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Recensioni di libri

Shakespeare and Company di Sylvia Beach

Neri Pozza, 2018 - Una lettura straordinaria e molto affascinante il libro di memoir di Sylvia Beach, libraia di Joyce e fondatrice della Shakespeare and Company, la più bella e famosa libreria del Novecento. Con la traduzione di Elena Spagnol Vaccari e la prefazione di Livia Manera, una storia imperdibile per chi ama i libri.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 19-11-2018

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Shakespeare and Company

Shakespeare and Company

  • Autore: Sylvia Beach
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Neri Pozza
  • Anno di pubblicazione: 2018

Una lettura straordinaria e molto affascinante il libro di memoir di Sylvia Beach, la libraia di Joyce e fondatrice della sua Shakespeare and Company, la più bella e famosa libreria del Novecento. Con la traduzione di Elena Spagnol Vaccari e la prefazione di Livia Manera "Shakespeare and Company" è una storia imperdibile per chi ama i libri.
Sylvia Beach, americana, era una donna minuta dal viso vivace, occhi castani, capelli ondulati, amabile e gentile, fumatrice accanita. Dalla sua famiglia, il padre era un ministro presbiteriano in Princeton nel New Jersey, aveva ereditato la profonda passione per la Francia. Partì da sola per Parigi nel 1916 per studiare letteratura francese e la conoscenza di Adrienne Monnier, bionda con i capelli pettinati all’indietro, occhi grigioverdi e piena di vitalità e passione per la lettura, sarà determinante per il suo mestiere di editrice e per la sua vita. Con pochi mezzi finanziari, ma ricca del suo intuito, del suo coraggio e della sua grande passione per la letteratura, nel novembre del 1919 aprirà i battenti della sua libreria che nel 1921 trasferirà in rue de l’Odéon. Alle pareti aveva decine di ritratti di scrittori e il suo locale era frequentato da Andrè Gide, da Paul Valery dallo charme senza eguali, da Gertrude Stein insieme all’inseparabile Alice Toklas, da un giovane e squattrinato Hemingway, da Pound che si manteneva a pochi isolati più in là lavorando come aggiustatutto e da Fitzgerald che con la moglie Zelda non riusciva a spendere i tanti soldi, proventi delle vendite dei suoi libri, in champagne nei vari locali di Montmartre.

La Grande Guerra e la Depressione avevano fatto perdere valore al franco rispetto al dollaro e Parigi divenne la città perfetta per chiunque amasse l’arte e la letteratura. Si vendevano pochi libri e Sylvia ebbe l’idea della biblioteca circolante: avere clienti abbonati che in cambio di una quota mensile prendessero in prestito i libri che desideravano. Non c’era scrittore francese o anglosassone che non la conoscesse e che non frequentasse la sua piccola libreria, ritrovo di intellettuali e rifugio per giovani talenti, che illuminò in quegli anni la Senna.

Credo di essere stata l’unica americana ad aver scoperto rue de l’Odéon e aver partecipato alla vivace attività letteraria che in quel tempo vi faceva centro.

Pubblicò nel 1922 l’"Ulisse" di Joyce per il quale nutriva un’autentica venerazione e rifiutò qualche tempo dopo il manoscritto de "L’amante di Lady Chatterley" dell’affascinante Lawrence. Pound aveva convinto Joyce a lasciare Trieste e a trasferirsi a Parigi. L’incontro con Sylvia, sua affezionata lettrice, viene descritto nei particolari. James Joyce, dagli occhi di un azzurro profondo e dalla voce con inflessioni dolci, era cortese e pieno di attenzioni. Parlava bene nove lingue tra le quali il latino, il greco moderno, lo yiddish e l’ebraico. Manteneva se stesso e la sua famiglia con le lezioni private e trascorreva la notte scrivendo. Sylvia realizzò, nel pubblicare le copie dell’"Ulisse" rilegate in carta blu greco difficilissima da reperire, una vera impresa editoriale: divenne segretaria, editore e banchiere di Joyce.
Le spese erano nelle sue mani, i profitti in quelle dello scrittore irlandese.

Ho capito fin dall’inizio che, lavorando con o per il signor Joyce, il piacere era mio, un piacere infinito: i profitti erano per lui.

Tra successi e spese fuori controllo arriveranno gli anni dell’invasione tedesca, la guerra e la Shakespeare and Company era ancora lì. Non ebbe mai clienti tedeschi tranne una volta, quando un ufficiale di alto rango sceso da un’enorme automobile, volle una copia di "Finnegans Wake" esposta in vetrina. Sylvia disse che era di sua proprietà e che non era in vendita. L’ufficiale al suo rifiuto le comunicò che avrebbe fatto confiscare il negozio. Fu deportata in un campo di concentramento e dopo sei mesi ritornò a Parigi, accolta dalla sua compagna Adrienne. La libreria non riaprì più. Oggi la Shakespeare and Company, meta per tutti i bibliofili che si recano a Parigi, si trova in una zona diversa, riaperta negli anni Cinquanta in onore di Sylvia che aveva sacrificato tutta se stessa per le sue passioni e per le sue idee.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Shakespeare and Company

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Shakespeare and Company: la vera storia della libreria di Sylvia Beach a Parigi

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