Ulisse e Penelope
- Autore: Roberto Capel Badino
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Rivisitare con interesse e rispetto i grandi miti, anche a livello divulgativo ma con profondità e conoscenza delle fonti, fa bene alla nostra società, forse troppo distratta e catturata dalla tecnologia. Rischiamo di allontanarci dalle radici, di cui la cultura greca costituisce gran parte essenziale, insieme al cristianesimo.
Ben vengano dunque le collane editoriali come “Amori mitici”, curata da Laura Pepe, docente all’Università degli studi di Milano. È uscito, in edicola con il Corriere della Sera, il primo volume dedicato a Ulisse e Penelope come recita il titolo, (pp. 167, RCS Media Group, 2024) scritto da Roberto Capel Badino, professore al Liceo Parini di Milano, filologo e ricercatore di Discipline storiche. Il suo stile è discorsivo e affascinante.
Qui Ulisse e la sua fedele sposa ricalcano l’interpretazione omerica, vale a dire è raccontato un amore forte e fedele come il loro letto nuziale nella reggia di Itaca, intagliato dallo stesso Ulisse nelle radici di un pino millenario. Il sottotitolo del volume è significativo: L’amore oltre le distanze.
Come sappiamo la distanza fu di venti interminabili anni, dieci spesi nell’assedio all’imprendibile Troia, poi caduta grazie all’inganno del cavallo ordito dall’astuto re di Itaca; dieci persi da questi in peregrinazioni in mare, pericolose e luttuose, dove l’eroe, sempre più stremato, dovette far fronte all’ira di Poseidone che impedì il suo ritorno in patria, come vendetta dell’accecamento del figlio Polifemo, che fu un atto di autodifesa da parte di Ulisse.
Vengono rivisitate le note vicende, accompagnate da riflessioni condivisibili, quali:
“E alla fine forse ci si potrà chiedere se un amore custodito a dispetto delle avversità, una fedeltà paziente, una tensione costante al ricongiungimento non siano tutta la felicità a cui un uomo e una donna possano aspirare per la propria famiglia."
Lo scrittore fornisce conoscenze non studiate sui banchi di scuola e appannaggio degli specialisti, senza mai cadere nella noia o nel gergo elitario. Per esempio veniamo a sapere il significato etimologico dei due nomi dei protagonisti: Odisseo viene dal verbo greco "odyssasthai” che significa “odiare”, da cui odioso e anche odiato. Odiato da Poseidone dio dell’oceano, ma anche Virgilio nell’Eneide ha accenti dispregiativi verso “l’eterno errante”, considerandolo subdolo, fraudolento e crudele. Virgilio sta dalla parte di Enea, troiano.
Il nome di Penelope ha due possibili origini, dall’arte della tessitura, dove pêne è il filo, il tessuto, peníon è il rocchetto, da cui il latino pannus e l’italiano panno. Lei è maestra nel tessere la tela e nel disfarla nottetempo, in quanto aveva promesso ai 108 pretendenti che ne avrebbe scelto uno, credendo il marito disperso in mare e deceduto, dopo averne tessuto il sudario. Ma la speranza in Penelope non muore mai.
L’altro significato del suo nome è legato all’anatra penelope, una razza che la salvò alla nascita da un volo assassino, quando la madre, dopo averla partorita, pensò di sbarazzarsene in quanto femmina, gettandola oltre gli spalti del castello a Sparta. Le anatre penelope la presero tra le loro ali e la riportarono ai genitori, ormai pentiti del folle gesto; a Sparta era d’uso uccidere i neonati non graditi.
Il destino avverso si supera con costanza e determinazione, oltre che con l’aiuto degli dei, oggi la chiameremmo “Provvidenza”.
Capel Badino non manca di sottolineare con chiarezza la natura patriarcale e maschilista del poema: Odisseo è considerato marito fedele anche se durante i dieci anni di erranza convive per un anno insieme alla maga Circe, accettandone le profferte sessuali, costretto, pare, dal potere della dea. Vive inoltre da profugo per sette anni insieme alla ninfa Calipso, comodamente nella caverna di lei a Ogigia, l’isola misteriosa di cui Omero non dà ubicazione geografica.
La non collocazione spaziale di Ogigia ne fa il luogo simbolico dell’anima; l’esperienza amorosa appassionata con Calipso è un volo verso l’oltre, dove è possibile attingere una conoscenza sacra, misterica, non condivisa con Penelope.
Il libro infine contiene anche l’altra versione su Ulisse, legato fatalmente, ancor più che dall’amore per la patria e la sposa, al suo bisogno di libertà e conoscenza. Il più eclatante esempio in tal senso è l’Ulisse di Dante, che mostra l’iticense pronto a rimettersi in viaggio dopo il fortunoso ritorno; egli con i suoi marinai si addentra nell’oceano oltre le colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra) e morirà in un naufragio.
Secondo i moderni poeti greci Ritsos, Kavafis, Katzanzakis, aggiunti in appendice, non esiste ritorno felice. I loro bellissimi versi si discostano decisamente dal ritratto omerico.
Da leggere con entusiasmo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ulisse e Penelope
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