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Recensioni di libri

Storia dei mancini. Ovvero sulla gente fatta a rovescio di Pierre-Michel Bertrand

Magi, 2003 - Il mancinismo è stato a lungo combattuto come una malattia, e solo in tempi non troppo remoti (almeno in buona parte del mondo) chi scrive con la mano sinistra è stato "riabilitato". Pierre-Michel Bertrand cerca di raccontare il percorso di questa minoranza attraverso i secoli, tra indulgenze, repressione ed emancipazione.

Riccardo Pasqualin
Riccardo Pasqualin Pubblicato il 08-07-2022
Storia dei mancini. Ovvero sulla gente fatta a rovescio

Storia dei mancini. Ovvero sulla gente fatta a rovescio

  • Autore: Pierre-Michel Bertrand
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2003

Oggi in Italia il mancinismo è considerato una normale variabile della complessità umana, sono rari i casi in cui questa particolarità attira ancora l’attenzione di qualcuno. Eppure non è necessario tornare troppo indietro nella storia per ricordare che i mancini sono stati una minoranza perseguitata: ci ha pensato Pierre-Michel Bertrand a scrivere una Storia dei mancini (Edizioni Magi, 2003), e il suo libro andrebbe acquistato anche solo per il fatto che non ce ne sono molti di simili sull’argomento.

Secondo Xavier Bichat (1771-1802) il “destrismo” potrebbe essere nato nella preistoria, quando i guerrieri compresero che le ferite inflitte nella parte sinistra del petto sono più mortali: la necessità di proteggere il cuore avrebbe spinto a tenere lo scudo con il braccio sinistro. Donne e bambini non impugnavano armi, ma forse riconobbero la superiorità della mano destra perché era quella che li difendeva. Ovviamente si tratta di una semplice teoria, impossibile da verificare, ma da qui Bertrand prende le mosse per cercare di ricostruire una storia culturale e sociale del mancinismo.

Mancino deriva dal latino “mancus”, mutilato o storpio, e già questo è un dato importante, che ci trasmette un certo tipo di mentalità. È un vocabolo che dovrebbe cadere in disuso; in lingua veneta si usa dire “sanco”, ma in italiano non si è soliti usare “sinistro” per indicare chi preferisce utilizzare la mano sinistra.
Di formazione, l’autore del saggio è uno storico dell’arte e la sua ricerca è arricchita da una particolare attenzione per le raffigurazioni di “destra” e “sinistra” nel linguaggio e nell’iconografia.
A differenza di quanto comunemente si crede, in Europa l’intolleranza verso i mancini non nacque tanto dalla superstizione, quanto al contrario a causa di un dogmatismo scientifico.

Sebbene si debba parlare più di indifferenza (o di indulgenza) che di tolleranza, lo studioso è incline ad accettare che il medioevo sia stato per le persone mancine “una sorta di età dell’oro”. Nel “galateo” medievale europeo non c’era distinzione tra la mano destra e la sinistra, poiché le posate non esistevano. Si mangiava con ambo le mani e se c’era poco spazio se ne teneva una sotto la tavola, a seconda della posizione dei commensali. In pochi allora sapevano scrivere e sembra che ci si preoccupasse assai poco della lateralità; nel modus scribendi dei trattati di calligrafia che appaiono verso il XIII secolo non ci sono prescrizioni circa l’uso della sinistra. Mancini furono Leonardo da Vinci, Jan van Eyck e Hieronymus Bosch.

Paradossalmente, per lunghi secoli, l’analfabetismo diffuso riuscì a “salvare” i mancini, la vita rurale condotta da buona parte degli europei costituì un rifugio sicuro, mentre è con l’era moderna che ebbero inizio i problemi, o meglio quando apparve l’istruzione obbligatoria. Alla fine dell’Ottocento il mancinismo era considerato uno “stigma fisiologico della degenerazione”, lo si insegnava nelle scuole di medicina e lo sosteneva lo scienziato Cesare Lombroso (1835-1909). Quando nel 1882 l’istruzione divenne obbligatoria in Francia, i mancini si trovarono oppressi da un sistema “destrocratico”, che gli impose di rinunciare alla loro inclinazione primaria con seri danni per l’apprendimento e il fisico. Assai più recenti sono certi discorsi abbastanza ricorrenti sulla genialità del mancino.

Nel presente, le disquisizioni dei secoli passati sul mancinismo avvertito come una deformità possono far sorridere, ma si tratta di idee che hanno inciso violentemente sulla vita di molte persone. La via per l’emancipazione fu lunga e più difficile di quanto si possa credere, ma in vaste zone del mondo il traguardo non è ancora stato raggiunto. A tale riguardo il libro di Bertrand presenta un serio limite: l’eurocentrismo, per indagare la storia e le interpretazioni culturali del mancinismo egli si limita quasi esclusivamente alla cultura ebraica e a quella cristiana, con alcune aperture alla classicità, ma nulla riporta, ad esempio, sulla cultura cinese, sulla storia del Giappone o sull’islam. Nel mondo musulmano la sinistra è ancora oggi una mano impura, che non va usata per mangiare o salutare, ma va destinata all’abluzione delle parti intime.

Ancora nel 2005 Guido Ruotolo e Vincenzo Vasile scrivono:

“Riadh è nato a Tunisi il 15/12/1970. Egli è mancino e la cultura islamica detesta il mancinismo perché la mano sinistra è considerata un segno demoniaco, appartenente al diavolo”. (Milano-Cairo. Viaggio senza ritorno, Pironti)

Si dice che l’arabo si legge e si scrive da destra a sinistra perché si ritiene che ogni azione debba iniziare con la destra, che rappresenta il giusto e il bene, mentre la sinistra è il male.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Storia dei mancini. Ovvero sulla gente fatta a rovescio

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