Attualità sconcertante quella che Alessio Forgione sa tradurre in pagine intense e commoventi in Giovanissimi (NNE, 2020), romanzo tra i 12 libri candidati al Premio Strega 2020.
Il secondo romanzo di Forgione è ambientato a Napoli, nel rione periferico di Soccavo, da cui il giovanissimo Marocco, che deve il soprannome alla pelle olivastra e ai ricci neri, si allontana solo per le trasferte calcistiche.
Ha quattordici anni, vive solo con suo padre, la madre amata e rimpianta si è allontanata da casa cinque anni prima e non ha più dato notizie di sé. L’assenza della figura materna si trasforma in una quasi presenza, tanto grande è la malinconia che si respira in casa. Marocco ha alcuni amici: tra questi, il sedicenne grande e grosso Lunno, senza apostrofo, è il più vicino.
Marocco a scuola va malissimo, è bravo solo in campo, dove mostra un naturale talento. Accetta la proposta di Lunno di vendere fumo proprio a scuola: con il ricavato dalla vendita delle stecche compreranno un motorino.
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La vita di questi ragazzi è raccontata da Alessio Forgione con grande partecipazione e con indiscussa maestria letteraria. Le giornate di Marocco sono spesso oziose: poca tv, niente libri, unica distrazione sono gli album di Dylan Dog e una grande attrazione per i fantasmi e gli Ufo. La scuola è il luogo dove spacciare, i compagni figure di sfondo non sempre amici; rivalità, invidie, tradimenti sono consueti.
Maria Rosaria, con le sue unghie rosse, piace a Marocco, ma lei gli preferisce Lunno, senza che se lo dicano. Quando entra in scena la cugina di Maria Rosaria, Serena, lui crede di esserne innamorato: con lei comincia una sorta di educazione ai sentimenti e alla sessualità, la porta a casa, le cucina la pasta al pesto, la presenta a suo padre, progetta di seguirla in estate per le vacanze che lei farà con la famiglia in Calabria.
I mesi che scandiscono l’anno scolastico, il primo anno di liceo scientifico che a Marocco non piace proprio (e infatti sarà bocciato), infrangono il sogno del padre, costretto a ripiegare sul solo talento calcistico del ragazzo.
Succedono tante cose gravi nella vita di questi giovanissimi: violenza, bugie, assenza di punti di riferimento, scorciatoie per far soldi... l’illegalità come unica strada aperta e percorribile.
Il rapporto fra Marocco e suo padre cambia nel tempo, dapprima solo impositivo, poi più affettuoso ed empatico. Le ultime pagine del romanzo di Forgione non sono consolatorie e non potrebbero esserlo. I dialoghi, che all’autore riescono in modo efficace, parlano di poche parole spese, poche affermazioni, molti non detti. L’italiano si mescola a forme dialettali, ma senza sforzo, in modo naturale e fluido, e la natura, il paesaggio, il sole caldo, la spiaggia, il vento freddo, "e quando la finestra fu aperta il freddo si concentrò sul viso e lo sentii precisamente negli occhi", si mescolano con i paesaggi interiori del ragazzo.
Molta attenzione nella narrazione si presta ai vestiti, ai capelli, al trucco delle ragazze: i rossetti, gli smalti sono rossi o blu o neri, le magliette aderenti mostrano le bretelle del reggiseno, i giubbini, le maglie, le acconciature dei capelli, il gel.
In un momento importante Marocco decide di essere diventato grande e per questo si fa rasare i capelli: a scuola gli diranno che somiglia a Mussolini, ma lui si sentirà più sicuro.
Il senso di vuoto che le sigarette, il motorino, i soldi facili, lo spaccio, le menzogne raccontate alle persone che ama di più non riescono a colmare è il nucleo narrativo di Giovanissimi di Forgione, che interroga tutti noi su quanto è possibile fare per un’intera generazione di giovani napoletani, ma forse non solo, che interpretano la vita come mancanza di riferimenti, compiendo piccole o grandi violenze, condividendo una profonda solitudine affettiva, protesi su un abisso che sembra impossibile evitare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Strega 2020: il romanzo di Alessio Forgione tra i 12 libri in gara
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