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Curiosità per amanti dei libri

Ponza, l’isola di Circe: un viaggio nel mito da Omero a Montale

A pochi chilometri da Roma si trova l'isola di Ponza: leggenda narra sia l'antica Eea, covo della Maga Circe che stregò Odisseo e i suoi compagni di viaggio. Scopriamo di più su questa meta turistica in bilico tra realtà e letteratura.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 06-06-2023
Ponza, l'isola di Circe: un viaggio nel mito da Omero a Montale

A pochi chilometri da Roma si trova il promontorio del Circeo che si erge maestoso sulle acque cristalline del Mar Tirreno con una peculiare forma che ricorda una figura femminile distesa. Poche miglia a sud, proprio di fronte al Golfo di Gaeta, sorge l’isola di Ponza, la leggendaria dimora della maga Circe.
In questi luoghi marini dal profilo incantevole è racchiuso l’antico canto di Omero che narrava le gesta del suo eroe, Odisseo, l’uomo dal “multiforme ingegno” che a lungo peregrinò per terra e per mare anelando sempre al ritorno a Itaca e, ciononostante, allontanandosi inesorabilmente dalla sua meta.

Nel X libro dell’Odissea viene narrato l’approdo di Ulisse, con la sua nave, in un luogo meraviglioso:

[...] navigammo avanti. E su l’isola Eéa sorgemmo, dove Circe, Diva terribile, dal crespo Crine, e dal dolce canto, avea soggiorno.

L’antica isola di Eea, patria di Circe, è identificabile con l’isola di Ponza dalle coste rocciose composte di caolino e tufi. L’isola vulcanica formata da erosioni, plagiata da venti e mareggiate, è il covo della terribile maga che trattenne l’eroe di Omero con l’inganno e trasformò i suoi compagni in animali grufolanti.

Scopriamo di più su quest’isola incantata in bilico tra realtà e mito.

Ponza, l’antica Eea

L’unica fonte che ci informa dell’esistenza di un’isola chiamata Eea è l’Odissea di Omero. Nel testo omerico l’isola viene collocata nel Mar Tirreno e descritta come la dimora di Circe, dea dell’Aurora, figlia del dio del Sole Elio e della ninfa Perseide.
Ma cosa significa Eea? Si tratta, senza dubbio, di un nome singolare, fatto interamente di vocali; eppure è proprio questo toponimo che sembra sussurato dall’incavo di una conchiglia a collegare l’isola del mito di Omero all’attuale Ponza, scopriamo perché.

Ponza: l’origine del nome dell’isola

Il nome Eea etimologicamente significa “acqua” ed è stato riscontrato un legame con l’attuale dialetto sardo “èa”. Il prefisso e- potrebbe essere attribuibile a un latinismo, dunque derivazione di “ex”, indicando un luogo “sorto dall’acqua”, “venuto fuori dall’acqua”.
Tutte le isole del mito sono tradizionalmente “sorte dalle acque”, basti pensare alla stessa nascita di Venere. Ma anche l’isola di Ponza tradisce questa origine marina: il nome latino “Pontia” deriva infatti dal greco Pontos (Ποντια) che significa “mare”. Proprio come l’antica Eea dunque Ponza “sorge dal mare” e inoltre nella conformazione geografica di questa terra isolana possiamo riscontrare diverse similitudini con il racconto di Omero, come la galleria che conduce alla spiaggia di Chiaia di Luna dalla fine sabbia vulcanica circondata da alte pareti rocciose. Ancora oggi Ponza conserva la bellezza leggendaria narrata dal poeta, con le sue bianche rocce calcaree e le sue ampie insenature dalle coste frastagliate a picco sul mare.
Ma dove si trova il covo della maga Circe?

Ponza, la dimora di Circe e la grotta di Ulisse

Narra Omero che Circe viveva in una “bella abitazione fatta di marmi puliti” nell’isola di Eea. La maga aveva una folta chioma dalle lunghe trecce e attirava gli uomini con la melodia del suo canto, per poi intrattenerli con lauti banchetti alla sua mensa seducendoli con cibo in gran quantità e bevande che si riveleranno avvelenate.
Omero definisce il suo potere incantatorio in questi termini:

Circe dai riccioli belli, la dea tremenda dalla voce umana.

Odisseo giunge sull’isola dopo essere scampato alla furia dei Lestrigoni, i giganti antropofagi che distrussero la sua flotta lasciando integra soltanto una nave. I compagni sono stanchi e anelano al riposo, ma non sanno che stanno per imbattersi nei sortilegi della maga. Quest’ultima li trasformerà in maiali, risparmiando solo Odisseo che si è salvato grazie all’intervento di Mercurio. L’aiuto del dio rende l’eroe immune alle stregonerie di Circe, ma non alla seduzione. La maga si innamora di Odisseo e lo trattiene sull’isola con la promessa dell’amore, dopo aver liberato i compagni restituendo loro la forma umana. Ulisse e Circe avranno anche un figlio, Telegono, ma infine l’eroe - incalzato dai compagni stanchi dell’attesa - si rimetterà in viaggio, dopo anni, per salpare alla volta di Itaca.

Sull’isola di Ponza troviamo numerose grotte marine sotterranee nelle cui cavità giocano riflessi d’acqua cangianti. Tra queste si trova la Grotta di Ulisse nella quale, secondo la leggenda, la maga imprigionò l’eroe per tenerlo sempre con sé. Ancora oggi nella cavità della grotta sommersa si compongono psichedelici giochi di luce; si dice sia il sortilegio di Circe che illuminando l’oscurità con il suo sguardo cerca di sugellare il suo eterno patto d’amore. Una di queste grotte marine potrebbe essere il covo segreto della maga.

Ponza nel canto di Montale

Non fu solo Omero a cantare l’incanto di Ponza, l’isola esotica che invita al rapimento onirico, anche un altro poeta del Novecento rimase stregato dai sortilegi di Circe: si tratta di Eugenio Montale.
Il poeta degli Ossi di seppia scrisse una poesia dedicata a questo luogo in bilico tra mito e realtà in cui lo descriveva così:

Ponza è scontrosa e bellissima.
Ritrosa, diffidente e mai prevedibile.

Sembra che Montale non stia parlando di un’isola, ma di una persona, anzi, di una donna. In questa musa affascinante e tuttavia reticente, che cambia spesso d’umore, possiamo scorgere il ritratto più perfetto della maga Circe, ormai divenuta un tutt’uno con la sua dimora, eterno respiro ed essenza dell’isola sorta dal mare. Il suo canto melodioso continua a stregare tutti coloro che giungono, navigando via mare come Odisseo, sulle sue coste.

Montale descriveva l’isola di Ponza come un “microcosmo a sé” e concludeva così la sua poesia con dei versi che spalancano uno scorcio d’infinito:

mi perdo nella bellezza dei suoi tramonti
e trovo sulla terra il mio paradiso.

Il poeta ligure, attraverso la sua lirica, libera l’isola di Ponza dalla nostalgia di Itaca, purificandola così dal fantasma ingombrante di Odisseo. Solo Circe regna sovrana, fiera e indipendente com’era un tempo, prima di incontrare l’eroe dal “multiforme ingegno”. L’antica Eea torna a vivere nel suo incanto primigenio: un regno incontaminato, capace di incantare chi vi approda sino a convincerlo a rimanervi per sempre e a non fare più ritorno.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ponza, l’isola di Circe: un viaggio nel mito da Omero a Montale

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