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Recensioni di libri

Ritratti di Praga di John Banville

Guanda, 2005 - John Banville narra una Praga misteriosa e intrigante, dal suo primo incontro con la città negli anni più bui fino ai viaggi più recenti, annotando e ricordando come i cambiamenti politici e di costume abbiano inciso sul fascino della Città d’Oro.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 02-09-2013

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Ritratti di Praga

Ritratti di Praga

  • Autore: John Banville
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Guanda

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Che l’autore John Banville sia uno dei miei scrittori preferiti e che abbia anche scritto un libro su Praga, una delle città europee più belle (un piccolo sogno da realizzare), rende il tutto per me un irresistibile connubio. L’autore irlandese è un appassionato della cultura mitteleuropea: amico del drammaturgo Vaclav Havel, di Hrabal e di Claudio Magris, racconta una Praga non certo per turisti ed è questo ciò che più mi è piaciuto.

“Questo libro non è una guida turistica, né è stato concepito come tale. Che cosa sia esattamente è più difficile dirlo. Una manciata di ricordi, variazioni sul tema. Le città esercitano un forte, strano fascino, e nessun fascino è più strano o più forte dell’attrazione esercitata sul cuore del viaggiatore sopraffatto dalla nostalgia della città che si è lasciata alle spalle.“

John Banville narra una Praga misteriosa e intrigante, dal suo primo incontro con la città negli anni più bui fino ai viaggi più recenti, annotando e ricordando come i cambiamenti politici e di costume abbiano inciso sul fascino della Città d’Oro.

Ritratti di Praga non è il solo ritratto della città, bensì, ne racchiude vari: ritratti storici, culturali e personali. Narra di una città malinconica e ricca di storia, preziosa nei suoi monumenti che l’hanno resa magica fino a essere una delle capitali europee più visitate negli ultimi decenni. Il racconto di Banville parte da lontano, una città che nel corso dei secoli è stata conquistata e depredata, arrivando poi agli anni del Comunismo, alla Rivoluzione di velluto, fino ad oggi, agli anni della libertà. Ogni luogo ha un suo fascino: piazza Venceslao, il Castello di Vysehrad, o il ponte Carlo, con le sue statue barocche volute dai Gesuiti. La nebbia che lo avvolge gli riporta alla memoria l’astronomo matematico Keplero quando, una mattina del 1600, all’alba, su di una chiatta arrivò sotto il ponte, per recarsi ad offrire all’imperatore Rodolfo II le sue prime copie delle Tabulae rudolphinae. Quando percorre Vicolo d’oro, ricorda il regno degli orafi che invano tentarono di convertire il ferro in oro; quando calpestando la neve nella stradina secondaria dove vivevano i tanti alchimisti, che con i loro laboratori alimentarono le leggende di magie e delle nuove scienze (l’elisir di lunga vita), l’autore va al ricordo dell’inverno del 1916 quando Kafka uscì dalla sua casa con sottobraccio un manoscritto. Una vera magia! Una città arcana, scrive Banville, narrando come il rabbino Loew abbia dato vita al leggendario Golem per difendere gli ebrei dalle persecuzioni. Così come il famoso Caffè Letterario Slavia, dove un tempo si riuniva la Praga letteraria e dove l’impiegato Kafka amava fermarsi a bere il caffè. Nessuno avrebbe mai saputo dell’esistenza di Franz Kafka, se non fosse stato celebrato e commemorato nel 1963,

“Prima delle celebrazioni, ufficialmente Kafka era un emerito signor nessuno nello Stato cecoslovacco. I comunisti non si limitavano a eliminare le sue opere, ma facevano come se tali scritti e il loro autore non fossero mai esistiti. “

La forza della letteratura ceca è stata proprio aver avuto scrittori come Kafka, Hrabal, Ajvaz, Kundera, che non solo sono sopravvissuti al comunismo ma hanno, come sottolinea John Banville, trionfato. L’autore sottolinea, infine, con amarezza ciò che oggi è la città con il suo turismo di massa: la vecchia Praga malinconica, segreta, tormentata, che è riuscita a sopravvivere a tutto e a tutti ha finito col soccombere, nel suo ritorno alla libertà, ad orde di turisti che bivaccano nei luoghi storici fra i McDonald’s e le birrerie. Visitare e passeggiare oggi sul ponte Carlo, che un tempo non troppo lontano, per Heidegger riuniva a suo modo terra e cielo, significa porsi in una ressa di turisti che poco possono cogliere questa eredità.

Il libro Ritratti di Praga è pervaso di un’anima romantica, un tributo d’amore dell’autore alla sua città prediletta e, nell’affiorare dai silenzi e dai segreti, ci conquista come solo sa fare una bella donna dai suoi mille volti. John Banville, più volte candidato al Nobel, nel 2011 ha ricevuto il prestigioso premio Franz Kafka for Literature. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno, dal 2001, ad un autore per il suo impegno letterario.

“In un deserto pomeriggio estivo in cui non si scorgeva anima viva nelle quattro direzioni, mi sentii improvvisamente felice, senza altra ragione al mondo che quella di essere vivo, a Praga, per qualche attimo libero da me stesso e di sentire che quell’istante era prezioso perché non si sarebbe mai più ripetuto. “


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ritratti di Praga

  • Altri libri di John Banville
Il dubbio del killer
La notte di Keplero
Le ospiti segrete
La spiegazione dei fatti

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