Ruggine
- Autore: Anna Luisa Pignatelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2016
Una cittadina toscana, Montici, fa da sfondo alle vicende del romanzo “Ruggine” (Fazi, 2016), della scrittrice Anna Luisa Pignatelli che, seppur con anni di residenza all’estero, ha manifestato sempre un profondo legame con la sua terra di origine, la Toscana, ambientando in essa le storie narrate. L’autrice è molto conosciuta e apprezzata soprattutto in Francia, dove, nel 2010,con il suo libro “Nero toscano” ha vinto il Prix des lecteurs du Var.
La nuova pubblicazione racconta la storia d’una donna anziana, Gina, soprannominata Ruggine per il forte legame con Ferro, il suo gatto.
“Ormai la gente del paese considerava quel gatto parte integrante di Gina e da quando s’era saputo che gli aveva dato il nome di Ferro, molti s’erano messi a chiamarla Ruggine”
L’uno attaccato all’altro, quindi, poiché i casi della vita li avevano uniti. Ferro, abbandonato poco dopo esser stato messo al mondo, era venuto dietro a Gina per la via, l’aveva seguita fino all’uscio ma la donna non lo aveva fatto entrare. Allora lui l’aveva cercata ancora e quella costanza era stata premiata. Gina l’aveva accolto nella sua casa: si erano scelti e non si sarebbero più lasciati. Vivevano uniti, come il Ferro e la Ruggine appunto, perché, nonostante fossero ambedue spiriti liberi, non avevano nessun altro e, così, avevano costruito un loro mondo.
Gina è una delle tante anziane di Montici alle prese con la difficile quotidianità, con i numerosi acciacchi che paiono condensati in quella gobba che s’era formata, col tempo, sulla sua schiena. Ruggine era stata piegata, però, più che dalla malattia, dalle avversità della sua esistenza.
“Ruggine” ci mostra le difficoltà giornaliere d’una donna anziana, il rapporto con la solitudine, la mancanza di calore umano. È triste leggere che Gina si auguri la buonanotte da sola perché da tempo nessuno glielo sussurra più. Lei è vedova: ecco, allora una famiglia l’aveva avuta e forse l’avrebbe anche adesso se il destino non l’avesse colpita in modo infame. Dal matrimonio con Neri era nato Loriano, di cui lei, però, non vuol serbar ricordi. Il loro rapporto era stato sporcato, reso umiliante dal figlio stesso che non sapeva distinguere tra una donna e una madre e, alla morte del padre, s’era impossessato di lei. La voce di Loriano, lo sguardo, la risata beffarda echeggiavano sinistri per la casa ma ciò che più faceva male era quel contatto fisico che lui sempre cercava pur essendole figlio. Poi qualcuno aveva capito e Loriano era stato portato in una struttura ove recuperare la serenità mentale.
Dopo questo evento, Gina cambia casa per dimenticare il passato, perché, nonostante l’età, ha ancora il desiderio di andare avanti e ogni mattina ripete a se stessa queste parole
“Il giorno è fatto per stare in piedi, per uscire di casa, per incontrare gli esseri umani”
Chi l’incrocia per strada, però, non pare esserle amico. Vede in lei una vecchia strana, un po’ scarmigliata, bizzarra per quello smalto viola che mette ancora sulle unghie; allo stesso tempo, il passo incerto, lo sguardo schivo fanno immaginare un’indole solitaria, poco incline ai rapporti umani.
Non è così, però.
Gina è una creatura ferita e l’unico a starle vicino, ora che ne avrebbe tanto bisogno, è solo Ferro, discreto e silenzioso, amico di ogni giorno. Solo il parroco le dimostra un po’ di solidarietà e le offre un piccolo lavoro come sacrestana mentre gli altri non hanno riguardi nei suoi confronti. Gina dovrà ancora misurarsi con il mondo, con chi non le vuol rinnovare il contratto d’affitto, con chi la tratta con sprezzo e superiorità.
La storia prosegue tra giornate non facili e ci mostra un quadro di vita estremamente toccante. Tanti sono i temi attorno cui ruota il romanzo: la vecchiaia, la malattia, la solitudine, la ricerca di quell’affetto che manca. Quel che si evince è la forza che sprigiona da Ruggine, un’anziana come tante, piegata nel corpo ma forte nell’anima , sempre pronta a rialzarsi, mai disperata. Per ultimo c’è anche quella generosità che è l’opposto della chiusura che gli altri vedono in lei e a lei dimostrano. Gina sarà capace d’un gesto grande, per i lettori, inaspettato.
Il romanzo è notevole: scritto in un italiano fluido, con qualche inciso toscano, è assolutamente coinvolgente ed emozionante. Scuote e risveglia i nostri animi assopiti, intorpiditi, descrivendoci un periodo naturale della nostra vita attraverso cui tutti dobbiamo passare ma nei confronti del quale, fino a che ad esso non giungiamo, ci mostriamo restii e reticenti. Tanti tratti umani, nel Bene e nel Male, pervadono l’intera storia e la fanno assurgere ad opera narrativa che pienamente merita d’esser letta.
Ruggine
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