Se continua così. Cinema e fantascienza distopica
- Autore: Mauro Gervasini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2023
Fantascienza distopica è un genere narrativo avverato. Tranne che per gli aeromobili sfreccianti nei cieli delle megalopoli alla Blade Runner, il mondo preconizzato dal filone trova infatti concretezza nelle derive post-umane, tecnologiche e di alienazione sociale della contemporaneità liberista. Trasferendo al tema i vaticini degli Scritti corsari pasoliniani
Il nuovo fascismo non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo (…);e tenendo d’occhio - strictu senso - la definizione comune di distopia come “rappresentazione di un futuro indesiderabile, caratterizzato da una società totalitaria, scientista e tecnocratica”.
Risulta evidente la transustanziazione dello sci-fi di connotazione distopica in realtà.
Se continua così. Cinema e fantascienza distopica (Mimesis, 2023) - nuovo acutissimo saggio di Mauro Gervasini - è dunque connotabile come saggio di implicazioni politiche, e filosofiche di conseguenza.
Se continua così – parafrasando - non potrà che andare peggio: il futuro che ci attende è quello della post-apocalisse declinata in stazioni di nichilismo schizoide, anticipato dalle società trans-umane di Rollerball, 1997 Fuga da New York, Videodrome, Strange days.
Il registro dei film pertinenti ai topoi del genere - anticipatori cioè delle derive del presente - è articolata al punto che Mauro Gervasini ne parcellizza il computo in quattro ampi capitoli-sezioni: La distopia politica, Altre distopie, L’epopea di Blade Runner, Il Cyberpunk. Dentro ciascuno di questi capitoli abita un bendidio di pellicole - note e meno note, come il suggestionante La Jetèe, cortometraggio sperimentale del 1962 –, di storie, analisi, trame, scrittori, rimandi, romanzi ispirativi, comparazioni, resi attendibili e - ciò che più importa - fruibili dalla perizia letteraria e cinematografica dell’autore.
Che così annota, in merito, ritengo al senso ultimo e dimostrativo del suo lavoro:
Neil Gaiman per definire la fiction distopica utilizza un’espressione felice: narrativa speculativa (speculative fiction). Il termine inglese significa alla lettera ‘ipotetico’, ma anche ‘congetturale’ come in italiano, cioè adatto all’indagine filosofica. Se per troppo tempo letteratura e cinema di fantascienza sono stati considerati leggeri o d’evasione, qui si sancisce un nuovo spessore che investe tutto il genere e non solo il filone del quale ci occupiamo. La distopia tutta è forse il più alto esempio di narrativa speculativa.
E se davvero spettasse alla fantascienza il compito della denuncia del contemporaneo, e di conseguenza della possibile individuazione di tracciati disalienanti?
Attraverso il confronto con la distopia, il saggio di Gervasini si misura infatti, e di continuo, con le angosce e le pre-apocalisse della nostra contemporaneità – da quelle del controllo tecnocratico, a quelle derivate da epidemie, disastri ambientali, catastrofi nucleari, quant’altro – e dunque il tratto ulteriore di Se continua così è quello di saggio di sfumatura sociale.
La storia della fantascienza distopica – nel cinema come in letteratura - risulta spesso frequentata da autori tout court, cioè non necessitanti appellativi di genere specifico: Arancia meccanica di Stanley Kubrick è pura distopia politica, e in letteratura scrittori come Bradbury, Orwell, e lo stesso Dick offrono stratificazioni tematiche che autorizzano a sorvolare sulla stretta efficacia della forma narrativa.
Inspessito dall’appendice monografica dedicata al Metallo urlante dell’italiano Valerio Evangelisti, Se continua così si avvale inoltre della prefazione - dai contenuti ampli - di Gianni Canova, a cui spetta noblesse oblige) l’ultima parola:
La letteratura e il cinema funzionano come campanello d’allarme. Non sono esorcismi. Sono lenti di ingrandimento preziose che ci aiutano a capire meglio e per tempo i meccanismi che governano il mondo in cui viviamo e in cui potremmo rischiare di finire a vivere (o a morire) se certe tendenze intuibili nel presente – come dimostra bene questo pregevole studio di Mauro Gervasini – finissero per amplificarsi e per affermarsi. Per questo il distopico è davvero il genere epocale. (….) Il nostro (…) è il tempo della distopia.
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