Un po’ più in là sulla destra
- Autore: Fred Vargas
- Casa editrice: Einaudi
L’ex investigatore Louis Kehlweiler, il medievista Marc, l’archeologo Mathias e lo storico Lucien amano i bistrot, sono sempre senza una lira ma hanno un talento spiccato per le indagini complicate, soprattutto quando - come in questa deliziosa commedia del crimine - al commissariato brancolano nel buio...
Tre storici allo sbando e uno sbirro in disarmo: tornano gli stralunati protagonisti di “Io sono il Tenebroso” e “Chi è morto alzi la mano”.
Mentre è in appostamento su una panchina Louis Kehlweiler, detto il Tedesco, trova per terra un frammento di osso umano. Una traccia perduta dentro la città. All’apparenza ormai definitivamente. Eppure Kehlweiler la segue, con i suoi due aiutanti, Marc e Mathias. La segue con ostinazione e ossessione fino ad arrivare in un piccolo villaggio della Bretagna. Qui trova un collezionista di macchine per scrivere, fanatico di qualsiasi meccanismo ben oliato, un sindaco pavido e untuoso che non vuole problemi, un losco individuo ferocemente razzista, pronto a tutto pur di diventare sindaco lui. Con la pazienza e la fredda ferocia dell’indagatore, Kehlweiler toglie la maschera a tutti e ricostruisce la storia, le sue follie, le sue mostruosità. Inseguendo le tracce. Come chi scrive.
All’origine del «caso Vargas» in Francia, dove i suoi romanzi raggiungono regolarmente il vertice delle classifiche, ci sono il linguaggio terso, lo stile ironico e incisivo, la capacità di prendere per mano il lettore fino alla rivelazione finale, e l’accuratezza nei dettagli piú sorprendenti, che le viene dalla passione medievalista e dalla professione di zooarcheologa. Da qui il gusto per la detection, per le impronte, le tracce, le piccole cose senza importanza che permettono di dedurre, per una qualche «associazione di idee», la soluzione di un caso. [2]
Per comprendere cosa aspettarsi dai suoi libri e perchè sia considerata la scrittrice anti Patricia Cornwell, è sufficiente la frase che ha spesso ripetuto:
“Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi (che nella realtà non esistono): un delitto è sempre semplice”.
I tre evagelisti: Chi è morto alzi la mano. Un po’ piú in là sulla destra. Io sono il Tenebroso
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Nel secondo racconto de "Un po’ più in là sulla destra" della scrittrice francese Fred Vargas tratto dal romanzo de "I tre evangelisti" , il protagonista l’investigatore Louis Kehlweiler, ex- impiegato presso il Ministero degli Interni, riesce a risolvere il caso del cane e dell’albero a grata.
Louis è un uomo particolare che mostra un grande spirito d’osservazione anche quando cammina per il parco e sedendosi sulla panchina 102 nota nella defecazione di un cane un osso sospetto, lo porta ad analizzare e scopre che si tratta di un alluce femminile, di un’anziana signora.
In lui cominciano a sorgere un mare di interrogativi e di ipotesi per scoprire la donna morta che si trova all’altro capo dell’osso.
Louis è una persona dal cuore d’oro che non si ferma oltre le apparenze, ma che scava nella profondità del cuore umano, preferisce il rospo Bufo come animale domestico che deve inumidire ogni tanto portandoselo dietro.
Chi lo conosce sa dell’amicizia personale e professionale (come informatrice della polizia) che lega quest’uomo alla ex- prostituta Mothe e che ospita a casa sua perché priva di alloggio.
Nel suo bunker nessuno può accedervi tranne il medievista Marc impegnato a catalogare tutti gli articoli e ritagli di giornale ammucchiati alla rinfusa, durante tutto il corso della sua carriera e che dopo gratuitamente insieme al paleontologo Mathias lo aiuterà a risolvere il caso.
Il suo acume, il suo intuito lo porta a ragionare su quello che gli altri credono siano quisquilie.
Pedina cani di grossa taglia per intere settimane e arriva a scoprire che fuori Parigi un pitbull Ringo fa da spola col padrone ingegnere Sevran, ogni giovedì.
Recandosi sul posto scopre di apparente suicidio: un’anziana vedova presso gli scogli, in un luogo solitario e difficile da raggiungere.
I proprietari del cane, la signora Lina isterica e violenta e il marito freddo pratico e calcolatore dedito unicamente alla propria collezione di macchine da scrivere antiche lo porteranno a sciogliere un grande groviglio di omicidi, di bugie, di menzogne e di sotterfugi.
Nel paese di mare, tutti si ritrovano nel Cafè de la Halle e là Louis claudicante, a causa di un incidente sul lavoro, si ritrova anche fare i conti con il passato , con l’uomo che ha "distrutto" durante la seconda guerra mondiale la propria famiglia dà origine: Renè il Piscione e poi rivede Pauline, la donna che l’ha lasciato solo dopo l’incendio che l’ha reso zoppo.
Seguendo questo racconto la Vargas ci porta a riflettere che le macchine, l’intelligenza artificiale che sta soppiantando quella umana è caduca e fallace, anche nella sua perfezione fatta di ingranaggi.
La tecnica non riesce a fronteggiare gli imprevisti che invece la mente umana ,sia pure nella sua vulnerabilità, riesce a sbrogliare.