Primavera da cani
- Autore: Patrick Modiano
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Patrick Modiano ritirerà oggi, 10 dicembre, a Stoccolma il Premio Nobel per la Letteratura 2014 a circa due mesi dall’assegnazione del prestigioso riconoscimento da parte dell’Accademia di Svezia “per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inesplicabili e scoperto il mondo della vita nel tempo dell’occupazione”.
A Parigi nel 1964, un uomo è seduto in un caffè della Place Denfert-Rochereau, accanto a lui una macchina fotografica Rolleiflex. Di fronte si trovano accomodati a un tavolino un ragazzo e una giovane, Francis Jansen con gesti rapidi e noncuranti comincia a scattare fotografie ai due sconosciuti.
È il fulminante inizio di Primavera da cani, romanzo breve dell’autore francese, dedicato alla moglie Dominique, nel quale viene descritto l’incontro tra lo io narrante, lo stesso Patrick Modiano, la sua amica e il fotografo Francis Jansen incaricato da una rivista americana di fare un reportage sulla gioventù parigina. I due giovani invitati da Jansen, amico del grande fotoreporter ungherese Robert Capa, lo accompagnano volentieri nel suo studio, un ambiente scarno illuminato da due foto appese al muro. Lo scatto più grande ritrae una donna, una certa Colette Laurent, sull’altra foto due uomini e un giovane Jansen seduto accanto a Capa a Berlino nel 1945. Come amava ripetere spesso Jansen, quella era proprio una primavera da cani.
Il ricordo di quest’uomo di talento torna a ossessionare Modiano trent’anni dopo il fatidico incontro, Primavera da cani, che fa parte con Riduzioni di pena e Fiori di rovina di una trilogia autobiografica, diventa così un’indagine nella memoria sullo sfondo di una Parigi visionaria e surreale.
È quindi Parigi, capitale francese evocata e descritta con dovizia di particolari, la protagonista di quasi tutti i trenta romanzi dell’autore che hanno spesso come teatro l’occupazione nazista e la II Guerra Mondiale, perché per lo scrittore tutto si riconduce ai suoi genitori. Il padre Albert Modiano, ebreo francese di origine italiana arrestato nel 1943, riuscì a sfuggire alla deportazione grazie a potenti amicizie collaborazioniste, la madre Louisa Colpijn “una bella donna dal cuore duro”, attrice belga di etnia fiamminga. Un’infanzia difficile è stata quella di Patrick, trascorsa in vari collegi e segnata dalla morte del fratellino Rudy, avvenuta a soli dieci anni.
Lo scrittore e sceneggiatore francese uno dei più grandi e amati del suo paese, nato nel 1945, pone al centro dei suoi lavori i temi ricorrenti della memoria, l’identità e la colpa. Quasi un’ossessione il continuo tornare al periodo antecedente alla sua nascita nel tentativo di sbrogliare conflitti irrisolti.
Patrick Modiano, che ha dedicato il Premio Nobel per la Letteratura vinto al nipotino che vive in Svezia, ha appreso dalla figlia di essere il quindicesimo scrittore di lingua francese premiato con il Nobel in oltre un secolo (con Modiano la Francia diventa il Paese con più Nobel per la Letteratura), mentre si trovava a passeggio vicino ai Giardini del Lussemburgo. Sembra quasi di vedere Modiano mentre passeggia per la sua seducente e amata città per metabolizzare ciò che è appena avvenuto.
“Allora ho continuato a camminare, per provare a fare l’abitudine a questa idea. C’est bizzarre.”
Leggendo gli affascinanti lavori di Modiano si nutre il desiderio di perdersi fra le pagine e restare imbrigliati nella musica della sua narrazione asciutta e tersa che è il tratto distintivo e inconfondibile. Questo garbato e charmant scrittore candidamente dichiara che “la letteratura può essere un rifugio ed è l’arte che traduce meglio l’angoscia contemporanea dalla quale non si può sfuggire”.
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