Un avamposto del progresso
- Autore: Joseph Conrad
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Reggendosi con le braccia alla tuga di poppa, il bianco comunicò al timoniere: È tardi, passiamo la notte nella radura di Arsat. Per tutta risposta il malese emise un grugnito, continuando a tenere fisso lo sguardo sul fiume”.
Sono le prime righe de La laguna (titolo originale The Lagoon) primo racconto pubblicato da Joseph Conrad (1857-1924) sul Cornhill Magazine nel 1897.
“La stazione commerciale era affidata a due bianchi. Kayerts, il capo, era piccolo e grasso; Carlier, il suo vice, era alto, con un gran testone e un tronco massiccio poggiato su due gambe sottili. Il terzo uomo era un negro della Sierra Leone”.
Questo è l’incipit di Un avamposto del progresso (titolo originale An Outpost of Progress), edito sempre nel 1897 su Cosmopolis, il secondo racconto pubblicato e il preferito del grande autore di origine polacca naturalizzato inglese. La casa editrice Adelphi li presenta insieme, curati e tradotti da Matteo Codignola autore della Postfazione intitolata Una specie di racconto.
La copertina del volume, un’emblematica fotografia di Richard Mosse Di gigli e resti, Repubblica Democratica del Congo, 2012, raffigurante il teschio di una vittima del massacro perpetrato dalle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, conduce il lettore attraverso la narrazione di due storie tipicamente conradiane. Nel 1889, quattro anni dopo l’istituzione dello Stato Libero del Congo fortemente voluto dal re del Belgio Leopoldo II, Conrad era giunto in questo inferno nel quale centinaia di migliaia di schiavi ogni anno trovavano la morte. Ufficiale di coperta e in seguito Capitano su navi mercantili britanniche, il futuro scrittore era arrivato in quella terra nelle vesti di Comandante di “un piroscafo da governare sul fiume Congo”, come ricorda Codignola.
Finalmente dopo aver navigato nelle acque di Timor e Malacca, si realizzava il sogno infantile di Conrad: il desiderio di esplorare l’Africa. Ma la maggior parte dei piroscafi si trovavano in disarmo nel porto di Léopoldville, quindi gli armatori avevano offerto a Conrad Le Roi des Belges “una bagnarola usata per il servizio di posta appena in grado di galleggiare”.
Nell’estate del 1896 ricordando quell’esperienza, Joseph Conrad scriveva di getto due racconti: La laguna e Un avamposto del progresso.
Nel primo un capitano bianco dopo aver gettato l’ancora su un fiume malese “tortuoso e incerto” trascorre la notte ascoltando la storia di due fuggitivi. L’alba avrebbe trovato il capitano bianco, in piedi, solo, nella luce spietata; “e oltre il chiarore immenso di un giorno senza nuvole” scrutando “la tenebra di un mondo di illusioni”.
Nel secondo racconto ispirato a un fatto cruento avvenuto nel Libero Stato del Congo, Kayerts e Carlier, due belgi ai quali è stata affidata una missione commerciale all’interno dell’Africa, si lasciano coinvolgere in modo inconsapevole, giacché “la tratta degli schiavi è un abominio”. Il finale è facilmente intuibile. Se “il commercio è l’avanguardia della civiltà”, come scrive ironicamente Conrad, l’avamposto del progresso non abita nelle tenebre oscure del cuore del Continente nero.
“A sgomentarli non era la solitudine assoluta e inerte dell’avamposto, ma la vaga sensazione di aver perduto una difesa interna, qualcosa che fino a quel momento li aveva protetti impedendo a ciò che avevano intorno di entrargli dentro nel profondo”.
Un avamposto del progresso
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