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Recensioni di libri

Quitaly di Quit the doner

Un ritratto irriverente e spietato dei nostri giorni che, in un velo di leggerezza, non risparmia stoccate ai protagonisti della politica e della società italiana attuale.

Simone Casavecchia
Simone Casavecchia Pubblicato il 25-08-2014

6

Quitaly

Quitaly

  • Autore: Quit the doner
  • Genere: Politica ed economia
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2014

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Giovane, cinico e dallo sguardo profondamente e lucidamente analitico sulla realtà dei nostri giorni: anche se scrive sotto pseudonimo, Quit the doner ha un tratto inconfondibile a cui ci aveva già abituati con gli articoli del suo caustico blog ospitato da Linkiesta. Un tratto che viene totalmente riconfermato nel suo primo libro dato alle stampe, Quitaly. L’Italia come non la raccontereste ai vostri figli (Indiana Editore),una raccolta delle migliori inchieste che il blogger a realizzato non solo per Linkiesta ma anche per Vice Italia.

In copertina un’illustrazione estatica di Gipi: un giovane di spalle, sospeso a mezz’aria, che guarda la nostra penisola, un riassunto fedele di quello che è il libro, una raccolta agile, irriverente e spietata di molti viaggi da Gallipoli a Bolzano, passando per Bologna e anche per Canossa. Diverse le tappe, non sempre così istituzionali e scontate, in cui scorre la vita italiana degli anni zero con i suoi strambi protagonisti: si va dagli alpini ai gomblottisti, dai modaioli agli alternativi, dai creativi stagionati e un po’ depressi a quelli più aggiornati e arrivisti, con alcuni eloquenti fuoribordo in località sperdute che con miscele inusitate di tradizione popolare e memoria storia dicono quel che ancora rimane di nobile nel Belpaese.

L’ironia, utilizzata come machete, la fa da padrona e non risparmia proprio nessuno dei protagonisti della nostra società: sapienti stoccate sono riservate a Paolo Fox come a Gianni Cuperlo, passando per Vasco Brondi e Christian Raimo. Ma il cinismo, per quanto sapientemente distillato, è solo un guanto che ricopre una critica ben più profonda e articolata, quella di un filosofo metropolitano che con sguardo limpido smaschera le derive italiane.

Un posto d’eccezione è riservato alla politica e ai giovani. Nel primo caso troviamo una critica diffusa e diluita delle incapacità del PD, prigioniero della sua incomunicabilità radical chic, e una tagliente descrizione del declino del berlusconismo, evidente nella manifestazione di Piazza del Popolo, a Roma, nel marzo dell’anno scorso. Il capitolo forse più sistematico del libro è, invece, dedicato a un’anatomia del M5S, come fenomeno totalitario, un tema già affrontato da Quit the doner nel suo blog, che gli è valso la scomunica di Grillo. A proposito della democrazia e della sua involuzione digitale, ad esempio:

“Il problema però si pone in misura ancor maggiore per quegli argomenti in cui la soluzione non è di natura scientifica ma riguarda invece le scelte del libero agire umano. Quel campo di sapere che Aristotele chiamava Phronesis. Qui una soluzione oggettivamente giusta non esiste, siamo nel campo del perpetuo divenire, del confronto tra esseri umani, del ribaltamento continuo, dell’equilibrio precario. Questo tipo di verità ha sempre il carattere dell’accordo, dura pochissimo ed è il frutto transitorio di una contrattazione inarrestabile.
Grillo invece ritiene che la verità possa essere individuata in fretta, con precisione e in maniera rigorosa e universale e che una volta trovata (tramite internet) debba essere imposta a tutti.
Che è esattamente quello che hanno sempre inseguito i sistemi totalitari”

E poi i giovani che subiscono in pieno l’Italia, ci si adattano e si anestetizzano: quelli che hanno un datore di lavoro che spiega “a un ventenne con la reflex che non lo pagherà, perché fare foto dovrebbe essere un piacere”; quelli che fanno la vita dei “giovani creativi squattrinati che parlano di design accessibile fino a quando qualche azienda non gli commissiona del design per ricchi”; ma anche quelli che d’estate si riuniscono a Gallipoli per ballare 24h con gli occhiali a specchio addosso, dove

“ognuno può avere l’illusione di essere protagonista attivo. È la società dello spettacolo individualizzata, dove lo spettacolo è diventato perpetuo, ubiquo e producibile privatamente da chiunque. I filosofi avranno ucciso Dio ma le shampiste con l’iPhone l’hanno risuscitato sotto forma di pixel colorati che possiamo commentare con la scritta «Mi ti farei»”

Chiusa d’eccezione con un piccolo racconto a tinte noir, dove viene commissionato l’omicidio del suo migliore amico in cambio di un bel pacco di soldi. Va a finire a tarallucci e vino ma ovviamente con altre, eloquenti, riflessioni sulla repubblica fondata sullo stage:

“Va di moda la barba e tutti si fanno la barba, gli occhiali con le montature pesanti e tutti con le montature pesanti. Il costo dell’originalità oggi è l’omologazione. Il presente svuota di contenuti la vita umana”.

Quitaly è un libro che vi farà ridere di gusto ma anche riflettere a fondo, un viaggio che scorre veloce e tratteggia un Paese fatto di imbarazzanti chiaroscuri, una doccia fredda che in un’estate recessiva si rivela davvero indispensabile.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quitaly

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