Strade blu
- Autore: William Least Heat-Moon
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
“Sulle vecchie cartine stradali d’America, le strade principali erano segnate in rosso e quelle secondarie in blu. Adesso i colori sono cambiati, ma subito prima dell’alba e subito dopo il tramonto – brevi istanti né giorno né notte – le vecchie strade restituiscono al cielo un poco del suo colore, assumendo a loro volta un’arcana tonalità blu. È l’ora in cui le strade blu hanno un fascino intenso, e sono aperte, invitanti, enigmatiche: uno spazio dove l’uomo può perdersi”.
Sono le vecchie “strade blu”, ossia le strade statali secondarie americane, ad attirare e richiamare silenti il protagonista di questo memorabile viaggio autobiografico compiuto ad anello, da un estremo all’altro degli Stati Uniti, dalla costa est a quella ovest e ritorno.
L’autore di questo racconto di viaggio è William Trogdon, professore a Columbia, nel Missuri, che, nel 1978,
“a trentotto anni, seppe di essere stato licenziato per il calo degli studenti del college e quasi subito, durante la telefonata in cui comunicava la notizia alla moglie per ricavarne un minimo di conforto, apprese che la donna ormai si era legata con un amico e che, in pratica, lo scaricava”.
Questi brevi cenni sull’autore sono contenuti nella prefazione del romanzo e costituiscono la chiave di lettura per comprendere le motivazioni che spinsero l’autore a lasciarsi tutto alle spalle per qualche mese e a viaggiare a bordo del suo malconcio furgoncino, la sua dimora di vagabondo.
Alla partenza il protagonista si ripromise di partire in solitario esclusivamente per vedere un po’ di quell’America dimenticata e di registrare qualche chiacchiera lungo il tragitto. Tuttavia, il suo pellegrinaggio ebbe un risultato ben più ambizioso: “Strade Blu” risulta essere, difatti, il racconto di un sorprendente viaggio vero raccontato in prima persona, rielaborato per quattro anni dopo il ritorno nel Missouri e pubblicato, successivamente a non pochi rifiuti, dalla casa editrice Little Brown nel 1982, ottenendo un grande successo anche internazionale (in Italia è stato pubblicato da Einaudi nella prima edizione del 1988, mentre l’edizione più recente risale al 2012).
Molteplici sono i racconti dei luoghi visitati e delle strade percorse, numerosissime sono le trasposizioni dei dialoghi con le persone più disparate e stravaganti che William conobbe lungo il suo tragitto. Tra le altre cose, è significativo segnalare che William abbia voluto riportare alla luce le sue mezze origini indiane proprio durante il suo viaggio, presentandosi già da subito al lettore con il suo nome tribale, “Least Heat-Moon”:
“Chiamatemi Heat Moon il Minore. Mio padre si fa chiamare Heat Moon, ossia Luna del Caldo, e mio fratello maggiore Piccolo Heat Moon. […] Per i Sioux, la Luna del Caldo corrisponde al settimo mese, un periodo conosciuto anche come Luna di Sangue – credo a causa del cupo colore rossastro che la luna ha in piena estate.”
Con lo snocciolarsi dei giorni e il susseguirsi dei chilometri percorsi, William comprese che il vero scopo del suo viaggio non era soltanto quello di girovagare per qualche tempo abbondando il proprio dolore ed il proprio insuccesso professionale e personale, bensì ben altro:
“Per chi è in grado di restare sveglio e aperto, ogni errore è una possibilità d’imbattersi in qualcosa di nuovo: errare per il mondo e riflettere fanno parte dello stesso processo. Viceversa, chi smette di esplorare sbaglia più che in ogni altro momento”.
Riscatto, dunque. Guardare dentro se stessi cercando e riscoprendo qualcosa di assopito, qualcosa che c’è sempre stato ma che non si è mai compreso e valorizzato appieno. Sfidare i propri sbagli tramutandoli in opportunità. Grazie al viaggio.
Inevitabile il richiamo a Bruce Chatwin in “On the road” ma ciò che veramente sorprende in “Strade Blu” è la semplicità con cui viene narrato questo singolare ed avvincente peregrinare nell’America più vera e decisamente meno turistica.
“Poi gli dissero:
tutto quello che hai visto, ricordalo,
perché tutto quello che dimentichi
ritorna a volare nel vento”
(versi di un canto Navajo)
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