The Rest and the West. Per la critica del multipolarismo
- Autore: Sandro Mezzadra e Brett Neilson
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2025
Fino al 26 dicembre del 1991 – data fatidica in cui l’Unione Sovietica viene suicidata dalla glasnost fuori controllo di Michail Gorbačëv – la geopolitica mondiale reggeva sull’equilibrio (in)stabile dei rapporti USA-URSS. Nemesi l’uno dell’altro, presunti imperi del Bene e/o del Male: muscoli da superpotenze in bella mostra, funzionalmente al gioco politico delle parti. La storia ricorda come a seguito del suddetto suicidio assistito dell’URSS, l’asse di equilibrio della geopolitica mondiale si sbilanci a senso unico capitalista, coinvolgendo anche le nazioni allignate all’ombra dell’ex cortina di ferro. Non credo che la posta in gioco sia valsa la candela: se da un lato ci si affranca dal regimentato grigiore comunista, dall’altro la resa alla (pseudo)sfavillante dittatura neo-libelista è senza condizioni. Per dirla senza altri giri di parole: multipolarismo (sistema internazionale caratterizzato da molteplici centri di potere) è di fatto la facciata sotto cui prolifera il pensiero unico e il controllo politico-economico globale delle nazioni. Interesse esclusivo di un capitalismo ormai privo – oltre che di coscienza – di freni e contraltari ideologici. Stato di crisi, veicolazione dei conflitti e potenza militare sono gli strumenti, ideologici e materiali, attraverso cui il potere controlla e muove le greggi multipolari imbavagliate alla museruola del profitto. Fine premessa.
Sandro Mezzadra e Brett Neilson firmano per Meltemi un saggio illuminante sul tema. Il saggio si intitola The Rest and the West - in italiano suona come “Gli altri e l’Occidente” - e fra diverse espressioni di autocrazia economica realizzata, individua nel conflitto lo strumento cardine per indirizzare rapporti identitari fra gli Stati. Cioè fra noi e loro. Cioè fra noi occidentali illuminati e illuministi benedetti dal Signore - quindi dalla parte del Giusto e del Vero - e il resto del mondo non ancora occidentalizzato ma occidentalizzabile.
Col cessare della pandemia – meglio sarebbe dire col cessare delle coercizioni del periodo pandemico – il sistema capitalistico ha surrogato guerra (ricordate gli strilloni dell’etere professare che quella contro il Covid era una guerra a tutti gli effetti?) con guerra, agevolando sottotraccia l’intensificazione dei conflitti geopolitici. Un terreno di battaglia dove si combatte per sancire anche il futuro della globalizzazione. Di fatto alquanto fosco. Il pianeta implode per crisi climatica, violenze di ogni tipo, diseguaglianze, disparità economiche, e mi viene da pensare una volta di più: a quale forma di benessere abbiamo in realtà consegnato gli ex cittadini dell’Europa ex comunista?.
Con l’equidistanza che si deve al saggio accademico (entrambi gli autori sono docenti universitari) Rest and the West non si esime dalle analisi contro-tendenti, dimostrando come il capitalismo sfrenato che ci è contemporaneo stia di fatto riplasmando (a sua immagine e somiglianza) gli scenari sociali e politici mondiali. E questo – va ripetuto – anche per via dell’assunzione delle guerre come strumenti fondamentali al mantenimento dell’asset di potere.
La logica dell’accumulazione illimitata di capitale trova certamente le sue radici nel terreno economico, ma si riversa costitutivamente oltre, dando forma alla vita umana nel suo complesso e, in particolare, occupando il campo della produzione di soggettività [...] Anche la politica e la cultura, a loro volta, vengono attraversate e riorganizzate in maniera differenziale dal capitale. Le tensioni, gli attriti e gli scontri che ne derivano meritano un’indagine approfondita. Lungi dall’implicare una focalizzazione ristretta su un unico ambito dell’azione umana, il capitalismo invita a una gamma di analisi ampia, che ci consente di discernere il suo ruolo nel mondo, i suoi effetti dirompenti, la violenza che sottende il suo funzionamento, i mondi e i soggetti che produce e le lotte e i desideri di liberazione che lo contrastano.
Questi ultimi – a mio giudizio - alquanto sparuti. Ipnotizzati come siamo dalla finta opulenza di massa, segno di un Occidente prigioniero (più ancora che malato) di ego-referenza, alienazione merceologica e impotenza. Un Occidente di fatto inconsapevole dei rischi ontologici, più ancora che sociali ed economici, che corre con l’assoggettamento passivo alla (soft)dittatura capitalista.
In definitiva The Rest and the West si staglia come testo acutissimo. Da leggere, rileggere. Studiare. Meglio ancora, meditare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: The Rest and the West. Per la critica del multipolarismo


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