Tangerinn
- Autore: Emanuela Anechoum
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2024
La narratrice di questa storia, Tangerinn (edizioni e/o, 2024) è una giovane donna italo-marocchina.
La incontriamo a Londra, dove vive da qualche anno, lavorando in un locale e vivendo in una stanza affittata da Elizabeth, “Liz”, una ricca e viziata londinese molto alternativa che l’ha accolta con calore nel suo giro di alto borghesi che si fingono “povere”, che abitano in quartieri abitati da quelli che dal sud del mondo arrivano nella città più opulenta e anche difficile d’Europa.
Mina, che è fuggita da un paese del sud d’Italia, vive a Londra come un’estranea, non riesce a integrarsi anche se Liz fa di tutto per tenersela vicino e per coinvolgerla nei suoi viaggi, nelle vacanze che potremmo definire radical chic, dove si mangia poco e solo vegano, si frequentano locali bohémien a Soho, si visitano mostre di artiste meticce, si leggono libri sul femminismo, si beve buon vino che paga sempre Liz:
Liz sorrideva sempre, come chi sa di piacere. Vivere, nella sua testa, doveva essere come stare in una di quelle vasche piene di palline di plastica bianca.
Nel mezzo di questo soggiorno londinese alla ricerca di un’identità, Mina viene raggiunta da una telefonata da casa: suo padre Omar è morto.
All’aeroporto italiano viene a prenderla sua sorella Aicha, che non vede da anni, che è rimasta a casa, vicina alla madre Berta, alla nonna, al padre proprietario di un bar, nel paese dove la maggioranza degli abitanti sono immigrati, che hanno deciso di restare, tanto i sud mediterranei si somigliano e ricordano casa.
La sorella è musulmana, porta il velo con convinzione, ha rinunciato a studiare, alla propria realizzazione per aiutare il padre a gestire il locale che si chiama “Tangerinn”, dove si fa cucina marocchina e i clienti ritrovano gli odori di casa. Le storie dei vari componenti della famiglia valgono ognuna un romanzo: Berta, la madre italiana “eterna bambina” che dorme sempre, è strana, non esce di casa, non è stata una vera madre accudente per le due figlie; la nonna invece, Jidda, è una donna forte, determinata, è lei che si è occupata di crescere le nipoti, pur essendo brusca, triste e fiera.
Mina non ha quasi rapporti con sua madre, che chiama per nome e che disprezza; Aicha invece cerca di ricucire il rapporto con la sorella, di coinvolgerla nelle vicende familiari e nel suo volontariato. La ragazza segue gli emigranti sbarcati fortunosamente, collabora con una Ong insieme all’amico Nasim, un giovane immigrato turco, bello, da cui Mina si sentirà attratta.
La storia più intensa del romanzo scritto da Emanuela Anechoum è quella del padre Omar, che verrà raccontata a Mina da un uomo che compare nell’ultima parte del racconto. Una storia di grande amore, umanità, amicizia, che riuscirà a far riconciliare Mina con questa figura paterna amata ma sfuggente, mentre tutta la vita affettiva si rimescola e trova una nuova dimensione, quella dell’accettazione, della comprensione, dell’amore gratuito.
Nord e sud del mondo si incontrano, sembrano amalgamarsi e comprendersi attraverso le vicende di una famiglia disfunzionale, irregolare, nella quale però scorre la linfa dell’attaccamento, del rispetto.
L’infanzia di Omar con i suoi fratelli a Derb Sultan, l’arrivo a Tangeri, l’amore per i fratelli, il desiderio di sostenerli e affrancarli dalla miseria.
Mina andrà alla ricerca delle sue origini, in un Marocco che non conosce, per capire sé stessa. Abbandonare Londra e i suoi mitici eventi sociali, vuoti di ogni significato, fare pochi scatoloni, ricercare un padre amato ma sconosciuto, tornare a casa.
Un libro bello quello di Emanuela Anechoum che profuma di tè alla menta, di mare, della polvere di Tangeri, che guarda agli occhi liquidi di Nasim, alla presenza della sorella di Nina, Aicha, un bel personaggio dal corpo caldo.
Una delle scene più intense del libro è quella nella quale la famiglia su una piccola barca si accinge a spargere in mare le ceneri di Omar, dove ognuno reciterà la sua parte, compresa Berta, che si scoprirà aver amato molto quell’uomo venuto da lontano.
Ti ho inventato papà?
Si chiede Mina:
Voglio raggiungerti in fondo al mare per chiedertelo, ma tu non sei lì, non sei da nessuna parte.
Attraverso le pagine di questo romanzo d’esordio la giovane autrice, nata negli anni Novanta, ci racconta una generazione alla ricerca delle proprie origini, di un posto dove fermarsi, di una casa da costruire, di un’esistenza e un’identità da definire.
Una storia familiare emozionante, piena del dolore dell’abbandono e della speranza di una possibile felicità, raccontata con una lingua ricca e composita, dove i dialetti si mescolano, inglese e italiano con espressioni arabe, a comporre il mosaico nel quale il mondo contemporaneo si rispecchia.
Tangerinn
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Salam! Sono solo a pag 50 ma mi ha preso bene x contenuto e scrittura