Sulla Francia
- Autore: Emil Cioran
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2014
Emil Cioran, o più correttamente Emil M. Cioran, che al filosofo non piaceva, sempre per il suo desiderio di semplificazione.
Non solo in Italia, critici letterari scrivono ancora sulle sue idee e sul suo stile. Tra le tante opere si fa strada questo smilzo pamphlet Sulla Francia (Voland, 2014, traduzione e curatela di Giovanni Rotiroti) dove si capisce meglio il perché del suo voler essere “francese” a tutti i costi.
Arrivato per la prima volta nel 1937 come borsista universitario, tornò in Romania nel 1940 per un lutto e poi ci furono sempre meno occasioni per andare in patria e la Francia, Parigi, divennero per lui come una calamita, tanto che iniziò a scrivere in un francese di rara bellezza.
Di questo Stato e della sua capitale, Parigi, Cioran non rileva certo solo aspetti positivi. Nella capitale francese cominciò a trovare dei lavori di traduzione, anche se per il suo dottorato, continuò a ricevere soldi dalla Romania, fino ai quarant’anni. E il motivo per cui amasse tanto la Francia è presto detto e non è un complimento: perché era una nazione che gli assomigliava, coi francesi che si annoiavano molto da secoli. Un paese la cui noia, detta cafard , ha come caratteristiche quella di essere “psicologica e immanente”, senza bisogno di trovare conforti religiosi. Un paese dove è nata la Rivoluzione, ma sempre con un occhio ironico su come procedeva fino a Napoleone.
D’altra parte questa sua seconda patria, Cioran l’ha scelta proprio per la sua raffinatezza, dove l’elemento più importante per la buona borghesia, ma anche chi percepisce uno stipendio, è l’arte del bavardage, ossia la “conversazione”. Nei bistrot parigini, nei tavolini all’aperto c’è una umanità varia, alla quale si aggiungono anche gli studenti della Sorbona, per chiacchierare per ore, fino a non parlare di niente, dopo aver espresso giudizi tranchant sull’ultimo libro dell’intellettuale più in vista, per passare a mostre e a film del cinema. I francesi smettono di parlare solo quando è ora di cena, sul tardi. Niente da spartire col suo villaggio romeno, dove per la fatica dei lavori agricoli, uno sgrunt poteva essere “ho fame o ho sete”.
Senza dubbio Cioran lo scrive meglio:
La Francia è una cultura acosmica, non senza terra, ma al di sopra di essa. I suoi valori hanno radici ma non contano...(...)..., le culture acosmiche sono culture astratte.Private del contatto con le origini, ma manca a loro anche lo.spirito metafisico, cioè l’erratico domandare soggiacente alla vita. L’intelligenza, la filosofia è l’arte francese appartengono al mondo del Comprensibile.
Ecco su questa verità di Cioran, bisogna verificare. Filosofi o studiosi come Lacan, Derrida e Guatteri o Deleuze non erano per niente comprensibili.
Chi scrive pensa che Cioran abbia nutrito un malcelato disprezzo verso questi intellettuali francesi, perché le sue origini erano umili: scarpe aggiustate con il cartone, il freddo sempre addosso, avvertito in modo doloroso, le mani spaccate dal gelo. Anche chi era un intellettuale, in Romania, sapeva aggiustare le cose e aveva una certa manualità. Il marxismo che Cioran butta dalla porta con malagrazia rientra dalla finestra.
Certo è che quel manipolo di studiosi lo irritava sempre e comunque. Ma quando non tolleri un atteggiamento fai presto a dire che la Francia è un paese di chiacchieroni che spiegano agli studenti universitari il “nulla”.
Diventando in alcuni casi un marxista d’antan, Cioran sopporta più i contadini che la borghesia intellettuale. Intanto per arrivare alla sua mansarda c’era sempre una discreta coda di gente che andava a trovarlo e lui autografava i libri che i suoi ammiratori avevano in mano. D’altra parte, il filosofo non era poi scontento di essere visto come un maestro di vita dai suoi visitatori.
Dunque, se in Francia conta solo lo stile, la battuta ironica, l’aria blasé, Cioran era già francese. Ma intimamente ne soffriva, avrebbe voluto essere, talvolta, anche il contadino in una tormenta di neve. Sicuramente era un uomo dalle mille contraddizioni, mentre la Francia ha un passato storico che non si può certo riassumere con un paio di aforismi.
Sulla Francia
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