa trasuda passione, spirito di corpo, ma anche amarezza per tante decisioni errate. Responsabili di queste sono per l’autore gli alti ufficiali, inadeguati nell’affrontare una guerra moderna, ma più ancora i dirigenti politici:

“Ma, a ben pensare (…) la colpa determinante, quella superiore ad ogni altra, è da addossare alla sprovvedutezza dei massimi personaggi politici di quel tempo, per la cui ambizione o ignoranza o irresponsabilità si era gonfiato in fretta un esercito misero di mezzi, di armamento e di preparazione professionale".


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Urla di vittoria nella steppa

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