

Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé...
- Autore: Lodovica San Guedoro
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
È di Lodovica San Guedoro “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé...”, edito dalla casa editrice bilingue Felix Krull che ha sede a Monaco di Baviera. Il romanzo, la storia di un innamoramento, risulta piuttosto insolito sia per il tono lieve e delicato con cui viene narrato, sia per le vicende stesse che vedono mescersi l’arcaico e il moderno, il sentimento più elevato e la passionalità più terrena.
La vicenda ha inizio in Germania in un autunno che, grazie alle parole dell’autrice nonché protagonista del romanzo, ben poco ha della stagione malinconica
“Camminavo per un viale alberato. Dai platani cadevano volteggiando le foglie, per terra ce n’era già un lunghissimo tappeto. Mentre rasentavo il recinto di un piccolo giardino, si era sollevata, inattesa e improvvisa, una fragranza di terra umida e di fresca erba tagliata… così viva! Chiudendo gli occhi, avrei potuto credere che fosse primavera...
Era uno dei primi giorni di settembre.
A fare incontrare i nostri occhi e incrociare le nostre parole, ora lo dico, era stato un cane. Quante volte non mi ero già irritata con cani e padroni! Pane quotidiano per me. E anche quella volta non avevo potuto farne a meno. Ero andata in cerca di un testimone con cui sfogare la mia indignazione e la mia pena. Lo facevo spesso, e raramente ne trovavo uno all’altezza. Ma, quella volta, invece, ce n’era uno in piedi contro il muro del Lotto Laden, che avrebbe curiosamente mostrato di comprendere. Era molto giovane, ma non lo notai subito. Nel primo attimo fu solo una figura qualunque della strada. Si stava fabbricando una sigaretta.
Tra noi un abisso di anni, di esperienze, di cultura… Ma Amore, a quanto pare, è il più spericolato, fantastico funambolo e sa saltare i crepacci con grazia…”
Ecco l’incontro tra lei, Lodovica, scrittrice e affascinante donna che ha già toccato la sessantina e lui, Kasim, con ventiquattro anni di meno, immerso in un mondo e in una realtà completamente diversi. A quell’occasione assolutamente casuale, ne faranno seguito molte altre segnate, per la donna, dalla strenua ricerca di un amore romantico, per lui, da passione terrena e sensuale. Tante sono le barriere che li dividono: lei è nata in Italia e vissuta in Germania, lui è d’origine bosniaca, lei è atea e lui mussulmano, lei è colta e raffinata, lui ha letto solo fumetti e poi... l’età e i rispettivi matrimoni. Kasim ha una giovane moglie e un figlio e Lodovica, da decenni, è coniugata con Hans cui è profondamente legata da un affetto che appare però più fraterno che coniugale.
La storia tra Kasim e Lodovica non ha particolari colpi di scena; è invece tenera e delicata e si rivela, pagina dopo pagina, un’opera che verte sul difficile incontro di menti e corpi lontani per origine, cultura e tradizione eppure così attratti l’uno dall’altro.
È lui, per primo, ad essere affascinato da lei che inizialmente è più che titubante. L’allegro ottimismo e la sana voglia di vivere di Kasim riescono però a trascinare la scrittrice, facendole superare molte delle remore che l’affiggono. Non tutto, però, si supera: Lodovica si ostina a voler sublimare questo amore, Kasim vuol congiungersi a lei ma tutto risulta vano e ognuno dei due sembra procede su rotaie parallele che, seppur vicine, non s’incontreranno mai. Eppure il loro sentimento è palese e manifesto ma Kasim, maschio per antonomasia e ancor più per provenienza, vede nella congiunzione fisica l’acme del loro amore mentre Lodovica sottopone l’amato ad altre prove, vuol coinvolgerlo in altri interessi, nella cultura, nella musica, nello studio e così anche lei forza il destino. Mesi d’incontri fatti di “dolci baci e languide carezze” non sfoceranno in qualcosa di più solido che vada a completare un vero rapporto. C’era da immaginarselo perché l’amore è incontro e non contesa fra il prototipo maschile e il tentativo femminile di cambiarlo.
Quando la storia è ormai agli sgoccioli, Lodovica si ritrova affranta e decide così, in un ultimo tentativo, di scrivere di Kasim
“Dal mio cervello accalorato sprizzò un’idea tutt’affatto letteraria per compiere quest’impresa ed essere in grado di governare la situazione: usare il pretesto del racconto o romanzo breve che mi proponevo di scrivere sulla nostra avventura per legarlo daccapo a me, impaniarlo, imprigionarlo e incontrarlo sempre di nuovo. Lo avrei riavvicinato, circuito facendomi raccontare, col pretesto del romanzo, episodi della sua infanzia e della guerra civile…”.
Kasim accetta di raccontare e, così, Lodovica scrive di lui
“Ritornando alla sua infanzia, saltò fuori che le sue origini erano contadine… Dunque proprio – pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé -….”
ma il racconto, il coinvolgimento di due anime in una narrazione non è più sufficiente. Un po’ perché troppo doverosamente legato alla famiglia, un po’ perché disilluso da un amore troppo sublimato, Kasim si allontana. L’amore, per ambedue, non è giunto al culmine e ciò lascia in entrambi un senso d’amarezza e mille domande che non avranno mai risposta. Il romanzo è molto ben scritto e pare, con Lodovica, d’essere quasi tornati al “dolce stil novo”. Molto brava l’autrice che ha cercato di fondere l’amore letterario con quello reale, ne ha raccontato in maniera stilisticamente impeccabile ma, ahimè, ha subito le conseguenze delle proprie scelte.

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