Una vita violenta
- Autore: Pier Paolo Pasolini
- Categoria: Narrativa Italiana
La vita di Tommasino è febbrilmente squallida e violenta, sin dalla prima infanzia.
Estrema periferia di Roma, secondo dopoguerra. É il sottoproletariato urbano, osservato così profondamente da Pasolini come esternazione di un’umanità ai margini di una società tanto cruda quanto vera. Basta immaginare le baracche dove intere famiglie, piene di figli, vivono in un’unica stanza, senza riscaldamenti, in condizioni igieniche precarissime, la fame ed il cinismo di una lotta alla sopravvivenza dai connotati bestiali.
La vita di Tommaso, per analogia, segue il passo del mutamento politico e sociale di un paese calpestato, uscito dalla guerra con un patrimonio di miseria e volontà di riscatto tutto italiano. Così le vicende adolescenziali del protagonista si associano ad una cultura post-fascista di prevaricazione. Si avvicendano numerosi gli episodi fuori dalla legalità come i furti, le prepotenze, la prostituzione, il sesso ridotto allo sfruttamento bestiale del corpo.
Poi gli eventi giovanili e l’amore. Tommaso si innamora di Irene, una brava ragazza, e per lei cercherà di sembrare – invano - quello che non è. Intanto la sua famiglia ottiene un appartamento alle case popolari e questo segna il primo riscatto oggettivo del protagonista che cercherà di dare una svolta alla propria vita, adesso che l’ambiente sembra potergli dare una mano. Quindi il suo avvicinamento a quella forza politica democristiana percepita come portatrice di un’ambita normalità.
Tuttavia, il destino è in agguato. Tommaso si ammala di tubercolosi proprio nel momento in cui comincia a desiderare di avere un lavoro e di sposarsi. Ricoverato al policlinico conoscerà le lotte sindacali degli infermieri, impegnati ad ottenere condizioni di lavoro e di vita più dignitose. Ecco il suo ennesimo cambiamento, ora è il partito comunista con le sue idee di emancipazione sociale a catturare la sua attenzione.
Ma la malattia segue il suo corso proprio come il destino.
Dopo una vita grama, dove il dolore e la miseria hanno formato la volontà - anche se priva di riflessione critica - di riscatto del ragazzo, un gesto eroico lo salverà dall’abbrutimento definitivo dell’anima. Un gesto che sorprenderà lo stesso autore, con l’ironia tipica di chi dalla vita ha conosciuto tutto il peggio e non ha più niente da perdere. Tommaso morirà apprezzando in modo beffardo quella capacità estrema di compiere un atto di alta generosità che segna la riabilitazione di un’intera esistenza lacerata.
Esente da ogni sorta di giudizio etico, Pasolini riesce a fotografare la realtà con un obiettivo umano capace di rendere per intero il tessuto neorealista di una consistente fetta di umanità, la cui povertà materiale è sempre il risultato ultimo di una miseria interiore. Attraverso i suoi personaggi il lettore arriva a toccare il fondo degli inferi terreni, rappresentato da vicende che si perdono nella corruzione delle anime e dei corpi, sui quali però vigila, sottoforma di poetica contraddizione, la capacità altrettanto umana di tentare di cambiare il proprio destino nella ricerca assoluta di una rivincita.
Un riscatto anche solo corrispondente ad un unico atto di altissimo valore umano, come salvare un’altra vita al costo della propria.
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