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Recensioni di libri

Pura invenzione. 12 variazioni su "Frankenstein" di Mary Shelley di Lisa Ginzburg

Marsilio, 2018 - Lisa Ginzburg che ammette sin dall’incipit di non amare i racconti dell’orrore, né le storie di fantasmi, e tantomeno i romanzi gotici e si confronta con Mary Shelley che in una villa sul lago di Lemano, quasi per sfida consegna alla storia letteraria quella che diverrà la Creatura per antonomasia.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 19-09-2018

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Pura invenzione. 12 variazioni su "Frankenstein" di Mary Shelley

Pura invenzione. 12 variazioni su "Frankenstein" di Mary Shelley

  • Autore: Lisa Ginzburg
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Marsilio
  • Anno di pubblicazione: 2018

Da una lettura a una vita: gli scrittori italiani raccontano del mondo e di sé partendo da un libro.

Così si spiega la nascita di una collana pregevole: “Passa Parola” di Marsilio. Scritture e scrittori in relazione biunivoca. I classici della letteratura (re)inquadrati sotto luci di incidenza critica e personali. Con diverse, ampie, divagazioni: sul mondo e su di sé. Appunto. I primi titoli che inaugurano la collana coinvolgono Michela Murgia alle prese con “Le nebbie di Avalon”; Alessandro Giammei con “Il grande Gatsby”; e Lisa Ginzburg che rilegge “Frankenstein” in un saggetto smilzo quanto denso (“Pura invenzione. 12 variazioni su Frankenstein di Mary Shelley”). È su quest’ultimo che mi soffermerò, a partire dal sorprendente rispecchiamento della Ginzburg nella Shelley. Due destini, in effetti, assimilabili, a partire dall’estrazione familiare: entrambe figlie di intellettuali, entrambe alle prese con l’arduo affrancamento dalla figura paterna (le pagine dedicate a Carlo Ginzburg risultano fra le più pregnanti del libro), quasi costrette a individuare una loro strada creativa. (“Il tuo problema” mi disse un amico in un giardino pubblico, a Parigi (…) “è che non hai trovato un tuo tema”, pag. 14).

Un sentire simile, quello di Lisa Ginzburg e Mary Shelley. Soltanto il Mostro le divide (in apparenza?): Lisa che ammette sin dall’incipit di non amare “i racconti dell’orrore, né le storie di fantasmi, e tantomeno i romanzi gotici”; Mary che in una villa sul lago di Lemano, quasi per sfida consegna alla storia letteraria quella che diverrà la Creatura per antonomasia. "Frankenstein o il moderno Prometeo": un occhio al racconto dell’orrore ontologico, uno (involontario?) alla psicanalisi a seguire. Come annota acutamente Lisa Ginzburg, a pag. 32 del suo libro, “Frankenstein” è:

Una storia all’insegna del fallimento. Amori che non hanno modo di sbocciare, amicizie che non fioriscono, bambini uccisi prima ancor di nascere, anime che cercano di elevarsi e non ne trovano il modo. Quello di Frankenstein potrebbe prospettarsi come un paesaggio narrativo solo drammatico e deprimente, non fosse che al centro, a prendersi la scena, c’è un rapporto vivo, pulsante di complessità e perciò gravido di sviluppi. Il legame tra Victor Frankenstein e la sua creatura: un incastro che è quanto di più asimmetrico si possa immaginare. Frankenstein rifiuta il Mostro (…) lo considera un aborto. L’altro, da parte sua, non legittima Frankenstein nella sua funzione di demiurgo/padre. Da poco è venuto al mondo, e già eccolo ostile, il Mostro. (pag. 32).

Provando a declinare questa lettura, il “Frankenstein” di Mary Shelley è assumibile anche (soprattutto) come romanzo sull’amore "asimmetrico" tra un padre e un figlio (creatore/creatura). Una relazione discrasica restituita da Lisa Ginzburg nella forma puntuale e trasversale che le appartiene. In quanto, anzi tutto, biografa di se stessa. Per interposti generi (romanzi e saggi) e personaggi.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pura invenzione. 12 variazioni su "Frankenstein" di Mary Shelley

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